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5 Novembre 2021

La mancanza era asfissiante.

Claudio credeva di aver disimparato a respirare. Non riusciva neppure a mettere due parole una dietro l'altra. Aveva solo voglia di scomparire, dentro una consapevolezza sempre più forte. Per quanto Francesco non costituisse più un problema, il problema era Mario. Mario e la sua instabilità. Mario e il fatto che non riuscisse a fidarsi di loro due, del loro rapporto. Ed era un problema al quale non si riusciva a trovare una soluzione, perché nonostante gli anni che erano passati continuava a persistere, e probabilmente ci sarebbe sempre stato.

Claudio aveva paura di quello che erano diventati, di come stavano insieme, del fatto che non riuscissero più a riconoscersi, a capirsi. Era convinto che in uno strano modo soprannaturale si sarebbero amati sempre, ma era anche certo che non sarebbero riusciti a farlo nella loro vita di tutti i giorni.

Quindi, nonostante la mancanza asfissiante, non lo aveva più richiamato e non l'avrebbe fatto. Era stato Mario ad andar via mentre lui aveva cercato di fare di tutto per trattenerlo senza risultato. Così, alla fine, doveva arrendersi all'unica verità che gli sembrava palese: Mario non riusciva a fidarsi del loro rapporto e di lui. Credeva, chissà come, che con Francesco non avesse chiuso perché gli stava nascondendo un sentimento, e che non l'avrebbe più fatto, in verità. Claudio, al contrario, infatti, lo conosceva bene, e sapeva perfettamente cosa stesse passando nella sua mente. Mario non era cambiato di una virgola. Non sarebbe più cambiato.

Fu per questo che, mentre era intento a lavare i piatti della sera, si sorprese del fatto che qualcuno avesse bussato al citofono, figurarsi se avrebbe mai immaginato che fosse Mario.

Eppure quando si sporse dal balcone dal quale poteva spiare con facilità il cancelletto esterno ebbe quasi un mancamento nel notare che Mario fosse proprio lì. E non si spiegava come, ma quando si trattava di lui tutte le difese crollavano irrimediabilmente. Tutti i giorni difficili, tutte le angosce degli ultimi istanti erano spariti.

Senza neanche chiedere chi fosse, perché ormai non era necessario rispondere al citofono, fece scattare il cancello premendo il bottone adibito e si diresse verso la porta per aprirla.

E poi contò i secondi che lo separavano da Mario.

Uno... due... tre...

Il rumore dei piedi scalzi di Mario sul parquet quando si alzava al mattino. Il modo che aveva di farsi la doccia lasciando l'acqua ovunque nel bagno. Il movimento delle sue mani quando parlava. Il suo modo di sbadigliare quando aveva sonno ma cercava di non addormentarsi perché voleva terminare di vedere il film che stavano dando alla tv.

Tutti i ricordi dell'ultimo periodo si susseguivano rincorrendosi e non dandogli scampo.

Cinque... sei... sette...

I secondi che li tenevano divisi sembravano dilatarsi. Eppure erano passati giorni. Claudio sentiva che non avrebbe sopportato un solo minuto di più lontano da Mario.

Finalmente alcuni passi, e poi la porta che si chiudeva. Claudio era di spalle, non riusciva neanche a voltarsi, ma sentiva il suo respiro.

Non sapeva perché, ma bastò quello per tranquillizzarlo. Con Mario gli ci voleva davvero poco per stare meglio.

"Clà...", gli disse per chiamarlo, e così non poté fare a meno di voltarsi.

Lo fece quasi controvoglia, perché avrebbe preferito cristallizzare quell'istante. Ma non poteva sottrarsi dal richiamo di Mario.

Non mi avete fatto nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora