28 Settembre 2021
Niente è più arduo che lottare per qualcosa di difficile da ottenere. Lottare già sapendo che si rischia di perdere. Lottare con la consapevolezza di perdere.
Si lotta così strenuamente solo per le grandi guerre ed i grandi amori.
Mario non riusciva neanche a considerare l'idea di non provarci fino alla fine, e in fin dei conti sentiva di avere una speranza, ancora, con Claudio. Lo conosceva tanto profondamente da sapere che la scelta di sposarsi fosse stata ben ponderata, ma allo stesso tempo sapeva di significare per lui qualcosa di troppo importante, e il solo fatto di aver messo tutto in discussione per Claudio significava tanto.
E poi era lì. Aveva accettato di trascorrere due giorni insieme a lui, Paolo, Rosita, Cristiano e Lorenzo, e questo era già tanto, perché aveva lasciato a casa Francesco a pochi giorni dalle nozze senza preoccuparsene eccessivamente. Non al punto di rinunciarvi, comunque.
Con questa forza, quindi, Mario trascinò la valigia all'interno della mansarda che avrebbe occupato insieme agli altri, fatta eccezione per Paolo e Claudio che, invece, avrebbero dormito al piano inferiore, nella stanza da letto.
La poggiò sul pavimento per disfarla e recuperò il piumone pesante, visto che a Roccaraso c'erano già temperature basse.
La casa in montagna di Paolo rappresentava la loro adolescenza. Quando erano ragazzi la sfruttavano per le scampagnate di Pasquetta e del primo maggio. Adoravano le zone incontaminate dell'Abruzzo. Il lago di Barrea, Pescocostanzo, Rivisondoli. Sembrava di ricordare un'altra vita.
Adoravano, poi, consumare castagne e vino di fronte al camino acceso. A tal proposito Mario si ricordò di quando, ogni volta, dimenticavano di comprare la carbonella per accendere il camino.
"Paolo?", chiese dandogli una voce dall'alto della mansarda. "Ma ce l'hai la carbonella?"
"Merda.", gli fece eco l'amico dal piano inferiore. "No."
A tutti scappò una risata, perché si era appena verificata una scena tipica. Mario si voltò verso Rosita, già sapendo che toccasse a lui andare a comprarla, ma la ragazza si stava sistemando il make-up dopo una lunga mattinata di viaggio, e sapeva già che sarebbe stato inutile chiederle compagnia. Lorenzo e Cristiano, invece, si erano già appartati a fumare insieme fuori al terrazzino, quindi Mario scese al piano di sotto per interpellare Paolo e Claudio.
"Ok, qualcuno mi dia le chiavi dell'auto e vado io a comprarla.", disse Mario rivolto a Paolo.
Paolo stava sistemando i vestiti nel primo cassettone del comò, e si voltò verso Mario guardandolo sconvolto. "Stai scherzando? Le chiavi della mia auto? Scordatelo!"
"Che cosa vorresti dire?", gli chiese sospettoso mentre lo osservava chiudere il cassettone e osservarsi nell'enorme specchio della stanza da letto.
"Che non mi fido, Mario. Non sei mai stato bravo alla guida, e da quando sei a Glasgow guidi pure al lato opposto della strada. Ci manca solo che fai un incidente frontale. Quindi non ti affiderò la mia auto, semplice.", disse Paolo in un'alzata di spalle.
"Ah, grazie per la considerazione...", si finse offeso. "E grazie per preoccuparti per la tua auto e non per la mia vita."
Paolo rise alle sue parole. "Hai la pelle dura."
"Ho capito.", intervenne quindi Claudio. "Ti accompagno io con la mia." Prese le chiavi della propria auto dal centrotavola e poi si infilò la giacca senza dire altro.
Mario rimase stupito da quell'iniziativa. Non credeva che sarebbe stato disposto ad accompagnarlo, e invece, come al solito, Claudio lo stupiva.
Si limitò ad annuire e ad infilare la giacca a sua volta per poi seguirlo.
"Prendete anche le castagne!", aggiunse Paolo, gridandoglielo appena in tempo prima che la porta venisse chiusa di botto e loro rimanessero soli.
Al solo pensiero di poter avere attimi del genere ancora per poco Mario si sentì mancare il fiato. Non era possibile, non lo avrebbe accettato. Come poteva credere che entro pochi giorni tutto rischiasse di finire per sempre? Loro erano sempre loro due, Mario e Claudio. L'uno la nemesi dell'altro, le promesse mancate, il destino incontrastabile.
