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Alle anime affini
che si appartengono in ogni mondo possibile.


Finché la tua più grande paura non ti si presenta davanti non sai mai come potrai affrontarla. Tante volte si crede di riuscire a gestire l'angoscia, il senso di impotenza, quello di inadeguatezza, ma non sempre è come si pensa.

Anche Mario non si era preoccupato di come potesse reagire al cospetto di Claudio, in quella situazione. Non si era domandato come si sarebbe sentito vedendo Francesco a casa sua, immerso nelle proprie attività quotidiane con Claudio. Erano tante le cose che non si era chiesto, e il suo organismo non aveva reagito finché non si era trovato all'interno del palazzo. Finalmente ora poteva lasciarsi andare alle sue sensazioni, anche a quelle negative. In quel momento non gli importava di nient'altro se non di definire la propria situazione con Claudio, perché tutto quello che stava accadendo loro non aveva senso.

Sebbene desiderasse ardentemente che il momento in cui si sarebbero trovati faccia a faccia sopraggiungesse il più tardi possibile, riuscì comunque ad arrivare in cima alle scale. Lì, ad attenderlo, trovò subito Claudio.

Aveva gli occhi rossi e gonfi, il volto stravolto dal pianto, e lui si sentì infinitamente piccolo.

Tutta la rabbia che provava scomparve di colpo, e gli si gettò tra le braccia. Lo strinse forte come forte se avesse paura che fuggisse, petto contro petto, una forza inaudita a permettergli di sorreggerlo. E Claudio non si oppose, lasciò che Mario lo stringesse, che lo toccasse, che lo curasse con la sua sola presenza. Cominciò quindi ad accarezzarlo chiedendosi se quella presenza fosse reale, se Claudio fosse esattamente lì, accanto a lui, e se fosse tutto vero.

Lo era, e Mario non lo aveva mai sentito così vicino come in quell'istante. Forse non era così tra loro da anni. Nonostante non fosse accaduto nulla di particolare e non si fossero scambiati neppure un bacio, sentì Claudio totalmente coinvolto in quell'abbraccio, avvertì il modo in cui si sciolse sotto di lui, e si rese conto che la corazza che aveva tenuto su con fatica si fosse finalmente sgretolata.

"Come stai?", si decise a chiedergli continuando a cullarlo, con appena un filo di voce.

Claudio non gli rispose ma si limitò a tuffare la testa nel collo di Mario. Lo avvertì, avvertì che lo annusava, che si lasciava andare a qualcosa di più grande di loro, qualcosa che finalmente aveva accettato. Sospirò piano. Non era possibile che tutto potesse morire in quell'istante. Mario lo spinse verso l'interno per entrare.

"Posso?", gli chiese soltanto, ma non avrebbe accettato una risposta negativa. Gli stava dando soltanto l'illusione che potesse decidere per lui.

Claudio annuì, ancora nel suo collo, ancora stretto a lui, e Mario chiuse la porta di ingresso cercando di non staccarsi dal corpo dell'altro.

"Francesco?", gli chiese, perché non poteva farne a meno. Doveva sapere.

"È via per lavoro. Non tornerà nei prossimi giorni. Sono tornato perché volevo restare da solo per un po'.", confessò Claudio ancora in quella posizione. "Paolo è fantastico, ma avevo bisogno dei miei spazi."

Mario comprese in quel momento perché fosse lì. Non era tornato da Francesco, e tanto bastava per risollevarlo.

"Potevi venire da me.", gli suggerì quindi.

Claudio alzò il volto e lo guardò in viso. "Ho detto che volevo stare da solo.", puntualizzò.

"Ti avrei lasciato tutti gli spazi che volevi.", si sentì di dire Mario. Non era contento di saperlo da solo in una casa così grande immerso in chissà quali assurdi pensieri.

Avanzarono nell'ingresso, ma Claudio non mollava il suo corpo, e Mario non poté fare altro che inorgoglirsi. Aveva bisogno di lui, ormai era chiaro. Non poteva fare a meno di quel contatto, non riusciva a lasciarlo andare.

Non mi avete fatto nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora