Quando si è piccoli la morte non fa paura. La si vede come qualcosa di lontano, che non potrebbe riguardarci in prima persona. Quando si è ragazzini non si pensa alla morte, a come morire, a come trascorrere il resto della propria vita in attesa della fine.
Ma quando la morte la vivi, quando l'affronti viso a viso, quando ti sembra che nient'altro esista al di fuori della fine, cominci a temerla. Non per paura di morire.
In fondo siamo tutti sospinti dallo stesso vento, in balia di qualcosa di superiore.
Però hai paura di non vivere abbastanza la vita, di non essere degno della morte. Hai paura di non riuscire a sentire, a provare fino in fondo l'ebbrezza dell'esistenza, sopraffatto dall'incombenza della morte.
Da quando Mario era morto si era privato anche della sua vita. Perché, sì, quella morte c'era stata. Eppure non se n'era reso conto nessuno, neanche Claudio. Tutti lo avevano considerato ancora vivo, come se potesse rialzarsi, ricostruire un futuro.
Soltanto in quel frangente, da quando aveva ripreso a vedere Claudio, si era accorto che fosse così. Lui poteva vivere, era arrivato il momento di farlo.
Fu con quelle intenzioni, nonostante la rabbia che gli era montata in petto a causa del trattamento che Claudio gli aveva riservato quella stessa mattina, che parcheggiò per raggiungere il Berfi's. Strano posto per trascorrere l'ultima serata da celibe per Claudio, perché era un luogo che rappresentava tanto per la loro storia, in cui avevano trascorso la loro adolescenza, e non c'era momento di quel passato in cui non erano stati insieme.
Nonostante la forza di quel legame, comunque, Mario aveva paura e non poteva negarlo. La paura più grande che avesse mai provato, più della perdita, più della morte.
Uscì dalla vettura e inspirò forte l'aria della sera. Sapeva che li avrebbe trovati tutti lì. Aveva tardato di proposito perché non voleva essere tra i primi ma subentrare quando la serata fosse già avviata, un po' per imbarazzo un po' per il timore di essere scoperto. Lui e Claudio non erano mai stati bravi a mentire. Non sarebbe riuscito a guardarlo negli occhi e far finta che la notte precedente non fosse accaduto nulla, per giunta poi davanti a Francesco. Era sempre stato una di quelle persone che faticava a mettere in difficoltà gli altri, e proprio per quello non voleva farlo con Claudio, ma non aveva alternativa.
Così si mosse verso l'interno del locale e senza indugio alcuno raggiunse in privè che gli altri avevano prenotato. Subito gli saltò all'occhio l'immagine di Francesco spalmato su Claudio, leggermente alticcio - lo si notava già solo dall'atteggiamento - che con le mani gli toccava il petto e cercava di trattenerlo a sé come una piovra. Forse Claudio era abituato a quel tipo di trattamento e per lui si trattava di normalità, ma questo non valeva per lui. Mario non vi era per nulla abituato e, anzi, provava un fastidio inimmaginabile al solo assistere da lontano a quella scena. Come avrebbe potuto sopportare, quindi, un'intera vita di Claudio insieme a Francesco?
Si fece avanti facendosi notare, e fu Paolo a vederlo per primo. "Ciao Mario!", esclamò avvicinandoglisi e trascinandolo nel privè. Mario provò a fare resistenza. Sarebbe risultato troppo strano se si fosse voltato indietro e fosse fuggito via?
"Finalmente sei arrivato!", intervenne subito Rosita rivolgendogli un sorriso caldo. Come mai i loro amici gli stavano riservando quell'accoglienza? Forse anche loro riuscivano a percepire cosa c'era tra Claudio e Mario, e non riuscivano a capacitarsi del fatto che fosse sopraggiunta la fine. La fine di un'epoca, la fine di Claudio e Mario, quella storia che aveva rappresentato tanto per loro quanto per i loro amici, che li avevano sempre considerati inseparabili, il collante di quel gruppo un po' bizzarro e ben assortito.
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Non mi avete fatto niente
FanfictionOPERA PROTETTA DA COPYRIGHT. TUTTI I DIRITTI RISERVATI. Un avvenimento doloroso ha allontanato Mario e Claudio, due giovani ragazzi che si sono amati ardentemente. Nonostante le riserve Mario decide di tornare a Verona proprio in occasione del matri...