Capitolo dieci

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Camila pov

«Svegliatevi. Dinah, Mila.» Sbattei pesantemente le palpebre. Gli oggetti attorno a me apparvero sfocati fin quando riacquistai un'immagine vivida e riuscii a distinguere Normani davanti a me.

«Ma.. ma che ora sono?» Chiesi, controllando l'orologio appeso alla parete. Erano appena le sei di mattina. Perché diamine ci aveva svegliate così presto?

«Scusate, ma dovete alzarvi. Adesso.» Ci intimò, togliendoci le coperte di dosso tutto in un colpo. Dinah si lamentò mugolando e immerse nuovamente la faccia nello schienale del divano per nascondersi dal sole che entrava impertinente dalle finestre.

Un brivido di freddo mi percosse subitamente. Una sensazione spiacevole di umidità appiccicava la mia pelle.
Mi accorsi che stavo ancora indossando gli abiti della sera precedente che non erano solo bagnati, ma sprigionavano anche un cattivo odore.

«Mila...» Iniziò Mani, guardandomi sconcertata.

Mi alzai dal divano, facendo forza sulle braccia indolenzite per la posizione assunta durante il sonno. Annuii, come per affermare che ero consapevole di essere fradicia.

«Vado a farmi una doccia.» Sentenziai biasciando.

Raccolsi le prime cose che mi capitarono fra le mani e mi diressi verso il bagno, barcollando leggermente, ancora intontita dal sonno pesante nel quale ero ricaduta dopo frequenti notti insonne.

La mia mano scattò sulla maniglia del bagno, ma venni fermata da una voce rauca alle mie spalle.

«Ehi, stai.. stai bene?» Domandò timidamente. Respirai profondamente, prima di voltarmi verso di lei pretendendo che andasse tutto bene.

«Tutto ok.» Sorrisi con disinvoltura, abbassando la maniglia per entrare nella stanza alle mie spalle, ma Lauren avanzò un passo avanti per impedirmi di andarmene.

«Hai dormito con quei vestiti?» Mi additò, poi portando le braccia conserte.

«A quanto pare.» Risposi con tono piatto. Non avevo intenzione di mostrarmi debole davanti a lei, tanto era chiaro che non le importasse niente di me.

Lauren spostò il peso dalla punta dei piedi ai talloni, mantenendo lo sguardo fisso sul pavimento. I capelli scomposti le ricadevano sul volto, le guance purpuree e le labbra schiuse, leggermente tumide. La maglietta nera le fasciava il corpo, mettendo in risalto i suoi addominali scolpiti e i pantaloncini grigi lasciavano scoperte le sue gambe.
Aveva l'aria stanca, l'aspetto disordinato, il volto accaldato... Mi sembrava evidente ciò che era successo la notte precedente.

Portai istintivamente una mano sulla pancia, sentii la nausea aggredirmi nuovamente e coniati di vomito uscirmi involontariamente.
Lo sguardo di Lauren si incupì, si affrettò a venire verso di me, ma prima che potesse raggiungermi ero già entrata nel bagno e mi ero piegata a terra, contro il wc.

«Cazzo.» Imprecò. Si inginocchiò accanto a me e raccolse i miei capelli in un pugno, liberando il volto dalle ciocche.

Con l'altra mano abbracciò le mie spalle e mi strinse più vicina, facendo combaciare la mia schiena contro il suo petto.

È andata a letto insieme a lei. L'ha scopata mentre io ero qui. Mi ripetevo e di nuovo coniati di vomito mi assalivano.

Cercai di divincolarmi dalla sua presa che invece di aiutarmi mi stava solo destabilizzando.
Lauren fece maggiore pressione sulla mia spalla, impedendomi di liberarmi per la debolezza che contaminava le mie forze.

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