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Nonostante la cena fosse stato un completo disastro Mario era più tranquillo rispetto alla situazione con Claudio. Aveva esagerato, certo, ma quello era stato anche un modo per comprendere quanto effettivamente tenesse a lui, e l'altro non lo aveva deluso. Era geloso, così tanto da non essere riuscito a nasconderlo. Mario si sentiva veramente invincibile. C'è un potere segreto che soltanto l'amore ti sa dare, e lui si sentiva esattamente in quella maniera.

Una volta più consapevole del sentimento che l'altro provava per lui si sentiva libero di agire come meglio credeva, senza aver sempre la paura di perderlo.

Quando uscirono dal ristorante si sentì lo sguardo di Claudio puntato addosso, ma ormai aveva deciso di giocare fino in fondo. E poi doveva accompagnare Dario a casa, quindi pensò che non avrebbe fatto male a tirare ancora un po' la corda.

Per quanto non volesse far del male a Claudio accertarsi che l'altro continuasse a rimuginare sulla situazione per poi prendere una posizione non sarebbe stato sbagliato.

Entrò in macchina con Dario che prese posto sul sedile del passeggero e, in silenzio, mise in moto.

Si sentì osservato da uno sguardo indagatore, ma non chiese niente. Preferì il silenzio, sapendo che anche parlando non avrebbe mai potuto riempire certi vuoti.

"Come va?", gli chiese però l'altro a un certo punto. "Sei silenzioso."

"Sì, sono un po' stanco.", ammise Mario. Era ancora arrabbiato con Claudio per esser stato trattato male qualche ora prima, quando lo aveva mandato via non appena aveva saputo di Francesco.

Non riusciva ad accettare che l'altro avesse ancora ascendente su Claudio e, soprattutto, che avesse un ruolo nella vita di quello che ormai considerava il suo compagno. Erano stati insieme, e sebbene non avessero definito in alcun modo il loro rapporto lui lo sentiva comunque parte di sé. Come poteva Francesco addurre qualche pretesa su di lui? Non l'avrebbe mai accettato.

"Mi spiace. Spero che ti abbia fatto piacere la mia compagnia.", disse Dario affacciandosi nella sua direzione e cercando di guardarlo. A Mario quella conversazione cominciava a non piacere. Che avesse frainteso il suo atteggiamento?

"Certo, non ti avrei invitato se non mi avesse fatto piacere.", si costrinse a dire però per essere cortese. In effetti l'unica cosa che desiderava in quel momento era tornare a casa, farsi una doccia e lanciarsi sotto le coperte. Non ce la faceva più a sostenere quello sguardo indagatore, né era contento di rispondere alle sue domande.

"Ne sono felice perché...", provò Dario che gli apparve leggermente titubante. "Non vorrei mai forzarti in qualche modo. Vorrei che tutto ciò che avverrà tra noi sia naturale."

Mario si voltò a guardarlo attonito. Nonostante stesse ancora guidando non poté farne a meno. Comprese subito che, col pensiero, Dario fosse andato molto più in là di quanto avrebbe dovuto.

"In che senso?", si decise quindi a chiedergli.

Dario si grattò la nuca imbarazzato mentre Mario tornò con lo sguardo sulla strada. Non poteva avergli lanciato dei segnali contrastanti. Era evidente che ci fosse qualcosa con Claudio, e lui stesso se n'era accorto in un'altra occasione simile. Come poteva pensare che potesse esserci un risvolto differente tra loro due?

"Ho capito a cosa stai pensando, Mario.", si difese lui. "E no. Non sono pazzo. Tu mi piaci veramente, mi piaci molto più di quanto dovresti.", confessò togliendogli ogni dubbio. Era proprio come pensava. "Eppure non sono neanche stupido. So di non avere speranze con te. Non per adesso, perché ora sei innamorato perso di qualcun altro."

Non mi avete fatto nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora