Claudio si rese conto, una volta occhi negli occhi, che certe cose non passavano mai. Comprese che certe magie sarebbero state vive per sempre. Che la vita non sarebbe riuscita mai a spegnerle, perché erano destinate ad esistere.
Quegli occhi neri che affogavano nelle lacrime lo avrebbero lacerato in quella vita e in tutte quelle successive.
"M...Mario.", sussurrò piano, perché proprio non ce la faceva a vederlo in quelle condizioni. Il suo dolore gli apparteneva, come se lui stesso lo provasse.
"Clà...", disse solo l'altro, con voce tremante. Quel modo che aveva di chiamarlo, quell'espressione dedicata solo a lui, lo trafissero.
"Posso parlarti?" Era docile, tutto il contrario di com'era Mario in realtà. Come faceva a dirgli di no?
"Dimmi...", lo incentivò, nonostante si stesse rivolgendo a lui con tono freddo.
La distanza era l'unica cosa che lo faceva rimanere in vita, in quell'istante. E sebbene fosse consapevole che non era corretto, che non era giusto sfogare su Mario tutte le proprie frustrazioni, non trovava un altro modo giusto di comportarsi. Non aveva alcun appiglio, alcuna soluzione prossima a tutto quel casino che era diventata la sua vita.
"Io..." provò Mario, ma le parole gli si bloccarono in gola. "Non guardarmi così. Non guardarmi con quegli occhi."
Claudio non sapeva proprio con che occhi lo stesse guardando. Dentro sentiva soltanto amore, oltre che rabbia. Ma il suo modo di guardare Mario non era mai cambiato, di questo poteva essere certo.
"Continua, Mario.", disse soltanto, perché non avrebbe giustificato il proprio comportamento e perché di certo non era quello il modo per chiarire la situazione tra di loro. Ci voleva del tempo. Eppure lui le parole di Mario voleva sentirle.
"Io volevo chiederti scusa, Clà." Quelle parole di abbatterono su di lui come un fulmine. "Lo so di aver sbagliato... l'ho saputo nell'istante successivo a quello in cui mi sono venute fuori quelle cose. Ho litigato con Francesco, non era un modo per ferire te, ma lui. E poi..."
"Aspetta...", lo interruppe Claudio incredulo. "In che senso hai litigato con Francesco?"
Mario scosse la testa rassegnato. "Non è una giustificazione, io..."
"Mario, dimmi cos'è successo quella sera."
Claudio tremava di rabbia. Eppure non sapeva con chi prendersela. Con Mario, con Francesco? Forse soltanto con se stesso.
"Francesco è venuto a parlarmi quando sei andato via. Mi ha detto che dovevo starti lontano, che da quando sarebbe diventato tuo marito io non sarei stato più nulla e non avrei avuto neanche il diritto di vederti."
Claudio deglutì, colpito da quella rivelazione. "Stai... stai scherzando?" La rabbia ormai era un sentimento lontano. "Credi che io avrei consentito una cosa del genere?"
"Io... non lo so.", ammise Mario sottovoce, come se temesse le proprie stesse parole.
"Beh, grazie sai... grazie per la fiducia. Devo dire proprio che hai un'alta considerazione del nostro rapporto e di quello che provo per te."
Mario si portò le mani tra i capelli, disperato quanto lui, spaventato quanto lui. Fece un passo in avanti e lo guardò dritto negli occhi senza più paura. "Ero disperato, Claudio. Più di tutto il resto è stato questo a spingermi a parlare. L'idea che stessi per sposarlo mi stava uccidendo."
Claudio sospirò, nuovamente intenerito, senza mostrarlo a lui, però. "Non è una giustificazione, Mario. Dovevo decidere io. La mia decisione l'avevo presa. Sei intervenuto in maniera inopportuna, perché alla fine decido comunque io. Questa è la mia vita."

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Non mi avete fatto niente
FanfictionOPERA PROTETTA DA COPYRIGHT. TUTTI I DIRITTI RISERVATI. Un avvenimento doloroso ha allontanato Mario e Claudio, due giovani ragazzi che si sono amati ardentemente. Nonostante le riserve Mario decide di tornare a Verona proprio in occasione del matri...