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26 Settembre 2021

Erano giorni che era fermo allo stesso punto. Non era di nessun aiuto ad Alessandro e Dario. Anzi, la presenza del nuovo collega si era resa necessaria a causa delle sue inadempienze. Non era colpa sua.

Ci sono momenti, nella vita, in cui sei così preso da tutto quello che sta succedendo che non riesci a pensare ad altro. Ci sono momenti in cui sai di poter perdere tutto, quelli in cui sei in bilico tra la vita e la morte, quelli in cui si deciderà il tuo futuro. Momenti in cui il dolore è così grande che non lascia spazio per nient'altro.

Mario si mosse sulla sedia in difficoltà. Non aveva idea di come proseguire e, di nuovo, la sua mente era volata verso altri pensieri, altre situazioni, altri luoghi. Pensandoci, non faceva altro in quel periodo. Neppure quando gli sembrava che stesse facendo altro.

Continuava a pensare e ripensare a ciò che stava accadendo, alle parole di Claudio, alla possibilità che davvero rinunciasse a sposarsi. Poteva trattarsi della verità? Non ne era convinto o, per lo meno, non voleva convincersene, perché sarebbe stato troppo duro dover accettare che non fosse così. Quindi alla fine si era imposto di non pensarci, di lavorare. Di smettere di vedere sempre Claudio in ogni gesto, in ogni situazione. Ma non era affatto facile. Non riusciva a farlo, perché Claudio ormai si era insidiato in lui, prima piano e lentamente, poi occupando sempre più spazio. Come una spina che diventa una trave.

Si era comunque sforzato di non pensarci, quel giorno. Aveva riposto il cellulare nella borsa, ad esempio, e non si era permesso il lusso di controllarlo, né di avere la tentazione di far partire una chiamata o inviare un sms. Quando si rese conto, però, che non stava combinando niente, recuperò il cellulare dalla borsa e, nell'estrarlo, per poco non gli venne un colpo. Sul display campeggiava l'icona che annunciava la presenza di alcune chiamate in entrata a cui non aveva avuto modo di rispondere, e quella degli sms. Seppe subito che si trattasse di Claudio, come se un presentimento a cui non sapeva dare un nome si fosse improvvisamente impossessato del suo corpo. Era così. Era Claudio.

Aveva ricevuto cinque chiamate e un sms da lui. Lo aprì col cuore in gola, mentre la testa prendeva a vorticargli. Perché aveva provato a telefonargli per ben cinque volte?

L'sms era asciutto: Chiamami.

E Mario lo fece subito. Afferrò il cappotto e la borsa senza neanche curarsi di spegnere il pc e si precipitò fuori per avere la giusta privacy per la telefonata.

"Devo andare.", sussurrò ad Alessandro e Dario per poi salutarli con un cenno.

Uscì dall'ufficio mentre già stava telefonando, e dopo appena due squilli Claudio gli rispose.

Comprese subito che qualcosa non andasse.

"Pronto..." La voce di Claudio era un sussurro spezzato. Era accaduto qualcosa, e l'angoscia non lo lasciava in pace. Doveva sapere.

"Clà?", chiese provando ad essere vago e a rivolgersi a lui con tono docile.

Dall'altra parte sentì solo un respiro affannato e poi un ringhio. Dio santo, cosa succedeva?

"Claudio?", chiese ancora seriamente preoccupato. Non riusciva a comprendere cosa stesse accadendo, e non riconosceva Claudio in quel comportamento.

"Claudio, che sta succedendo?"

"N... non...", la voce di Claudio era un sussurro flebile. "Non riesco a respirare."

E improvvisamente capì. Lo fece solo perché sapeva di cosa si trattasse, avendolo vissuto in prima persona.

Non mi avete fatto nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora