Capitolo quarantadue

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Camila pov

La luce entrava fioca attraverso la finestra, un venticello fresco ondeggiava fra le pieghe della tenda, il profumo della città marina risaltava nella stanza e il sole risplendeva sulle lenzuola, illuminando l'ambiente.

«Lo so che devi, ma non voglio.» Mormorai contrariata.

Giocavo spensieratamente con le sue dita, poggiata sul suo petto trasudato per colpa dei miei capelli ormai attaccati alla sua pelle.

«Camz.» Sentii il suo mento premere contro la mia testa e capii che mi stava cercando con lo sguardo, ma continuai insofferentemente a fissare le sue dita.

«Non c'è niente da temere.» La sua voce fu attutita dalla massa dei miei capelli, ma mi limitai comunque ad annuire, non del tutto convinta.

Lauren, che teneva le braccia avvinghiate alla mia vita, mi fece voltare su un fianco, assumendo la stessa posizione e inchiodò i suoi occhi ai miei, sorridendo flebilmente.

«Di che cosa hai paura?» Sibilò ad un centimetro dalle mie labbra, talmente vicina che sfiorare il sapore di un bacio.

«Non lo so...» Mentii, abbassando lo sguardo.

Lauren ricercò forzatamente il contatto visivo, inclinando la testa verso la mia traiettoria. Con la punta del naso sfiorò dolcemente i miei lineamenti, alzando nuovamente la mia testa verso l'alto.

«Dimmelo.» Sussurrò autoritaria una volta che i nostri occhi tornarono l'uno dentro l'altro.

Sospirai, appoggiando la guancia contro il cuscino per stabilire una certa distanza che mi aiutò a pensare lucidamente. Farmi baciare dal suo respiro era sempre sinonimo di perdita temporanea della ragione.

«Ho paura che tu ti accorga della verità...» Dichiarai a bassa voce, indecisa se proseguire o meno.

Lauren mugolò in risposta, spronandomi ad approfondire un discorso apparentemente generico.

Portai la sua mano alle mie labbra, baciai il suo indice e poi lasciai che essa riposasse contro la mia guancia.

«Ho paura che tu veda che lei è migliore di me.» Un sussurro quasi inesistente, ma abbastanza vivo da essere accolto.

Le sopracciglia di Lauren si unirono, gli occhi assunsero un'aria sconsolata, forse compassionevole e le labbra si schiusero leggermente. La mano posata sul mio volto adesso carezzava la pelle con il pollice.

«Questo non è possibile.» Sentenziò risoluta, alzando gli angoli della bocca in un sorriso rassicurante.

«Certo che lo è!» Risposi ad alta voce, issandomi sul gomito. Feci ciondolare la testa sul palmo e restai a guardarla distesa sul cuscino sotto di me «Lauren, non sono un'ipocrita e so che Lucy è sempre stata migliore di me.» Sospirai. Mio malgrado ciò che stavo dicendo era la verità.

«So che lei non ti ha mai tradita...» Ebbe un sussulto, un respiro più smorzato che mi ricondusse al suo dolore. Cambiai velocemente argomento.

«So che ti ama, che ha sacrificato molto per stare con te. È una bella ragazza, simpatica, intelligente... È migliore di me.» Confessai a capo basso, seguendo le sfumature del suo sguardo.

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