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Erano di nuovo tutti insieme, ma quella aveva il sapore di un'ultima volta.

Mario lo sentiva come se fosse scritto da qualche parte, come se ne avesse la certezza. Non sarebbero tornati i tempi spensierati in cui c'erano solo loro, non sarebbero tornati i momenti in cui si viveva tutto con leggerezza. Non sarebbe tornata quell'epoca cristallizzata in un ricordo, e loro sarebbero rimasti per sempre uomini nuovi in un tempo in cui non si riconoscevano.

Pensava a questo, Mario, mentre allungava le gambe vicino al camino e si guardava intorno, osservando i movimenti dei suoi amici. Lorenzo, come al solito, aveva portato con sé la chitarra e stava intonando le canzoni più famose di Lucio Battisti che tutti loro conoscevano.

C'era una strana tensione e una sensazione di aspettativa in quel momento, come se tutti si immaginassero che stesse per succedere qualcosa di importante. Nonostante nessuno parlasse era chiaro che tra Mario e Claudio la situazione fosse strana, indefinita.

Nessuno osava palesare quella consapevolezza, ma era evidente per tutti, a maggior ragione per i diretti interessati. Mario sorprendeva Claudio a guardarlo con un'espressione indecifrabile sul volto. Si nascondeva dietro il suo calice di vino, in un angolo della cucina, seduto sulla panca dietro il tavolo, stretto nel plaid che Paolo gli aveva fornito.

Non erano bravi con le parole loro due, non lo erano mai stati, ma c'era sempre stato qualcosa che li aveva tenuti uniti l'uno all'altro al di là del sensibile. Riuscivano a parlarsi in altri modi, con altri mezzi. Come in quel momento in cui si guardavano da lontano lanciandosi occhiate eloquenti, sorseggiando il vino, distanti eppure vicini. Per la prima volta non stavano scappando l'uno dell'altro. Mario aveva intenzione di restare, e niente lo avrebbe convinto ad andar via. Claudio sembrava invece spaventato da quella vicinanza, ma comunque intenzionato ad andare a fondo. In fin dei conti quei due giorni sarebbero serviti proprio per quello.

"Ragazzi, cosa volete sentire?", chiese Lorenzo appena terminata La canzone del sole.

"Niente, basta così.", sbuffò Paolo che, come al solito, mostrava poco tatto nei confronti di tutti. "Ci hai fatto una testa così per tre ore."

Lorenzo sorrise e ripose la chitarra ai propri piedi. Conosceva Paolo e non lo offendeva il suo atteggiamento avverso.

Era passata la mezzanotte, ed erano rimasti tutto il tempo rintanati in casa a bere e mangiare salami e formaggi senza trovare l'impulso per uscire. Da una parte, comunque, era bello così. Avevano deciso di vivere due giorni come ai vecchi tempi, e spesso in passato capitava che restassero a casa ad ubriacarsi di vino e di risate.

Claudio però aveva il volto stanco, non era il solito. Mario se ne accorgeva anche soltanto osservandolo da lontano. Non c'era bisogno di approfondire il discorso per saperlo.

Per quella ragione, quando Claudio estrasse una sigaretta dal pacchetto che aveva lasciato sul tavolo ed uscì fuori per fumare, Mario lo imitò. Gli rubò una sigaretta dal pacchetto e lo seguì senza dire una parola. Vide Paolo guardarlo di sottecchi, come se avesse notato il movimento ma non avesse proferito parola. D'altra parte nessuno dei loro amici avrebbe osato farlo, né avrebbe interrotto quel loro momento di intimità.

Mario sorrise sotto i baffi una volta raggiunto Claudio. Era uscito fuori senza cappotto e le temperature erano particolarmente rigide. D'altra parte aveva fatto lo stesso anche lui, per la fretta di seguirlo.

"Fa freddo.", si limitò a dirgli per rompere il ghiaccio. Forse gli stava troppo addosso, forse pretendeva da lui cose che Claudio non avrebbe mai potuto dargli, non più per lo meno, ma non riusciva a fare altrimenti.

Non mi avete fatto nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora