Si vive una volta sola. Talvolta si sbaglia, ed è proprio perché la vita è una che gli errori pesano così tanto. Si vive una volta sola, e l'importanza di alcuni momenti dipende dall'unicità di questa vita che può toglierti tutto e poi dartelo nel giro di un secondo.
Era a questo che stava pensando Mario quando sentì lo scatto del portone, e subito si fece spazio, di nuovo, nella sua vita, la presenza di Claudio.
Non ebbe il coraggio di alzare gli occhi per guardarlo. Non riuscì a pensare ad altro che al fatto che sarebbe morto, probabilmente, se avesse incrociato di nuovo i suoi occhi. Eppure era lì esattamente per quello. Così si fece forza e alzò il volto verso di lui.
Quell'attimo che racchiudeva tutti i segreti di quegli anni che non si erano rivelati, ma che potevano comunque leggere nello sguardo dell'altro, raccontava una vita passata a rincorrersi senza trovarsi mai per davvero.
La forza delle sensazioni che provò di fronte a Claudio lo stese. Era convinto di poter reggere, che alla fine avrebbe saputo come agire, ma forse non sarebbe stato così. Non c'era alcun modo per controllare le sue stesse emozioni quando si trattava di Claudio, e men che meno l'aveva in quella circostanza in cui si ritrovavano dopo tanto tempo distanti.
Claudio era stato la freschezza delle sue giornate, la spensieratezza di una vita trascorsa a cercare la serenità. Una serenità che senza di lui non esisteva, in fin dei conti.
"Ciao Claudio.", disse soltanto, come se in quella frase si potesse racchiudere tutta l'intensità di quel momento. Non ci sarebbero state comunque altre parole che avrebbero reso quello che lui stava provando dentro.
Avere lo sguardo di Claudio puntato nel suo lo scosse.
"Ciao."
E da quella voce non più sua provenne la certezza della sua distanza.
"Come stai?", si decise a chiedergli, perché era l'unica cosa che gli venisse in mente. E, dopotutto, l'unica che gli interessasse davvero.
Claudio rimase a qualche metro di lontananza, come indeciso sul da farsi. Avvicinarsi, andare via per sempre?
"Bene, Mario. E tu?", gli chiese alla fine.
Mario sorrise, ma non di gioia. Fu un sorriso di riconoscenza, perché anche se probabilmente a Claudio non interessava più sapere come stesse, o almeno non nei termini in cui lui avrebbe voluto, si sforzava a fingere di preoccuparsene.
"Anch'io. Per... per quanto possibile.", aggiunse. Non avrebbe detto la verità se avesse finto di star bene, e non intendeva affatto mentirgli. Era lì per la verità, l'unica in grado di salvarlo.
"Come mai sei tornato?"
Seppe in quel momento che non sarebbe stato facile rispondergli. Avrebbe dovuto fare i conti con i suoi occhi, incapaci di mentire. Col suo cuore che non la smetteva di martellargli nel petto. Avrebbe voluto rispondergli con la verità, ma non sapeva neanche se fosse in grado di ammetterla a se stesso.
Una risposta gliela doveva, comunque, e quindi cercò di essere il più convincente possibile. "Sono tornato per questioni di lavoro.", la scusa che aveva rifilato a tutti, ma a cui nessuno aveva creduto. Probabilmente neanche Claudio l'avrebbe fatto. "Perché, ti dispiace?", gli chiese poi, sottolineando quelle ultime parole per smorzare l'imbarazzo che si era creato, che lui stesso sentiva a dispetto del proprio carattere.
Claudio lo guardò dritto negli occhi senza un'ombra di esitazione. "A dire il vero sì."
Furono quelle parole a spiazzare Mario, a renderlo fragile come non si era ancora sentito da quando era tornato. Soltanto Claudio aveva quel potere.
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Non mi avete fatto niente
FanficOPERA PROTETTA DA COPYRIGHT. TUTTI I DIRITTI RISERVATI. Un avvenimento doloroso ha allontanato Mario e Claudio, due giovani ragazzi che si sono amati ardentemente. Nonostante le riserve Mario decide di tornare a Verona proprio in occasione del matri...