30 Ottobre 2021
Mario camminava nervosamente per la stanza. Era già pronto e osservava Claudio estrarre alcuni dei suoi vestiti dal borsone che aveva con sé. Non era più tornato a casa sua - e di Francesco - se non per prendere qualcosa che gli serviva di volta in volta. Mario era preoccupato da quando, la sera precedente, Francesco si era presentato da lui per chiedergli di Claudio. Non si era ancora arreso.
Non poteva biasimarlo, perché Claudio era una persona eccezionale, uno di quelli che ti riempie la vita e che, quando viene a mancare, lascia un vuoto incolmabile. Mario lo aveva provato sulla sua stessa pelle.
"Dobbiamo proprio andare?", chiese nervoso a Claudio che lo guardava dall'altra stanza con le braccia conserte, domandandosi probabilmente perché fosse così agitato.
Era bello averlo sempre intorno, tra le sue cose. Era bello sapere che anche lui sentisse la necessità di esserci, e che non avesse fatto marcia indietro rispetto al loro rapporto.
"Certo che dobbiamo andare. È il compleanno di uno dei miei migliori amici." Claudio non gli dava sconti.
Erano stati invitati entrambi al compleanno di Andrea, uno dei più cari amici di Claudio e Mario, anche se negli ultimi tempi, da quando si era trasferito a Glasgow, Mario non lo aveva più sentito così spesso. Era uno di quei rapporti che resistevano al tempo, nonostante le distanze.
"E allora perché deve venire anche Francesco?", chiese Mario agitato. Proprio non capiva le ragioni per cui, sebbene si fossero lasciati, Francesco occupava sempre un posto nella vita di Claudio e nel suo gruppo di amicizie.
"Perché negli anni sono diventati amici anche loro, Mario.", gli spiegò. "Non posso chiedergli di non invitarlo. E poi Andrea non se la sentirebbe mai di ritirare l'invito. Non sarebbe giusto. Al massimo dovrei essere io a non andare, se non volessi incontrarlo. Ma io non ho problemi a farlo."
Mario sorrise sarcasticamente. "Sì, certo. Non abbiamo problemi, è tutto normale, normalissimo. Incontriamo pure Francesco a questa festa del cavolo dopo che ce la siamo fatta alle sue spalle per tutto questo tempo!", gridò quasi Mario. Per un attimo pensò che Claudio si sarebbe arrabbiato, ma per fortuna gli sembrò ancora tranquillo. Lo guardò soltanto più intensamente, forse chiedendosi le ragioni di quella reazione. Mario non gli aveva parlato dell'incontro col ragazzo. Avrebbe voluto davvero farlo una volta tornato a casa, ma non aveva le forze per affrontare il discorso. Aveva paura di sentire determinate risposte. La verità era che la presenza di Francesco ancora lo spaventava.
"Mario, non ce la siamo fatta alle sue spalle. Gli ho omesso che sto da te e che... insomma, che siamo... che ci stiamo rifrequentando.", disse con difficoltà. Non avevano ancora definito il loro rapporto in nessun senso. Parlare di fidanzamento dopo che Claudio aveva appena terminato una storia alle soglie del matrimonio era forse azzardato, ma era così che si sentiva Mario, fidanzato.
"Ok...", gli concesse in un sussurro. "Capisco che per te è difficile dirgli una cosa del genere, e non vorrei mai forzarti a rivelarglielo se non ti senti pronto. Però non mi va neanche che lo frequentiamo e facciamo finta di niente. Come... come potremmo fare finta che non sia successo nulla?", gli chiese spaventato.
Si trattava di fingere che non ci fosse nulla tra loro, che non fossero tornati a vedersi. Si trattava di fingere un'indifferenza che lui non provava affatto, e non era sicuro di riuscire in questo intento. Non era neanche sicuro di volerlo fare.
"Non dobbiamo fingere, dobbiamo solo... omettere. Basta non stare appiccicati tutta la serata, Mario. Non è che non devi parlarmi.", gli disse Claudio lasciandolo interdetto.
"Ma secondo te è possibile che non se ne accorga?", chiese ancora preoccupato. Perché, per quanto potessero far finta di nulla, per quanto potessero fingere di non stare insieme, per quanto potessero ignorarsi, i loro occhi e i loro atteggiamenti avevano sempre parlato per loro, e anche gli estranei si erano sempre accorti del loro legame. Figurarsi se non l'avrebbe notato Francesco, che sarebbe stato particolarmente attento ai loro comportamenti.
"Non importa se si accorga che c'è qualcosa.", gli disse Claudio parandoglisi davanti e prendendogli il volto tra le mani. "Va bene che lo capisca. In fondo lo sa."
Mario gli sorrise, improvvisamente più tranquillo. Poteva leggere la sincerità e la sicurezza nei suoi occhi. Con Claudio non si era mai sbagliato in quel senso.
"L'importante...", continuò Claudio, "è che non sappia che abbiamo già intrapreso una relazione. Mario, non posso ferirlo così. Gli ho detto che avevo bisogno di tempo per stare da solo."
Mario l'osservò severo. "Gli hai riempito la testa di cazzate. Bastava essere un po' più sincero.", non poté fare a meno di sbottare. Per quanto provasse a fingere di essere sereno non riusciva ad esserlo per davvero.
"Sì, certo...", il suo tono era ironico e spento. "Dovevo dirgli Sai, Francesco, ti lascio a un passo dall'altare perché voglio stare con un altro. Mario, ma ragiona ogni tanto!"
Il ritmo del suo cuore rallentò. Per quanto sapesse che tra di loro ci fosse qualcosa di solido, che neanche il tempo era riuscito ad abbattere, si tranquillizzava soltanto quando si rendeva conto che anche Claudio avesse piena consapevolezza di quello che erano.
"E quindi cosa dobbiamo fare?", chiese Mario curioso sistemandosi l'ultimo bottone della camicia e osservando Claudio che, ancora a petto nudo, si era diretto nuovamente verso il borsone per cercare cosa indossare.
"Dobbiamo andare lì e fare finta di niente, Mario. Ci parliamo normalmente, ma non ci scambiamo effusioni o cose del genere. Ti sembra troppo difficile?", gli chiese quasi come fosse una provocazione.
"Sì, mi sembra difficile."
La risposta stupì Claudio che si voltò a guardarlo e poi, insieme, scoppiarono in una fragorosa risata. Non riuscivano ad essere arrabbiati. Lo erano stati per troppo tempo, e da quando si erano ritrovati qualsiasi discussione gli sembrava futile.
"Ma capirà qualcosa, comunque, se ci vedrà arrivare insieme in auto...", protestò.
In realtà Claudio aveva pensato anche a quello. Sarebbero arrivati insieme, certo, ma anche con Paolo e Rosita, che sarebbero passati a prenderli da lì a poco.
"No, se ci vede tutti insieme no Mario. E poi non ti ho detto che non deve capire o che è un problema se inizia a pensare qualcosa a riguardo. L'importante è che non glielo sbattiamo in faccia.", gli disse infilandosi una camicia bianca particolarmente sgualcita.
"Ma metti quella?", chiese Mario incredulo.
"Beh, sì. So che è un po' maltrattata ma ce l'avevo nel borsone e..."
"Da' qua.", gliela sfilò velocemente e si diresse nella stanza che aveva adibito a lavanderia. "Te la stiro un attimo."
Claudio gli sorrise e lo lasciò fare.
Una volta posizionato l'asse, però, Mario sentì due braccia calde cingerlo da dietro, e il mento di Claudio si poggiò sulla sua spalla.
"Sta' tranquillo, dai." La sua voce era soffice, vellutata. Così dolce non l'aveva mai sentito, neanche nell'ultimo periodo che stavano trascorrendo insieme. "Si tratta solo di una sera. Vedrai che finirà presto."
Mario lo sperava con tutto se stesso.
***
Salve a tutte, eccomi qui!
Mi fa strano che questa storia stia arrivando alla fine, so che mi mancherà. Non sono del tutto finiti i guai con Francesco, però, se guai li possiamo chiamare. Claudio non è chiaro con lui perché crede che nel farlo gli infliggerebbe un dolore gratuito, non necessario. È sicuro di ciò che lo lega a Mario. Voi siete dello stesso parere?
Torno presto, promesso.
Intanto vi dico che entro oggi posterò anche il secondo capitolo di Chiamami soltanto amore, per chi la segue.
Un abbraccio
Emma
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Non mi avete fatto niente
FanficOPERA PROTETTA DA COPYRIGHT. TUTTI I DIRITTI RISERVATI. Un avvenimento doloroso ha allontanato Mario e Claudio, due giovani ragazzi che si sono amati ardentemente. Nonostante le riserve Mario decide di tornare a Verona proprio in occasione del matri...