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"Che ci fai qui?", chiese Claudio ancora frastornato da quello che stava accadendo.

Mario, di fronte a lui, lo guardò quasi interdetto. Si rese conto che, in quel modo, la domanda suonò male.

"Ci...cioè, come mai mi hai seguito?", provò ad aggiustare il tiro anche se, come sempre, temeva Mario e le sue reazioni e sapeva che probabilmente avrebbe dovuto faticare tanto per ottenere quantomeno un confronto civile.

"Tu che dici, Claudio?", gli chiese Mario retoricamente. "A te sembra normale quello che sta succedendo?

In effetti la situazione era difficile, ma Claudio questo lo sapeva già. Sapeva quanto l'altro temesse le difficoltà del loro rapporto e il ruolo di Francesco e, nonostante questo, non era riuscito ad allontanarlo come forse avrebbe dovuto. Non riusciva ad infliggere del dolore gratuito a Francesco, quella era la verità.

"So che non è facile, Mario.", gli spiegò alzando le spalle ed estraendo una sigaretta dal pacchetto per poi accenderla. "So che in questo momento vorresti uccidermi, e forse hai ragione." Cominciò a fumare nervosamente guardando il volto ferito e deluso del suo fidanzato. "So che dovrei essere più deciso, che dovrei spiegare a Francesco come stanno le cose, ma non me la sento ancora."

Mario lo guardò serio, sicuro. Claudio non lo aveva più visto così ultimamente.

"Forse perché non sei sicuro di quello che vuoi.", gli disse, sconfitto.

E quella era una vera e propria eresia. Mario sapeva benissimo cosa ci fosse tra loro e quanto difficile fosse stato per lui mandare a monte un matrimonio organizzato fin nei minimi dettagli. Aveva rinunciato a una vita tranquilla e sicura pur di stare con Mario, e non se ne pentiva. Non poteva pentirsi dell'unica cosa sensata della sua esistenza, ma nonostante questo stava male per quello che era successo con Francesco. Non si riconosceva nel ruolo del cattivo, non riusciva a sentirsi se stesso.

"Evidentemente tutto è più importante di me.", disse Mario allora, gli occhi fermi di una freddezza disarmante. Era come se si fosse messo su una corazza impenetrabile che non sarebbe più riuscito a scalfire, o almeno non in quella maniera, non in quel tempo.

"Non dire cazzate.", gli si parò davanti avvicinandosi. Inebriato dal suo profumo poteva soltanto vedere, oltre la stanchezza del suo sguardo, una scintilla che non seppe riconoscere. Aveva paura di perderlo, forse per la prima volta da quando era tornato. Sarebbe stato davvero in grado di lasciarlo andare? "Lo sai quello che provo, non è per questo che non ci ho parlato."

"E allora perché, sentiamo?", chiese con un'aria ancora dura, forse come Claudio non l'aveva mai visto. Quel Mario lo spaventava, non gli sembrava neanche il suo Mario. Era qualcuno che non riconosceva l'importanza del loro sentimento, che era disposto a credere che fosse possibile cancellarlo. Come poteva pensarlo?

"Mario, te l'ho detto mille volte, non è il momento."

"E quando arriverebbe questo momento? Quando io mi sarò già stancato?", lo provocò. Non gli era parso mai vero come il quel momento. Mario gli stava dicendo che probabilmente si sarebbe stancato di lui, e lui non stentava a credere a una cosa del genere. Era tipico di Mario, del suo modo di reagire alle difficoltà. Se chiudeva gli occhi poteva già vederlo all'orizzonte.

"Non puoi dirmi così, Mario. Ti ho chiesto solo un po' di tempo, un po' di pazienza. Non mi sembra che stiamo male.", provò a farlo ragionare. In fin dei conti era da lui che tornava ogni sera, e in queste ultime settimane erano stati benissimo. Vivevano praticamente insieme e avevano ritrovato un'intimità e una fiducia che sembravano perse per sempre. Eppure a Mario sembrava non bastare

Non mi avete fatto nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora