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22 Settembre 2021

Quando Claudio aveva deciso di sposarsi si era immaginato di arrivare a qualche settimana prima dal matrimonio entusiasta e sollevato. Aveva delegato la maggior parte del lavoro a sua madre. Si sa che i matrimoni sono affari da donna, e due uomini insieme non sarebbero riusciti a organizzare neanche una festa di compleanno. Eppure si era sentito leggero e in pace con se stesso, in un momento che gli sembrava però lontanissimo. Ormai non riusciva più a gestire quelle sensazioni che aveva a lungo tenuto sopite dentro di sé. Per quanto tempo avrebbe potuto continuare in quel modo? Sospirò mentre la sarta infilava l'ultimo ago nel tessuto del pantalone per definire la piega.

"Come stai?", gli chiese con un cipiglio preoccupato. Lo conosceva da tanti anni, era amica di sua madre, e sapeva perfettamente che in quella situazione non si sentisse a suo agio. Bastava guardarlo un attimo per capirlo.

"Bene", disse però. Naturalmente non poteva fare altrimenti. Non poteva riversare su di una persona quasi estranea, sebbene amica da tanti anni di sua madre, tutte le angosce che nell'ultimo periodo gli stavano togliendo il sonno.

"È un po' agitato", rispose sua mamma per lui, salvandolo come sempre da tentativi indiscreti di conoscere particolari che non era disposto a spiegare. Sapeva di non poter dissimulare una serenità che non gli apparteneva.

Con Francesco le cose non andavano splendidamente. Era una conseguenza di ciò che provava per Mario, di ciò che era accaduto di recente, ma anche della reazione che Francesco aveva avuto accorgendosi di quella distanza. Non lo aveva avvicinato, non si era preoccupato di comprendere cos'avesse. Forse aveva un presentimento tanto forte che lo aveva bloccato. O, probabilmente, era anche lui completamente sopraffatto dall'idea di sposarsi e non riusciva a gestire le proprie emozioni. Claudio non riusciva più a capirlo fino in fondo.

Si voltò verso sua madre in cerca di appoggio. Trovò quello sguardo che lo aveva sempre rassicurato nei momenti difficili.

Si rese conto che l'amica si era allontanata da loro e si era diretta verso la macchina da cucire quando sua madre lo raggiunse con il volto preoccupato, attraversato da un'ombra nera.

"Che cos'hai?"

Claudio sapeva che prima o poi quella domanda sarebbe arrivata. Sua madre lo conosceva troppo per non accorgersi che qualcosa non andasse. Eppure non era pronto a dirlo, non a lei che gli avrebbe forse dato il consiglio giusto che lui, al momento, non voleva sentire. Voleva continuare a sbagliare, ma farlo con la sua testa, a suo modo e alle sue condizioni.

"Niente, mamma.", disse scrollando le spalle per minimizzare. Sapeva che non sarebbe bastato, eppure non poté fare a meno di pensarci.

La signora Margherita, però, non gliel'avrebbe fatta passare tanto facilmente. Gli prese il mento con una mano e gli alzò il volto. "Claudio, io sono tua madre. Puoi dirmi tutto, lo sai. Non ti giudicherò, non l'ho mai fatto."

Claudio sapeva che sua madre l'avrebbe capito. Avevano sempre avuto un rapporto speciale, fatto di complicità e molti silenzi. Erano anni, però, che Claudio non la sentiva vicina come in quel momento.

"Sono solo un po' spaventato.", le disse cercando di non esagerare per non riversarle addosso troppe preoccupazioni. Sapeva che sua madre apprezzava molto Francesco e gli voleva un bene sincero, ma era sempre stata scettica rispetto a quel matrimonio. Temeva che fosse il modo di Claudio di fuggire ad un sentimento che ancora lo tormentava. Naturalmente non era proprio così. Claudio si era innamorato di Francesco per davvero, e lo aveva amato in un modo che non aveva mai sperimentato con Mario. Credeva di meritare quella serenità, voleva quello per la sua vita. Eppure si rendeva conto che quando era al cospetto di Mario, allora come in passato, spariva tutto, persino Francesco.

"C'entra Mario, vero?", chiese sua madre che, come al solito, non aveva avuto bisogno di troppe parole.

"C'entra sempre Mario.", si lasciò sfuggire.

La signora Margherita sospirò e poi gli passò una mano tra i capelli sudati portandoglieli indietro. "Non sei più sicuro di volerti sposare?", gli chiese quindi dolcemente. Nel suo sguardo c'era paura, ma anche consapevolezza. Claudio non avrebbe dovuto aver paura di confidarsi con lei.

Eppure c'era ancora qualcosa che lo bloccava. Dirlo ad alta voce avrebbe significato renderlo troppo reale, e lui non era ancora pronto.

"Certo che mi sposo.", disse quindi alla fine. "Mi sposo eccome."

Si scrollò di dosso lo sguardo preoccupato di sua madre e si diresse nella stanza adiacente in cui aveva lasciato i suoi vestiti. Si ricambiò in fretta e tastò la tasca dei jeans per poi estrarvi il cellulare.

L'icona di un messaggio richiamò la sua attenzione. Un presentimento lo colse alla sprovvista. Ultimamente qualsiasi cosa facesse gli ricordava Mario.

Aprì il messaggio e lo lesse.

È stato bello ieri.


***

2 Marzo 2017

Erano già dieci minuti che Claudio era in attesa di Francesco.

Sbuffò sonoramente sgranchendo le gambe e si posizionò meglio al posto del guidatore. Era frustrato. Se avesse potuto avrebbe cominciato ad attaccare il clacson e avrebbe disturbato tutto il vicinato. Francesco si faceva attendere sempre. Aveva tante qualità, ma tra queste non vi era la puntualità.

E Claudio ultimamente stava sviluppando nei suoi confronti un senso di insofferenza che lo portava a guardare ai suoi difetti in maniera eccessivamente negativa.

Continuò ad osservare la strada deserta, data l'ora tarda, e si chiese come potesse trovarsi in quella situazione, se la sua mente e il suo cuore erano da tutt'altra parte.

Mario gli mancava ancora. Gli mancava sempre, e non c'era cura per quel sentimento di disagio che gli opprimeva il petto. Non sapeva come reagire, perché Mario non gli dava possibilità di scelta. Lo aveva respinto come sempre. Lo aveva umiliato come sempre.

Forse era sbagliato legarsi a qualcun altro solo perché non poteva avere Mario, ma Claudio era fatto così. Aveva sempre bisogno di avere qualcuno al suo fianco.

Aveva bisogno di sentirsi amato, di sentirsi al sicuro. Nonostante non provasse per Francesco lo stesso sentimento irrazionale che aveva sempre provato per Mario e che ancora lo tormentava, sentiva per lui un affetto tenero e sincero, che col tempo avrebbe potuto trasformarsi in qualcosa di più.

D'altra parte Mario non c'era per lui, non ci sarebbe stato.

Con quel pensiero nella testa si dipinse un sorriso forzato vedendo spuntare Francesco in lontananza.


***

Lo so, è un capitolo breve e di passaggio, ma prometto che pubblicherò presto il successivo che sto già scrivendo. A volte anche questi capitoli sono importanti per comprendere i pensieri di uno e dell'altro e per sciogliere determinate dinamiche.

Vi voglio bene sempre, siete fantastiche.

Emma

Non mi avete fatto nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora