Capitolo cinquantaotto - Parte due

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Lauren pov

«Allora?! Cosa è successo dopo!?» Gridò, sopraffatta da un'ira inenarrabile, che la colpiva ripetutamente il petto con i suoi pugni ben assestati.

«Lauren.» Mi richiamò con voce soffocata dalle lacrime e dalla paura angosciante che stringeva il suo cuore in una morsa.

Sospirai, portando una mano sulla fronte alzata verso il soffitto, a coprire gli occhi obliati dietro le palpebre bianche. Delle lacrime calde rigavano le mie guance, i singhiozzi scuotevano le mie spalle, ma non accennavo a darle nessuna risposta. A volte, però, il silenzio vale più di mille parole.

«Ci.. ci sei andata...» Non riuscì a terminare la domanda, perché la sua voce si ruppe al solo pensiero.

Se mi sforzavo, potevo udire le domande che le rimbombavano in testa creando scompiglio...

Le mani di Lucy avranno percorso gli anfratti di Lauren? Avrà posseduto le stesse curve che i miei occhi vagheggiano e le mie labbra baciavano? L'avrà guardata con lo stesso sguardo che la mia una venera perché sotto l'involucro qual era il suo corpo, scopro ogni volta la creatura della quale mi sono perdutamente innamorata? Come può qualcun altro saggiarla, amarla, venerarla allo stesso modo?

Posi fine si suoi tormenti.

«No.» Dissi in un respiro mozzato, scuotendo la testa a capo basso «Non ci sono andata a letto.»

Gonfiò il petto con un respiro profondo, acquietando lo spirito infesto che l'aveva aggredita per quelle ore come un fantasma che si aggira tra le mura di una casa, non trovando pace ai tormenti che durante la sua vita l'hanno agonizzato.

Portò una mano sul cuore, come per constatare se battesse ancora, come se avesse pensato che il suo muscolo avesse smesso di pompare sangue al corpo, come se l'unica cosa che affluisse nelle sue vene fosse la paura, rimpiazzando il sangue, le piastrine che lo componevano.

Si lasciò ricadere sul letto, inspirando ed espirando a pieni polmoni. Io rimasi immota al centro della stanza, con lo sguardo vitreo fisso al soffitto e le mani poggiate sui fianchi.

«Allora..» Si leccò le lebbra, inaridite per la perdita momentanea di salivazione. Riprese «Allora cosa hai fatto?»

«Non ci penso nemmeno. Tu sei pazza!» Inveii, guardandola con sdegno. Mi convinsi che la sua superbia fosse dovuta all'eccesso di bollicine, ma era una convinzione indarna.

«Come? Non le vuoi le immagini della chiavetta?» Chiese con sorriso sardonico, sorridendo in maniera ostile, dovuta alla superiorità che ostentava di possedere.

«Le diffonderò Lauren. Magari potrei darle a Chelsea, sono sicura che le farebbe piacere avere un tale scoop per le mani.» Rise meschina, alzando gli occhi verso il soffitto pregustando la vittoria che era sicura di stringere fin da principio.

«Fai pure.» Risposi con immediata disinvoltura, fingendo indifferenza, mentre il mio cuore scalpitava per uscire dal petto «Non verrò a letto con te, né ora, né mai.» La mia voce non tradiva il disprezzo che ribolliva in me verso di lei; lasciavo che traspirasse senza nemmeno provare a contenerlo. Quella era l'unica forma di attacco che mi era permessa. 

«Tranquilla.» Si avvicinò pericolosamente a me, accostando le sue labbra al mio orecchio. Il suo alito sapeva di champagne. «Non sarei venuta comunque a letto con te. Non mi piace assaggiare qualcosa che ho già mangiato.»

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