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Quella era parsa a Claudio una delle giornate più lunghe che avesse mai vissuto.

Dopo aver parlato con Francesco era andato ad annunciare la notizia. Non era stato facile, doveva ammetterlo. Non era stato facile confessare alla famiglia di quello che avrebbe dovuto essere, ormai, suo marito, e alla propria, che non si sarebbero più sposati. Non sapeva neanche come giustificare una decisione del genere, perché naturalmente era stato un fulmine a ciel sereno per tutti.

Per tutti meno che per sua madre e sua nonna, le uniche donne della sua vita che lo comprendessero a fondo. Loro avevano capito subito che qualcosa non andasse, ed erano settimane che glielo facevano presente. D'altra parte conoscevano il ruolo che Mario aveva avuto nella sua vita, e quindi riuscivano anche ad immaginare che il suo ritorno lo avesse messo particolarmente in crisi.

Eppure, nonostante avesse appena chiuso con quel doloroso capitolo della sua esistenza, non si sentiva affatto sollevato. Non si sentiva affatto felice né soddisfatto. Era, al contrario, amareggiato. La fine che il rapporto tra lui e Francesco aveva visto non era quella che, a parer suo, la storia meritava.

Ma comunque era tutta colpa sua. Sua, che aveva tradito Francesco e la sua fiducia, anche se non aveva potuto fare altrimenti.

Era rimasto con Paolo per il resto della giornata, quindi, col telefono che continuava a squillare. Mario lo stava ancora cercando. Non gli avrebbe risposto, però. Quello non era il momento di farlo, non era il momento di parlare con lui. Lo avrebbe fatto, certo, perché non poteva restare lontano da Mario ancora a lungo. La vita gli aveva dato l'opportunità di liberarsi di un onere, forse perché qualcuno lassù sapeva che per lui fosse impossibile farsi carico di qualcosa di così imponente. Però questo non lo faceva sentire meglio.

E poi quella giornata era per sé, per raccogliere i cocci della propria vita, per riuscire a capirci nuovamente qualcosa, per essere di nuovo il Claudio di sempre, quello che Mario meritava.

Erano andati in giro a bere qualcosa, lui ancora vestito da sposo. Un ridicolo quadro, una maschera dell'orrore.

Le persone li avevano guardati chiedendosi, probabilmente, come mai fossero vestiti in maniera così elegante, ma nessuno aveva fatto domande, per fortuna. Non sapeva come avrebbe reagito se qualcuno avesse osato chiedergli qualcosa.

Paolo era stato perfetto. Non avrebbe potuto desiderare niente di meglio che la sua compagnia. Per quanto avesse voglia di vedere Mario, di stringerlo, di stare con lui, nonostante tutto era convinto che fosse di gran lunga più rispettoso, per lui stesso e per Francesco, prendersi almeno del tempo per ripristinare la situazione. Aveva già sbagliato abbastanza con entrambi.

Verso sera, poi decise di tornare a casa a farsi una doccia. Francesco gli aveva mandato un messaggio nel pomeriggio annunciandogli che era andato via, e che non sarebbe rientrato per la notte.

Claudio non si era chiesto neppure dove fosse finito, che cosa avesse deciso di fare, troppo preso dal suo dolore e dal suo incommensurabile senso di colpa.

Una volta arrivato a casa, comunque, salì lentamente le scale cercando di tardare il momento in cui si sarebbe trovato solo tra quelle quattro mura. Solo con i suoi pensieri che avrebbero fatto più rumore di un trapano in azione.

Ricevette però un regalo inaspettato. Seduto sulle scale, in evidente attesa, c'era Mario.

Mario, che lui aveva ignorato per tutto il giorno e che, nonostante tutto, era lì. Aveva saputo di certo che il matrimonio non si era celebrato. Non sapeva, però, cosa fosse accaduto.

Non mi avete fatto nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora