22 Settembre 2021
Era arrivata la sera. Le giornate a Claudio sembravano interminabili, ma in qualche maniera correvano anche troppo velocemente così che il tempo sembrava sfuggirgli dalle dita, e più provava a trattenerlo più lo perdeva.
Non sapeva se fosse meglio che l'agonia di quell'ultimo periodo finisse in fretta, o che il tempo si fermasse lasciandogli la possibilità di prendere una decisione consapevole. Aveva paura di perdere tutto quello che con costanza e fatica aveva costruito. Il rapporto con Francesco era certamente in una fase difficile, ma tutti gli amori possono attraversare fasi difficili. Certo, se avviene quando stai per sposarti è un bel problema, ma Claudio confidava nel fatto che fossero sempre stati d'accordo, sempre in sintonia. Avrebbero ritrovato la serenità che avevano perso. Si sarebbero riappropriati della vita che stava scivolando via.
Eppure in quell'istante non ce la faceva a pensare a Francesco. Riusciva solo ad immaginare gli stati d'animo di Mario e a chiedersi come stesse vivendo il loro riavvicinamento. In fondo, nonostante tutto, nonostante le difficoltà e gli scontri, Mario aveva sempre pensato che, da qualche parte nel mondo, avrebbe trovato Claudio ad attenderlo, pronto a perdonargli qualsiasi cosa, a dare tutto per lui. E in effetti era vero. Claudio ci sarebbe sempre stato per Mario, ma in quel preciso momento della sua vita doveva pensare a salvare se stesso.
Salvarsi, comunque, significava non perdere Mario. Non gli aveva risposto a quel messaggio, non sapeva come farlo. Aveva deciso di ignorare il battito forsennato del suo cuore a quel richiamo, ma sapeva che non sarebbe stata una buona idea.
Sentiva di essere sul punto di scoppiare da un momento all'altro, come se qualcosa volesse esplodere dentro di lui. Una verità, una bugia. Qualcosa che si portava dentro da così tanto tempo che stentava a definirla.
Senza rendersene conto, quindi, si mise in macchina e guidò verso casa di Mario. Non era da lui agire d'istinto, ma quando si trattava di lui aveva sempre lasciato parlare ciò che lo stomaco gli suggeriva senza farlo passare per il cervello, o se ne sarebbe pentito, lo sapeva.
Anche il quel caso spense il cervello e guidò verso casa di Mario convinto che tutto ciò che era così enorme nella sua testa sarebbe diventato risolvibile una volta uscito fuori e trasformatosi in parole.
Parcheggiò alla meglio e col cuore in gola si diresse verso casa di Mario per poi citofonare. Nell'attesa si accese una sigaretta per smorzare la tensione. Aspirò un paio di tiri a pieni polmoni e si sentì mancare l'aria. Ogni volta che doveva vedere Mario era sempre così. Lui era in grado di rubargli anche il respiro. Lo piegava con la sua presenza, ma sembrava non accorgersene mai. I secondi sembravano essersi trasformati in ore che pesavano come macigni. Per quanto ancora avrebbe dovuto aspettarlo? Gli aveva già dedicato tutta una vita.
Ma Mario sarebbe tornato sempre da lui in ogni caso, e lo seppe quando sentì la sua voce e non riuscì a trattenere un sorriso.
"Chi è?"
"Sono io."
"Io chi?", chiese Mario pugnalando così Claudio in mille modi diversi.
Possibile che non riconosca la mia voce?
"Sono Claudio."
"Claudio?", chiese poi stupito. In qualche modo non si aspettava di trovarselo sotto casa.
Fece un altro tiro alla sigaretta. "Mi apri?", chiese speranzoso. Gli sarebbe bastato guardare i suoi occhi. Perdervisi. Gli sarebbe bastato un piccolo angolo di paradiso.
"Scendo." , gli rispose invece Mario, e lui non poté fare a meno di sentirsi deluso da come stavano andando le cose. Chissà per quale ragione Mario aveva deciso di non aprirgli. Lo voleva tenere fuori dalla sua vita? Eppure non sembrava stesse agendo in quel senso. Anche il messaggio di poco prima, per come la vedeva lui, significava tanto.
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Non mi avete fatto niente
FanfictionOPERA PROTETTA DA COPYRIGHT. TUTTI I DIRITTI RISERVATI. Un avvenimento doloroso ha allontanato Mario e Claudio, due giovani ragazzi che si sono amati ardentemente. Nonostante le riserve Mario decide di tornare a Verona proprio in occasione del matri...