Si disse che doveva fare assolutamente qualcosa, e ormai non c'era più la possibilità di rimandare. Velocizzò il passo per raggiungerlo. Claudio era sempre stato così: odiava aspettare gli altri.
"Ehi.", gli disse quindi, come se fino a quel momento non fossero stati veramente insieme, e soltanto una volta soli potessero contare su quel legame indissolubile.
Claudio si voltò e gli sorrise. Gli sorrise soltanto, senza aggiungere altro, e Mario non se la sentì di rompere quel momento. A volte i silenzi erano anche più intimi di tante parole, e a Claudio sarebbe bastato rendersi conto di come stavano insieme, semplicemente in quel modo, per mettere in discussione tutto. Possibile che con Francesco avesse così tanto da competere con quello che avevano loro due? Non riusciva a crederci, non poteva crederci.
Così infilò le mani nelle tasche dei jeans e continuò a camminare al suo fianco in silenzio, perché il loro amore era fatto anche di momenti di vuoto.
Nessuno dei due parve avere l'intenzione di rompere quell'attimo di magia e tensione, e così proseguirono in silenzio anche in auto, finché non raggiunsero il supermercato. Mario scese a comprare quello che serviva mentre Claudio lo attese in auto. Il tempo tra loro, però, era sempre meno, e scorreva inesorabile. Mario sembrava volerlo afferrare senza riuscirci mai, e questo lo stava letteralmente uccidendo. Claudio era lì, di fronte a lui, eppure così distante, non più suo. Questa consapevolezza lo stava facendo letteralmente impazzire.
Una volta tornato in auto, quindi, sospirò stancamente e, guardandolo, si lasciò sfuggire una confessione.
"È da quando siamo arrivati che penso che questa sarà l'ultima volta che saremo insieme con questa leggerezza. Forse è proprio l'ultima volta che saremo insieme."
Claudio continuò a guardarlo in silenzio come a voler imprimere nella mente i suoi movimenti, le sue intenzioni. Cominciò a respirare in maniera sempre più affannosa, in improvviso debito d'ossigeno, ma bastò un sorriso di Mario per tranquillizzarlo.
"Non ci sarà un'ultima volta per noi. Non potrebbe mai esserci.", lo corresse quindi, senza però guardarlo negli occhi. Gli costava fatica, probabilmente, ammettere quanto forte fosse il legame che ancora li univa, eppure era lì. Non c'era nulla che avesse potuto intaccarlo, piegarlo, annientarlo, e loro stessi, ormai, cominciavano a fare i conti con quella realtà.
"Lo so, lo so.", ammise quindi Mario. "È che non sarà comunque com'era."
Il saperlo sposato con un altro avrebbe senza dubbio cambiato i ritmi del loro rapporto, per quanto esclusivo fosse. Nonostante non si fossero visti per un'eternità, quello non era bastato per tenerli lontani. Mario cominciava ad essere dell'avviso che niente avrebbe potuto tenerli distanti davvero.
"No, non lo sarà, ma sarà comunque bello.", disse Claudio chiudendo gli occhi e poggiando la testa sul sediolino senza mettere in moto.
Da quelle parole risultava chiaro che quel matrimonio ci sarebbe stato. Mario non vedeva via di fuga, non riusciva a immaginare niente di diverso da quello.
"Io non credo... non credo che riuscirei a sopportare di vederti con un altro." La voce gli s'incrinò appena. Tremava come non aveva mai fatto, di un dolore di cui non aveva mai ammesso la profondità.
"Forse non riuscirei nemmeno io.", ammise Claudio senza aprire gli occhi, con la voce instabile quanto quella di Mario.
Per una volta, una soltanto, Mario avrebbe voluto che le cose andassero come lui aveva preventivato. Una volta soltanto in tutta una vita di attese disilluse.
Poteva trovarsi finalmente insieme a Claudio in un limbo che non avrebbe mai voluto abbandonare. Quindi decise di chiedergli quello che si stava domandando lui stesso da ore.
"Come mai sei venuto?"
E tutto si sarebbe aspettato tranne che ricevere quella risposta.
"Per te."
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Non mi avete fatto niente
FanficOPERA PROTETTA DA COPYRIGHT. TUTTI I DIRITTI RISERVATI. Un avvenimento doloroso ha allontanato Mario e Claudio, due giovani ragazzi che si sono amati ardentemente. Nonostante le riserve Mario decide di tornare a Verona proprio in occasione del matri...