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24 Settembre 2021

Claudio aveva ancora gli arti intorpiditi, ma non osava muoversi. Sentiva il calore del corpo al suo fianco e avrebbe voluto divincolarsi. Una mano gli teneva il fianco con possesso e delicatezza. Quel tocco da cui avrebbe voluto fuggire gli sembrava comunque familiare. Si voltò verso la misteriosa presenza e si scontrò con la realtà.

Mario.

"Ma che cazz..." Saltò dal letto con un balzo che per poco non lo fece finire a terra e si portò una mano tra i capelli sudati e appiccicati. "Che diavolo sta succedendo?"

Deglutì a fatica tutto lo stupore che stava provando in quel momento. Ricordava che la sera prima si erano incontrati al Berfi's, ricordava quando Dario era dovuto andare, ricordava che erano rimasti solo loro due e Paolo, e avevano continuato a bere. Poi d'improvviso il buio. Si voltò ancora in agitazione e si rese conto che erano nella stanza da letto di Paolo.

Mario era steso a pancia in giù col volto rivolto verso la parete e il braccio che gli stringeva il fianco fino a poco prima allungato nel vuoto.

Era completamente vestito, così come lo era lui. Si concesse di sospirare di sollievo. Le circostanze suggerivano che non fosse accaduto nulla. In caso contrario, poi, se ne sarebbe ricordato.

Con un terribile mal di testa si diresse al piano inferiore e sentì dei rumori provenire dalla cucina. Seppe che Paolo era lì.

"Paolo?", chiese timoroso facendo ingresso nella sala. Lo trovò ad armeggiare con la macchinetta del caffè. Un classico.

L'amico si voltò e lo guardò di sfuggita, il volto sconvolto quanto il suo.

"Ma che è successo?", si decise a chiedergli. "Perché sono qui? Perché siamo qui?"

Paolo posizionò la macchinetta del caffè sul fuoco e senza neppure guardarlo snocciolò tutto ciò che era accaduto. "Perché ieri stavamo male tutti e tre, nessuno se la sentiva di guidare, e siamo venuti a piedi fino da me perché casa mia era la più vicina.", gli spiegò semplicemente.

Claudio sospirò nuovamente di sollievo. Aveva un senso.

"E Mario? Me lo spieghi cosa ci faccio nel letto con Mario, Pà?", gli chiese ancora, il tono tremante e terrorizzato.

"Ma davvero non ti ricordi? Vi ho detto di prendere il letto e che io avrei dormito sul divano.", gli spiegò cercando le tazzine e posizionandole sul bancone. "Sono ospitale. E comunque ieri non mi sembrava ti dispiacesse così tanto dormire con lui."

Claudio lo guardò esterrefatto. Era capitato raramente che perdesse così tanto la lucidità fino al punto da dimenticare ciò che era accaduto. Pian piano però, mentre cercava di ricordare, stava ricomponendo tutti i pezzi e anche la memoria stava tornando.

"Ho un mal di testa che mi sta uccidendo, Paolo. Ho bisogno di caffè.", disse poi evitando di rispondere alla sua ultima affermazione. Lo faceva sempre quando non sapeva come difendersi o cosa dire.

"Non è successo niente, vero?", chiese poi per sincerarsi di non aver combinato qualche disastro. Certo, nei giorni precedenti aveva baciato Mario complicando notevolmente la situazione, ma non avrebbe voluto distruggere tutto quello che con fatica e dedizione aveva costruito in quegli anni.

"Che vuoi che ti dica?", gli rispose Paolo sorridendo. "Non ero lì con voi in quella stanza." Si lasciò andare ad una risata che giunse alle orecchie di Claudio provocandogli un moto di fastidio e ansia.

"Non è divertente, Paolo.", lo redarguì. "Mi stai facendo veramente incazzare."

Paolo si fece improvvisamente serio. "Non è successo niente. Almeno che mi risulti...", gli rispose alla fine.

Non mi avete fatto nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora