Capitolo quattro

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Camila pov

Tornammo sul pullman assieme.
Era molto tardi, perciò non sarei dovuto rimanere sorpresa di trovare Lauren già a letto, ma sapevo che non si trattava di stanchezza: si stava nascondendo nella sua cuccetta per evitare di incontrarmi.

Ally, Normani e Dinah fecero finta di niente, ma non sembrarono nascondere quel disagio che ci sopraffà quando tentiamo di fingere che i comportamenti altrui non ci meraviglino.
Era come se fosse tutto normale; nessuno fece caso alla sua assenza.
Mi domandai se Lauren fosse consona ad alienarsi ai consorzi delle ragazze.
L'idea di lei che disertava le cene o si estraniava dai festeggiamenti dopo un concerto, mi rattristava.

Quando io ero ancora in circolazione, Lauren non si perdeva mai gli "after-party" fra noi ragazze.
Ci rannicchiavamo sul divano.
Dinah si sistemava contro il bracciolo, facendo penzolare la testa sullo schienale. Ally e Normani si stravaccavano sulle poltrone.
Io di solito mi accasciavo contro il petto di Lauren, lei stringeva le mani attorno alla mia vita e mi attirava a se, incastrandomi in mezzo alle sue gambe cosicché potessi poggiare la testa sulla sua spalla e lei il mento sul mio capo.

Come durante il giorno del mio compleanno...


«Buon sedicesimo compleanno Camz!» Urlò Lauren porgendomi la torta con le candeline accese sopra. Espressi un desiderio, presi un bel respiro e soffiai.

Le ragazze applaudirono e suonarono delle piccole trombette che avevano acquistato in qualche negozio in città. Lauren poggiò la torta sul tavolo e mi abbracciò di slancio, immergendo la testa nei miei capelli.

Lei era il mio desiderio.

Avevo espressamente chiesto di avere un momento da sola con lei, niente di esagerato, niente di eccezionale. Solo un momento di pace nel quale potevo guardarla negli occhi senza essere interrotta dalle frecciatine delle altre ragazze.

Quella sera, quando tutte andarono a dormire, io e Lauren restammo alzate più del previsto. Ci eravamo accomodate sul divano, la testa immersa nel suo petto, ma lo sguardo rivolto verso il suo.

«Ti sei divertita?» Chiese, accarezzando i miei capelli dalla radice fino alle punte.

«Molto.» Annuii soddisfatta. Lauren mi lasciò un bacio sulla fronte e le mie labbra si incresparono spontaneamente in un sorriso amorevole.

Era la mia migliore amica, lo era sempre stata. Credo fosse per questo che ogni volta che mi afferrava la mano, che mi sfiorava i fianchi, che mi baciava la fronte come aveva appena fatto dei brividi percorrevano il mio corpo, scuotendolo come una foglia al vento. Ma allora perché avevo sempre più voglia di baciarla?


Un rumore metallico mi riportò alla realtà, interrompendo uno dei ricordi più dolci che custodivo gelosamente.
Non aprivo mai quella scatola, perché una volta sollevato il coperchio le emozioni turbinavano dentro di me, avendo ancora il potere di scombussolarmi, rigenerare le idee, governare i miei sentimenti.
Faceva troppo male frugare tra quei ricordi, mi rammentava che non avrei avuto più un amore così grande per nessuno, perché ormai avevo dato tutta me stessa a lei.

«Ti va?» Domandò Dinah, porgendoti un cucchiaio e scuotendo il barattolo del gelato di fronte ai miei occhi. Ally e Normani avevano raggiunto le loro cuccette e ora eravamo rimaste solo io e la polinesiana.

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