Capitolo sessantadue

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Camila pov

La Luna culminò in cielo e dalle labbra di Lauren scivolò lentamente la frase.

«Devo chiederti una cosa.»

Il mio battito, che prima seguiva l'andatura lenta delle onde, confondendosi al rumore spumeggiante, adesso aveva preso a scalpitare forte contro la cassa toracica ed ebbi il sentore che ora fosse l'immensa distesa blu a incresparsi a seconda del mio ritmo cardiaco.

Non a caso si era sollevato un po' di vento, riscuotendo i granelli di sabbia che finivano fastidiosamente sul volto e le onde avevano preso ad agitarsi, insorgendo da un punto indefinito.

«Ch-che cosa?» Balbettai frastornata. L'aria non era solo satura di salmastro e cloro, ma abbondava di promesse. Potevo sentire la voce di ognuna di esse sussurrare al mio orecchio, scomponendo i pensieri.

«Non interrompermi, per favore.» Si accostò a me, prendendo le mie mani nelle sue. Constai che tremassero anch'esse come la sua voce e non per effetto del refolo.

Annuii, ammutolendo subito. Parlare non avrebbe comunque aiutato, preferivo di gran lunga stare in silenzio, anche se l'attesa era snervante.

Lauren prese un bel respiro, socchiuse per un attimo gli occhi e richiamò all'ordine i pensieri. Pochi istanti dopo riaprì le palpebre, facendo zampillare i suoi smeraldi sotto la luce tenue della luna che veniva attenuata da una leggera foschia.

«C'ho pensato a lungo. A dire il vero, a te sembrerà una stupidaggine, ne sono quasi certa.» Ridacchiò fra se e se, complice di un segreto al quale non mi era concesso alcun adito.

«Però per me è importante e voglio farlo adesso perché non sono sicura di trovare un momento per noi quando torneremo alla vita frenetica del tour.» Premise, e la sua stretta si fece più vigorosa attorno alle mie mani.

«Lern, stringi.» La supplicai. Seppur le mie mani non tremassero quanto le sue, il mio cuore palpitava irrefrenabile nel petto.

«Non interrompermi.» Ribadì con un mezzo sorriso. Io mormorai delle scuse, lei abbassò la testa e richiuse gli occhi come se dovesse ricordare le parole esatte che al momento le sfuggivano.

«Ultimamente ne abbiamo passate tante, forse fin troppe. Però siamo sempre rimaste in piedi! È questo ciò che conta.» I suoi occhi erano fissati dentro ai miei, io non riuscivo a distogliere lo sguardo; ipnotizzata dalle sue iridi verdissime rilucenti anche al chiarore pallido della sera.

«Per tre anni non ti ho vista, né sentita, è vero... Ma sei sempre stata con me. In ogni traguardo che ho raggiunto, in ogni sconfitta che ho subito, in ogni canzone ho cantato, in ogni testo che ho scritto, tu c'eri.» Respirò profondamente.

Ora le parole le uscivano con facilità, non pareva un discorso studiato a memoria come avevo insinuato all'inizio. Le parole le uscivano svelte, mellifluamente, dettate direttamente dal cuore.

«La mia carriera è grandiosa. Adoro il mio lavoro, ma quando mi esibivo sul palco le urla arrivavano indistinte e io ricordo che mi sentivo tremendamente sola, nonostante la folla. Non c'era nessuno che mi sorridesse come facevi tu, nessuno che mi tenesse la mano o mi rivolgesse quello sguardo che mi dava tanta forza.» Fece una pausa. Ricordare quei momenti non era facile per lei, il dolore non era mai facile. Lauren lo evitava spesso, prendeva vie secondarie per non incontrarlo, ma arriva un momento in cui bisogna farci i conti. Arriva sempre.

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