Capitolo uno

10.6K 324 84
                                    

Lauren Pov

Quando sono sul palco le emozioni sono triplicate. La mia voce suona per migliaia di persone e le urla che si sollevano dalla folla sommergono i miei pensieri e aumentano il battito cardiaco.
Ero abituata a quella sensazione anzi, ne ero quasi dipendente perché era l'unico appiglio che mi salvava dal turbinio di ricordi che mi investivano ogni volta che calcavo la scena.

Quella sensazione stava dirigendo il mio battito cardiaco anche quella sera, le urla e gli applausi si riverberavano su di me sotto forma di brividi e un sorriso genuino si dipingeva sulle mie labbra ogni volta che intonavo una nota.
Quindi non comprendevo perché sostenere il ritmo del muscolo che batteva nella mia gabbia toracica mi risultava più complicato del solito, come se quella sera avesse assunto una cadenza diversa, più insostenibile.

Quando sta per accadere qualcosa che ti riguarda da vicino ci sono persone capaci di predirlo, in qualche modo. Come se fossero direttamente sincronizzate su una frequenza che anticipa la realtà.

Non ero mai rientrata in questa categoria di persone.
Solitamente gli eventi della mia vita sfuggivano precipitosamente al mio controllo e tutto quello che succedeva mi coinvolgeva solamente una volta accaduto, ma non quella sera.

Percepivo qualcosa di diverso nell'aria, un rinnovamento che non comprendevo appieno.
Colta alla sprovvista da questa sensazione nuova per me, inizia a guardarmi meticolosamente attorno, come se avessi potuto trovare la risposta nelle tre compagne che ballavano al mio fianco, o se fossi stata capace di scorgervi un dettaglio fra le urla del pubblico. Ma non c'era niente di insolito, nessun rumore inusuale, nessun particolare che avvalorasse la mia percezione.

Pensai che fosse stata solo una sensazione passeggera e confusa, un sentimento che mi aveva sfiorato appena e che avevo interpretato erroneamente, ma certe emozioni non le scrolli facilmente di dosso e per quanto cerchi di pretendere che non esistano, esse, continuano ad aleggiare dentro te recriminanti.

Terminai lo show con il sorriso sul volto, ma questa sensazione di pesantezza sul petto. Quando le luci si spensero, le urla si affievolirono e l'adrenalina acquisita sul palco andò lentamente scemando pensai che avrei perso anche quel presentimento, ma non fu così.

Camminai accanto alle altre ragazze, che scherzavano e si complimentavano fra di loro, senza dire una parola.
Riuscivo a percepire solo il mio battito irregolare rimbombare nelle orecchie, il respiro affannato gonfiare il torace ed uscire in un sospiro tedioso.
Portai una mano sul cuore, cercando di calmare i battiti apparentemente impazzati senza ragione.

Ally, che era la più vicina a me, notò il mutamento di colore sulle mie guance che, seppur colorate da uno strato massiccio di cipria purpurea, sbiancarono visibilmente.
La donna al mio fianco poggiò una mano sulla mia spalla e inclinò la testa, domandandomi qualcosa che non riuscii a captare nonostante l'estrema vicinanza.

Raggiungemmo il nostro camerino, dove ad aspettarci trovammo inaspettatamente il nostro manager.
Un sorriso misterioso contornava le sue labbra, le mani giunte davanti a se e le spalle drizzate in un gesto che ostentava malizia.
Ci scambiammo occhiate fugaci, interrogative, mentre l'uomo stagliato di fronte alla porta prese parola.

«Ragazze! Innanzitutto complimenti per lo show.» Doveva farsi perdonare qualcosa, qualcosa di estremamente grave, perché non si scomodava mai di porci i suoi sinceri elogi.

«Normale amministrazione.» Rispose Dinah per conto di tutte noi. Rick scoppiò in una fragorosa risata, decisamente forzata e per niente naturale.
Doveva essere davvero grave.

Go back in timeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora