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7 Maggio 2025

Claudio chiuse di botto il libro quando un rumore insistente lo distrasse dalla sua lettura. Forse non era stata una buona idea quella di cominciare Delitto e castigo proprio quella sera. Si sentiva già inquieto per ragioni che non sapeva spiegarsi, e proprio pochi giorni prima aveva rivisto Match point di Woody Allen alla tv. Insomma, non credeva che il suo stato d'animo potesse peggiorare, e invece era stato proprio così. Come se non bastasse il fatto che il citofono avesse cominciato a suonare distraendolo dalla sua appassionata lettura – nonostante il turbamento – lo aveva infastidito ancora di più.

Si alzò dal divano controvoglia e si diresse verso il citofono. Chi poteva essere a disturbare la sua serata tranquilla?

Da quando Francesco non viveva più con lui era diventato un lupo solitario. Gli piaceva stare solo e per nessun motivo gradiva intromissioni nel suo mondo. A meno che non si trattasse di Paolo.

Infatti, quando rispose al citofono e lo raggiunse la stanca voce del suo amico si sentì subito meglio. Non sarebbe stato poi così male chiacchierare per un po' davanti ad una birra. Si sentiva terribilmente solo, e sapeva che nulla avrebbe potuto migliorare la sua condizione. Era crollato in uno stato di apatia che non conosceva precedenti. Come se la sua vita non contasse più nulla. Come se la vivesse per inerzia, preso soltanto dal suo lavoro. Neanche le uscite occasionali erano riuscite a distrarlo dal suo stato di apatia. Ci aveva provato. Non fino in fondo, doveva ammetterlo. Non ci aveva mai creduto davvero, eppure si era concesso qualche uscita con qualche collega che gli faceva la corte, o qualcuno conosciuto in un pub. Eppure non era mai andato oltre la seconda uscita, perché si rendeva subito conto di non volere assolutamente un contatto particolarmente intimo con nessuno di quelli che aveva conosciuto.

Era chiaro, ormai, che il problema riguardasse lui e non quei poveri ragazzi che cercavano di conquistarlo con ognuna delle armi a loro disposizione. Era evidente che Claudio non fosse pronto, o meglio che proprio non volesse avere un contatto troppo intimo con qualcuno. Un contatto che andasse oltre il sesso. E anche in quello era stato particolarmente apatico. Non era capitato che una manciata di volte nel corso di quegli anni.

L'assenza di nonna Lia si era fatta sentire molto più del previsto. Claudio era sicuro che, se ci fosse stata lei, avrebbe saputo come comportarsi, come tirarlo su. In fin dei conti era l'unica che l'avesse mai realmente capito. O, almeno, era quello che Claudio si raccontava, non potendo conoscere nel profondo i pensieri di nonna Lia e il suo stato d'animo da quando non c'era più. Il loro rapporto si era perfino intensificato negli ultimi anni. Come se, da quando aveva scoperto della malattia che l'avrebbe portata nel giro di pochi anni alla morte, si sentisse quasi in colpa nel sapere che lo avrebbe lasciato solo. Sua nonna si rammaricava per il fatto che Claudio fosse ormai adulto e non avesse un compagno che si prendesse cura di lui. Un compagno di cui lui stesso avrebbe dovuto prendersi cura.

Sapeva tutto, eppure non era semplice affrontare la realtà dei fatti: tutte le persone che al mondo più lo conoscevano non erano più al suo fianco.

Claudio si ritrovava a trentaquattro anni completamente solo, molto più che da ragazzo. Molto più di quanto aveva sempre immaginato che sarebbe stato a quell'età. Eppure sentiva che fosse quello il suo destino.

