Capitolo ventiquattro

4.4K 282 157
                                    

Lauren pov

Mentre passavo dal corridoio, sentii una musica provenire dalla sala comfort.  Mi avvicinai cautamente alla stanza.

Camila era seduta su un divanetto, una gamba penzolava al lato, mentre l'altra era piegata e le mani tenevano la caviglia. Davanti a lei sedeva una bambina, impugnava la chitarra della corvina e la stava strimpellando, mentre Camila tentava di istruirla su come far suonare le corde e non gracchiare.

«Ho perso il segno.» Disse la bambina, ricollocando il dito sul pentagramma davanti a lei per ritrovare la nota perduta.

«Eravamo... qui.» L'indice di Camila si posò sulla carta, la quale si affossò leggermente verso il basso sotto la pressione del dito.

La bambina strizzò gli occhi per identificare la nota e, quando la decifrò, riprese a strimpellare lo strumento facendo aggrottare le sopracciglia a Camila per il rumore che provocava.

Mi appoggiai allo stipite e osservai la scena indisturbata.

«Hai imparato un nuovo accordo.» Sentenziò Camila, appoggiandosi allo stipite della porta abbraccia incrociate.

«Le mie dita sono diventate callose a forza di provarci, ma ne è valsa la pena.» Risposi ammiccando, spostando la chitarra verso la fine del letto per fare spazio a Camila accanto a me.

«Lo so, ma stai diventando sempre più brava.» Si accucciò di fianco a me, alzai un braccio per permetterle di riposare la testa sul mio petto. I suoi capelli erano ancora bagnati ed emanavano il profumo dello shampoo appena versato.

«Adoro la perseveranza che mostri per ogni cosa.» Disse, piluccando il maglione di lana che indossavo «Sai, tu non ti arrendi al primo ostacolo, ma anzi lo usi come incentivo per migliorati. È anche per questo che ti amo.» Baciò il mio collo, immergendo subito dopo la testa nel mio petto. Aumentai la pressione sul suo fianco, stringendola più vicina possibile.

«Sei tu che mi dai la forza. Mi fai desiderare di essere qualcuno di migliore.» Ammisi, accarezzando i suoi capelli grondanti nei quali le mie dita si impigliavano ad ogni nodo ancora non disciolto.

«Non devi.» Alzò la testa su di me. I suoi occhi assunsero una sfumatura diversa sotto i raggi flebile del sole «Non devi migliorare in niente.» Corrugò la fronte, storcendo le labbra in maniera strana quanto adorabile.

«Solo perché tu mi vedi "perfetta" non vuol dire che lo sia.» Dichiarai sinceramente, prendendo il suo mento fra due dita. Le abbassai leggermente la testa, per poterle baciare le labbra.

«Hai ragione.» Asserì con un mezzo sorriso «Lo sarai quando imparerai a suonare la chitarra.» Rise, coinvolgendo anche me.

Mi lasciai andare ad una piccola risata che interruppe la scena che mi si prospettava davanti.
La bambina si voltò verso di me sorpresa, un po' in imbarazzo scoprendo di non essere sola nella stanza. Bofonchiai qualcosa di incomprensibile, muovendo le spalle in avanti per sistemare la giacca di pelle su di esse e scrollarmi di dosso la vergogna di essere stata scoperta.

«Sc-scusate non volevo.. non volevo interrompervi.» Mi affrettai a dire, mangiandomi metà parole.

La bambina passò il dito sulla corda, facendola vibrare leggermente e una nota sconnessa risuonò flebilmente nella stanza. Camila inspirò, gonfiò il petto e poi mi fece segno di avvicinarmi, rilasciando andare il respiro che aveva trattenuto.

Go back in timeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora