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La vita gli aveva tolto tutto, quando gli aveva tolto Claudio. Non aveva avuto neanche la possibilità di scegliere, nonostante nessuno gli credesse. Non poteva amare Claudio se non amava se stesso. Lo avrebbe soltanto trascinato nel proprio inferno personale, e Claudio era una persona così attiva, così piena di vita, non meritava di perdersi. La sua positività era contagiosa, e avrebbe funzionato sicuramente con una persona meno problematica di Mario.

Gli aveva scritto, alla fine. Dopo che Paolo gli aveva dato il suo nuovo numero gli aveva mandato un messaggio nel quale gli chiedeva di parlargli, e Claudio, contro ogni sua aspettativa, aveva acconsentito a vederlo. Si chiese come fosse possibile che una persona che era stata così intimamente sua potesse essere poi legata allo stesso modo e negli stessi termini a qualcun altro. Lui non aveva mai potuto definirsi vicino a qualcun altro, e non avrebbe immaginato una vita in coppia con qualcuno che non fosse Claudio.

Più ci pensava e più gli sembrava di impazzire. Claudio, che un tempo era stato così dedito al loro amore, si era donato a qualcun altro, gli aveva concesso di guardare nell'intimità della sua vita. Gli aveva dato tutto di lui, così come un tempo aveva fatto con Mario, e quella era la cosa che faceva più male.

Eppure, nonostante la delusione, non riusciva a immaginare di poter smettere di lottare per lui. Si lotta sempre per le cose che valgono.

Così quando Claudio gli aveva chiesto dove potessero incontrarsi non aveva esitato neanche un secondo e aveva scelto un luogo del loro passato che rappresentava tanto. C'era molto da recuperare, e forse Mario non ci sarebbe mai riuscito, ma era importante che ci provasse, che lo facesse almeno per se stesso.

Il lago di Garda non era poi così lontano da casa, ma lui aveva deciso di anticiparsi di tanto per darsi il tempo di calmarsi. Claudio non aveva fatto domande quando gli aveva proposto di vedersi lì. Quel luogo era importante per loro. Su una di quelle panchine si erano scambiati il loro primo bacio. Era lì che si era seduto ad aspettarlo.

Mario poteva ricordare con tenerezza il ragazzino che era, i ragazzini che erano. Rammentava tutto con estrema cura. Solo nel ricordo riusciva ad essere felice.

Quella persona non esisteva più. Esisteva, invece, un Mario nuovo, che era ancora innamorato di quel ragazzino dagli occhi verdi, così delicato e sorridente.

Quando lo vide arrivare da lontano il suo cuore si tuffò nello stomaco e Mario perse di vista il motivo per cui lo aveva cercato. Avrebbe solo voluto lanciarsi tra quelle braccia, confessargli quanto gli fosse mancato, rivelargli di aver sempre vissuto per quel sorriso, anche quando lui non lo sapeva.

"Ciao.", gli disse a voce bassa, sperando che l'altro potesse sentirlo. Non aveva mai il coraggio di fare di più.

Claudio lo raggiunse e gli si sedette accanto. Forse si aspettava che l'avrebbe trovato seduto lì, perché non aveva esitato affatto nel vederlo accovacciato con le gambe raccolte attorno alle braccia, proprio sulla loro panchina.

"Come stai?", gli chiese Claudio in un soffio mentre Mario si sedeva più compostamente.

Si accorse subito che non era più la persona di giorni precedenti. Quel Claudio era fragile. L'aveva trovato in uno dei momenti di vulnerabilità, quelli con cui aveva imparato a fare i conti.

"Sto bene, tutto sommato.", disse Mario sincero. Il solo fatto di aver trovato il coraggio di chiamarlo, di chiedergli un confronto, era stato importante per lui.

"Perché mi hai chiamato?", chiese Claudio come se l'avesse letto nel pensiero.

Rispondere a quella domanda non sarebbe stato facile. Non era facile neanche darsi una risposta lui stesso. Quando, razionalmente, si convinceva che non potessero stare insieme, che il passato avrebbe sempre preso il sopravvento su quel sentimento che pure era sembrato loro tanto sconfinato, un'altra parte di lui interveniva, lo insidiava. Gli impediva di andare avanti. In fin dei conti non ci era mai riuscito.

Non mi avete fatto nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora