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La sensazione di aver fatto l'unica cosa giusta degli ultimi tempi riavvicinandosi a Claudio era quella che portava Mario a non arrendersi, perché soltanto lottando per ciò che avrebbe voluto conquistare sarebbe riuscito ad ottenerlo.

Nonna Lia lo aveva aiutato a comprendere che gettare la spugna non fosse la giusta soluzione, ed era proprio quello che lui stava facendo involontariamente. Sentendo Claudio così distante si stava quasi convincendo a lasciargli i suoi spazi, ma probabilmente non era quello che lui voleva. Claudio aveva bisogno di sicurezze, voleva sentire che Mario ci fosse. E se anche non fosse stato quello il suo desiderio, avrebbe comunque dovuto sapere che era così.

Quindi, dopo aver parlato con nonna Lia era tornato a casa, si era fatto una lunga doccia chiarificatrice. Aveva poggiato la fronte contro le mattonelle e si era lasciato scivolare addosso l'acqua calda. Non aveva paura di soffrire, non aveva paura di essere rifiutato. La paura maggiore che provava in quel momento era, al contrario, quella di rimanere bloccato. Non poteva permettersi di non lasciarsi andare, aveva bisogno di Claudio.

Alla fine di quella lunga doccia si era asciugato con tutta calma. Aveva preso la sua decisione. Doveva farsi sentire, ribellarsi alla scelta di Claudio.

Aveva creduto che restandogli lontano avrebbe dimostrato di rispettarlo, di rispettare le sue decisioni. In realtà la situazione era ben diversa, a pensarci. Probabilmente, se avesse continuato con quella distanza, Claudio avrebbe creduto che gli stesse bene, che avesse accettato quell'allontanamento forzato. E invece era tutt'altro che così.

Stava male, malissimo. Riusciva a stento ad arrivare a fine giornata senza farsi venire una crisi nervosa. Si trascinava in quella vita ormai senza senso. Nulla più lo legava a Roma. Niente che gl'interessasse davvero. Il lavoro era piatto, gli amici li aveva persi, a parte Valentina. Con la famiglia non si vedeva così tanto. La sua vita ormai era a Glasgow. O, meglio, lo sarebbe stata se non fosse stato per Claudio.

Dopo aver terminato di asciugarsi si era infilato i primi jeans puliti che aveva trovato e una maglia con un cardigan e si era precipitato per le scale. Era entrato in macchina e si era diretto da Paolo, perché sapeva che vi avrebbe trovato Claudio. Da quando si era trasferito dal suo amico Mario era molto più tranquillo. Sapere che non fosse con Francesco, che potesse contare sul fatto che si stesse pian piano allontanando dal suo ex, lo faceva sentire bene. Nonostante non stesse insieme a lui, quella era comunque una presa di posizione importante.

Arrivò sotto casa di Paolo che aveva il cuore il gola, la mente appannata dai troppi pensieri sconclusionati. Non aveva dormito bene negli ultimi tempi, e il sonno si era fatto sentire tutto a un tratto, dopo la parlata con nonna Lia. Mario si era come liberato di tutta la pesantezza che in quei giorni aveva dovuto subire, suo malgrado.

La propria mente voleva rimanere sgombra da quegli inutili pensieri opprimenti, ma proprio non ci riusciva.

Scese dalla macchina cercando di scacciarli via e in men che non si dica raggiunse il cancello. Bussò al citofono con insistenza, ormai impaziente di vedere Claudio. Non ne poteva più di non averlo al suo fianco, doveva farlo ragionare e riportarlo da lui. Doveva fargli comprendere che negarsi la possibilità di stare insieme non aveva più senso, ormai. Ora che Francesco non era più nella sua vita. Ora che non avevano ostacoli.

"Cazzo, un attimo!", rispose Paolo evidentemente infastidito dall'insistenza del suono del citofono. "Chi diavolo è?"

Solo in quel momento Mario si rese conto di essersi attaccato al citofono bussando ripetutamente, e di aver smesso solo quando Paolo aveva risposto.

"Paolo, sono Mario...", disse leggermente imbarazzato.

"Mario!?", chiese l'altro stupito. "Che succede?"

Non mi avete fatto nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora