Capitolo tre

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Lauren Pov

Avevo passato una nottata terribile. Mi ero girata e rigirata nella mia cuccetta, mentre le voci di Dinah e Camila avevano sollecitato la mia attenzione. Erano rimaste in piedi fino a notte inoltrata, mentre Ally e Normani erano andate a dormire attorno a mezzanotte.

Quest'ultima aveva tirato la tendina della mia cuccetta e si era fermata a parlare per qualche minuto, appoggiando i gomiti contro il materasso e la testa sopra le mani giunte davanti a lei.

«Come stai?» Chiese, storcendo subito dopo la bocca come se si fosse accorta di quanto stupida risultasse la domanda.

Mi limitai a scrollare le spalle e mantenere lo sguardo fisso verso l'alto, dove avevo inciso delle citazioni con il pennarello indelebile.
Una delle mie preferite recitava: The moon will always be a mystery for the sun.

Era una frase che sentivo mia, perché era appartenuta a me e Camila.
Lei era sempre stata la mia Luna, io il suo Sole.

Dentro ad un cassetto, nascosto sotto le magliette, tenevo una scatola nella quale tenevo diverse cianfrusaglie; souvenir collezionati dai diversi paesi del Mondo. Assieme ad esse c'era anche la collana con il simbolo del sole che mi aveva regalato Camila tempo fa. Mi domandavo se lei conservasse quella della Luna...

«So che voi eravate migliori amiche, che quando se ne è andata ti ha spezzato il cuore...» Iniziò Normani, suonando malinconica e incoraggiante allo stesso tempo, ma la fermai prima che potesse continuare.

«Oh per favore Mani.» Virai lo sguardo verso di lei in maniera sinistra e mantenni il tono basso per non essere udita dalle due persone ancora sveglie nell'altra stanza
«Sappiamo entrambe che eravamo molto più di migliori amiche.» Accentuai le ultime due parole, enfatizzando il significato implicito con l'uso figurato delle virgolette.

Normani annuì flebilmente, abbassando lo sguardo con fare consapevole, assumendosi la responsabilità della eccessiva leggerezza con la quale aveva definito il nostro rapporto.

Mi dava fastidio quando le persone ci chiamavano migliori amiche, so che Normani non l'aveva fatto di proposito; lei si era semplicemente adeguata agli ordini impartiti dal management.
Però, mi creava fastidio quella etichetta che ci avevano affibbiato, perché io e Camila eravamo state molto di più anche se non l'avevamo mai
ammesso di fronte alle telecamere non significava che le camren non fossero mai esistite.
Definirci migliori amiche era un termine riduttivo, quasi cattivo - o aggressivo- nei confronti del reale rapporto che era intercorso fra noi.

«Scusa.» Si affrettò ad aggiungere per solerzia.
Placai il suo animo, minimizzando con un vago gesto della mano e tornai a fissare la scritta incisa sopra la mia testa.

«Comunque Lauren, non siamo più ragazzine e non credo di doverci girare troppo attorno.» Trasse in conclusione, allungando la mano verso la mia che era poggiata sulla pancia.
La lasciai fare, ma non mi mossi di un centimetro; continuai a leggere la frase ripetendola fino alla noia nella mia mente, conoscendo solo io le sfumature che essa simboleggiava.

«Se hai bisogno di qualcosa, se non ce la fai a sostenere il peso del riavvicinamento con Camila... Insomma in qualsiasi caso mi troverai qui.» Scosse la mia mano energicamente, spingendo in avanti in collo per raggiungere la traiettoria del mio sguardo che non accennava a volgersi nella sua direzione.

«Ti ringrazio Mani.» Sospirai, davvero riconoscente e grata per l'amicizia instauratevi negli ultimi tempi con la ragazza.

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