Capotolo sessantaquattro

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Lauren pov

«Non indosserò quel vestito.» Sentenziai perentoria, incrociando le braccia al petto e rivolgendole un'occhiata truce mentre lei se ne stava ancora in piedi, con quel dannato abito fra le mani.

«Non ti presenterai a mia madre con quella felpa addosso.» Ribatté Lucy con tono sprezzante, osservandomi come se fossi appena uscita dall'immondizia.

«Non metterò nemmeno quello.» Rimbeccai con altrettanto spregio, indicando il vestito rosso con un veloce cenno del capo.

Era decisamente attillato, lasciava scoperti i miei fianchi ed ero sicura che non arrivasse nemmeno a sfiorare le ginocchia. Era un bell'abito, certo, ma l'ultima volta che ne avevo indossato uno simile, Lucy aveva tentato di saltarmi addosso e io avevo a stento trattenuto l'impulso di schiaffeggiarla. Non volevo che la situazione si ripetesse: stavolta non mi sarei frenata.

«Mio padre non ti vedrà con una maglia oversize e tantomeno indosserai quei pantaloni sdruciti!» Lanciò il vestito sul divano, poi mi additò e minacciosamente aggiunse «Ti devo ricordare...»

«Okay!» Sbuffai. Non c'era bisogno che mi rammentasse ogni santa volta l'enorme vantaggio che aveva su di me. Me lo ricordavo benissimo...

Afferrai l'abito, lo squadrai attentamente e le mie labbra si storsero istintivamente in una smorfia contraddittoria. Ero consona indossare vestiti provocanti o sensuali, ma il mio stile non scendeva mai al volgare. Quel vestito lo era sicuramente e non riuscivo a capire perché Lucy volesse introdurmi ai suoi in quello stato.

Solo quando sua madre aprì la porta, sfoggiando un tailleur leopardato accozzato ad un cappello con la visiera ricadente sul quale sventolava una piuma nera, mi accorsi che il mio abito poteva essere definito addirittura sobrio.

Suo padre era un uomo attempato, i segni del tempo erano evidente sul suo volato solcato da piccole rughe, dai capelli neri strati di grigio. Tutto sommato, però, la giacca nera che indossava gli ricadeva bene sulle spalle tarchiate, attribuendogli un'aria formale e distinta, del tutto diversa da quella della moglie.

Lucy li abbracciò amorevolmente, trasformandosi in poco tempo da iena agguerrita a gatto indifeso. Le invidiavo quel modo disinvolto con il quale si adeguava alle situazioni senza problemi, mutando velocemente atteggiamento come se fosse costantemente protagonista di uno spettacolo.

Sicuramente, il suo temperamento sedicente le faceva ottenere ciò che voleva e io ne ero un chiaro esempio.

Il pranzo trascorse in tranquillità. Io mi astenni da quasi tutte le conversazioni, limitandomi a spilluzzicare carne e ingollare vino. Loro, invece, passavano da un argomento all'altro, parlando prima della carriera della figlia, poi dei suoi studi, divagando ad argomenti futili come feste, amici importanti e vestiti alla moda. Io, intanto, pensavo a cosa stesse facendo Camila dall'altra parte dell'oceano.

Lei ed Austin erano stati chiamati per un'intervista e nonostante fossi totalmente contraria al fatto che trascorressero più tempo insieme di quanto già dovessero, non mi opposi. D'altronde come potevo impedirle di svolgere il suo lavoro quando io mi trovavo allo stesso tavolo con i parenti della mia                  ex-ragazza?

«E tu, Lauren? Che progetti hai?» Mi interpellò suo padre, riportandomi alla realtà.

«Progetti?» Farfugliai intontita, cercando di recuperare il discorso che stavano intrattenendo «Uhm... Proseguire il tour, allargare i miei orizzonti... Cose così.» Risposi con voce atona, scrollando le spalle.

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