Quando vide Paolo arrivare con un cipiglio indecifrabile sul volto, però, non poté fare a meno di sorridere, perché era proprio il suo amico a rendere meno solitaria la sua vita di solitudine. La sua presenza era per lui fondamentale. Poteva considerarlo l'unico di cui potesse mai fidarsi ciecamente, oltre ai componenti della sua famiglia. Paolo era forse più di una famiglia, per lui. Da quando aveva perso Lia sentiva che fosse l'unico disposto ad accettare la sua natura, a stargli accanto per ciò che era.

"Clà, non ho buone notizie da darti."

La sua voce sembrava tremare di un fremito malcelato.

Alzò le spalle come per sottolineare che nulla lo potesse colpire. Non più.

"Io non so come la prenderai.", continuò l'amico chiudendo la porta e facendo ingresso nel salotto di casa di Claudio. Camminò avanti e indietro per qualche secondo infilandosi le dita tra i capelli.

"Non so come dirtelo.", gli rivelò alla fine.

Claudio iniziava a spaventarsi. Quel comportamento non era da Paolo. "Fallo e basta, Paolo. Fallo."

Aveva come un presentimento. Se c'era quel nervosismo così consistente, quasi tangibile, allora non poteva che trattarsi di Mario. Solo il suo ex lo spaventava così tanto, e solo la paura che si allontanasse ancora più di quanto non avesse già fatto, e sparisse persino dai suoi ricordi, gli poteva fare più male di qualsiasi altra cosa.

E, infatti. "Mario è qui."

Era questo ciò che Claudio aveva sempre temuto da una vita. Il giorno in cui Mario, per qualsiasi motivo, sarebbe tornato e gli sarebbe toccato incontrarlo, magari per strada, magari per caso, e dover fare finta di niente.

"È qui da una settimana, anzi. È..." sospirò come in cerca delle parole. "È cambiato, quasi irriconoscibile." Claudio avrebbe voluto conoscere tutto, anche i particolari di quell'incontro. Avrebbe voluto sapere ogni cosa. Come era vestito? Che taglio di capelli aveva? Era dimagrito? Stava bene? Aveva messo su massa muscolare? Che espressione aveva? Avrebbe voluto tanto sapere in cosa il suo Mario fosse cambiato, ma sapeva di non averne il diritto. Non più, almeno. E non voleva neanche che Paolo sapesse quanto ancora lui fosse debole rispetto all'argomento. Non voleva concedere agli altri il privilegio di leggergli dentro, di leggere nei suoi sentimenti. Avrebbe conservato la storia di lui e Mario per sempre dentro di sé, senza regalarla a nessuno, neanche al suo miglior amico, che lo conosceva però talmente bene da non aver bisogno che lui parlasse per conoscere i segreti del suo cuore.

Claudio non chiese niente, comunque. Continuò a rimanere in silenzio sperando che Paolo sarebbe sceso nei dettagli come infatti fece.

"Ci siamo incontrati al bar in piazza e... e niente, lui era solo al bancone a prendere il caffè. Mi sono avvicinato io, abbiamo cominciato a parlare e mi ha raccontato anche perché è tornato in Italia."

Claudio sospirò, convinto che non avrebbe voluto conoscere la risposta che Paolo stava per dargli, ma senza riuscire ad impedire a se stesso di formulargli la domanda che gli ronzò in testa in quel momento.

"Perché è tornato?"

E fu allora che cambiò tutto.

"La settimana prossima si sposa."







***

Eccomi qui con un nuovo capitolo.

So che in questo periodo non sono molto veloce con gli aggiornamenti, ma ho da dire a mia discolpa che è molto difficile, per me, scrivere.

Ci sono cose che non riesco più a fare con la stessa naturalezza che ha caratterizzato i mesi e gli anni scorsi. A volte sento di aver bisogno di una pausa, ma poi penso a queste storie, a tutti voi che ancora mi leggete, e mi dico che devo farcela, devo farlo per voi.

Spero possiate apprezzare.

Torno presto col prossimo capitolo, e anche con Chiamami soltanto amore e Al posto suo.

Vi voglio bene,

Emma 

Non mi avete fatto nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora