Epilogo

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3 Novembre 2030

Buchanan street era soleggiata quella mattina. Strano che il tempo fosse così sereno nonostante fosse Novembre.

Claudio non conosceva bene quelle zone, in realtà. Era stato a Glasgow poche volte, e mai per visitarla. Anche in quel caso non era lì per vedere la città, ma per un motivo che portava un nome ben preciso.

Non sarebbe mai riuscito ad ammettere fino in fondo quanto ciò che stava facendo lo sconvolgesse, ma era veramente spaventato. Era passata un'eternità. La sua vita era cambiata. Lui stesso era diventato un'altra persona, solo un'ombra sbiadita del lui del passato.

Eppure, nonostante tutto, esistono degli amori che, anche se non consumati mai fino in fondo, restano dentro come fossero una parte stessa della nostra persona, come un braccio, una gamba, o anche qualcosa di più intimo, conservato all'interno delle nostre viscere, che nessuno può vedere.

Claudio aveva serbato il ricordo di quello che aveva provato per Mario come una delle cose più preziose che aveva. Non s'illudeva di poter provare qualcosa di simile per qualcun altro. Sapeva di non dover ambire a tanto, e dopo tanti anni di relazioni e solitudini aveva rinunciato a sostituire Mario, a rimpiazzarlo con qualcun altro. Non c'era nessuno che avrebbe potuto riempire i vuoti, le voragini che si erano aperte nel petto di Claudio. Aveva imparato a convivere con la solitudine e pensava di star bene da solo, finalmente.

Aveva avuto solo una relazione abbastanza lunga, in quei cinque anni, ma non era durata che un paio d'anni, e anche al tempo Claudio già sapeva che sarebbe finita.

A quarant'anni aveva perso le speranze di creare una relazione a lungo termine. Per qualche ragione non riusciva mai a legarsi, e dopo Francesco non c'era stato nessuno che aveva pensato di sposare.

Di Mario e Aiden non sapeva nulla da un po'. Dopo che si erano sposati aveva deciso di chiudere con lui ogni tipo di rapporto, e così aveva fatto anche con Valentina, l'unica persona rimasta nella vita di entrambi. D'altra parte Paolo, essendo suo amico, aveva smesso di sentire Mario, come aveva fatto anche negli anni precedenti, quando si erano allontanati la prima volta. Eppure, nonostante la lontananza anche geografica, Claudio sentiva sempre un nodo stringergli il petto, tirarlo, tenerlo ancorato ad un passato che non riusciva proprio a superare. Di tanto in tanto l'immagine di Aldo gli tornava alla mente. Non sapeva se fosse proprio quella presenza fissa nel suo cuore a non permettergli di dimenticare Mario. Quando voleva essere ottimista si convinceva di questo.

Continuò a camminare per le strade assolate di Buchanan street cercando un indirizzo che aveva segnato sul suo orologio digitale. Pigiando su qualche tasto dell'orologio fece partire una chiamata. Immediatamente il suo auricolare s'illuminò all'interno dell'orecchio destro, lì dove lo aveva lasciato, e partì la chiamata.

"Claudio?", gli rispose una voce familiare.

Il peso di quanto stava accadendo gravava sul suo cuore. Si chiese perché lo stesse facendo senza riuscire a darsi una risposta. Forse era ancora in tempo per fare marcia indietro e per cambiare idea. Forse avrebbe potuto evitare questo incontro. Il fatto era che non era sicuro di volerlo.

Era volato fino a Glasgow convinto di voler rivedere Mario, ma in quel momento non gli sembrava proprio un'ottima idea.

"Pà...", cominciò Claudio sussurrando il nome del suo amico come a volersi aggrappare a qualcosa. Era patetico. A quarant'anni si sentiva ancora un ragazzino quando si trattava del suo primo amore. Primo e unico, a dire il vero. "Sei sicuro dell'indirizzo?"

"Sì, Claudio, l'abbiamo controllato ottocento volte, è questo. Perché?"

"Non riesco a trovare l'appartamento. Sono qui, o almeno dovrei esserci."

Non mi avete fatto nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora