20

3.7K 240 17
                                    

Ed Sheeran, Small Bump

~

Fino ad ora non avevo pensato a quanto tutta questa situazione potesse risultare pesante.

Fino a poco fa avevo una distrazione, qualcosa a cui pensare, a cui potrei dare un nome e un paio di occhi verdi.

Ma, ora che mi trovo seduta accanto a Louis su una vecchia sedia in questa squallida sala d'attesa, in assoluto silenzio, non c'è più niente che possa trattenermi. Non c'è niente ad impedire che la scura ombra del dolore che ho provato in questo stesso luogo solo pochi mesi fa si aggiri ancora una volta dentro di me.

E allora sento riaffiorare quella paura logorante, che aveva bisogno di speranze per placarsi, speranze che nessuno era in grado di darmi e che comunque si sarebbero rivelate vane.

Ripenso a quell'interminabile agonia che è il tempo che trascorre lento e silenzioso, portandosi via mano a mano un po' di speranza.

Ma è quando arriva la parte peggiore che sento l'aria farsi davvero pesante. I ricordi. Ho bisogno di uscire, devo allontanarmi da qui ora.

Ignoro le domande di Louis e prego che non decida di seguirmi mentre mi dirigo verso l'ingresso. All'uscita trovo ad accogliermi un giardino familiare, fiorito e pieno di vita, anche troppa per trovarsi in un ospedale.

Cammino a passo spedito verso il retro dell'edificio, e raggiungo una vecchia panchina, ringraziando che nessuno sia nei paraggi.

E finalmente mi sento libera di lasciarmi andare. Mi concedo che le lacrime mi righino il viso, mentre il groppo che mi si è formato in gola inizia a farmi male, insieme al petto e al cuore.

E, ancora una volta, mi ritrovo a pensare a Edward, e a quanto intensamente io senta la sua mancanza.

*

Quando il telefono squillò dopo tutta quell'attesa, sentivo che qualcosa non andava. I miei genitori tentavano ancora di convincersi che la festa fosse durata più del previsto e che il ritardo di Edward fosse dovuto a quello, ma in fondo sapevano anche loro che li avrebbe avvisati per non farli preoccupare.

Mia madre si precipitò subito al telefono, e non dimenticherò mai come la sua espressione passò dal sollievo alla paura. Se all'inizio della telefonata poneva una serie di domande una dietro l'altra, dopo qualcosa che le dissero dall'altra parte tacque di colpo. La cornetta le cadde di mano, e per un attimo non disse nulla, prima di scoppiare in un pianto isterico ed essere stretta tra le braccia di mio padre, il quale tentava di capire che cosa fosse successo dalle sue frasi a metà, spezzate dai singhiozzi.

"Ha avuto un incidente..." riuscì a dire alla fine. "Edward."

"È in ospedale..."

A quell'affermazione papà, che ora aveva perso la calma al pari della mamma, le ordinò di vestirsi, mentre anche lui faceva lo stesso.

Nel frattempo, anche io andai a prepararmi, rifiutandomi di elaborare le parole della mamma e di lasciare spazio alla paura.

Edward era la persona a cui tenevo di più in assoluto. Era parte della mia famiglia, di lui mi fidavo, sapevo che non mi avrebbe mai e poi mai tradita o fatto del male. Amavo passare del tempo con lui, e ne avrei desiderato molto di più. Lui ne avrebbe meritato molto di più.

Pochi minuti dopo fummo tutti fuori casa, in un auto che papà guidava a una velocità decisamente oltre il limite. Nessuno disse nulla per tutto il tragitto, il silenzio era interrotto soltanto da alcuni sighiozzi sommessi della mamma.

Lost Souls | H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora