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Claudio riusciva a sentire soltanto il rumore dei propri passi sulla scalinata di marmo che conduceva nell'appartamento che condivideva con Francesco. Un rumore che gli ricordava le volte che aveva percorso quella stessa strada col cuore più leggero, senza qualcosa di sinistro che incombesse su di lui. Un rumore che avrebbe dovuto essere familiare ma che comunque non lo rilassava affatto.

Aveva pensato a cosa dire, mentre guidava fin lì. Aveva pensato alle parole, a quello che poteva rivelare a Francesco, ma sapeva di non poter programmare nulla, perché ogni volta che provava a farlo i suoi piani venivano sconvolti dagli avvenimenti.

E poi aveva bisogno di sapere cosa Francesco avesse da dirgli, prima di tutto. Forse non c'entrava Mario, forse non voleva sposarlo per qualcosa a cui lui non aveva neppure pensato, anche se quella teoria gli risultava forzata e incomprensibile. Sapeva, nel profondo, che Mario fosse la chiave. Che tutto dipendesse da lui, anche l'umore di Francesco. In fondo non erano mai stati così bravi a fingere, e forse si era illuso lui stesso di poterlo fare.

Quando arrivò fuori alla porta oltre la quale avrebbe ritrovato Francesco si sentì per la prima volta davvero agitato al suo cospetto. Era forse per il fatto di essere nel torto, o probabilmente a causa della circostanza in cui suo malgrado era finito.

Senza riflettere ulteriormente, per evitare di agitarsi ancora di più, bussò alla porta. Subito sentì dei passi provenire dall'appartamento, e poi comparve Francesco.

Aveva il volto provato, gli occhi cerchiati, e non gli ci volle molto per immaginare che anche lui non avesse dormito affatto.

Provò l'impulso di abbracciarlo, perché dopotutto non ce la faceva a vederlo star male, nonostante lui stesso gliene avesse fatto molto. Eppure non si mosse. Era come bloccato da una sensazione che non riusciva a definire, come se fosse ormai lontano da Francesco anni luce.

"Ehi...", gli sussurrò appena. Sapeva che il suo comportamento sarebbe risultato strano agli occhi dell'altro. In teoria avrebbe dovuto essere arrabbiato per il fatto che non volesse presentarsi al matrimonio. Eppure la colpa di tutto quello era la sua, ed era inutile fingere che non fosse così. "Che è successo?"

La domanda non sarebbe potuta sembrare più falsa, ma ormai Claudio non faceva più caso a quello.

Era passato il momento in cui sarebbe stato opportuno nascondere i propri sentimenti. Quello era il momento per palesarli, invece.

"Entra.", gli rispose Francesco lanciandogli un'occhiata di ghiaccio. Per quanto si fosse preparato a quello si rese conto che faceva più male di quanto si fosse aspettato. In verità non sapeva neppure se si stessero lasciando.

Seguì le sue istruzioni e si chiuse la porta alle spalle osservando i movimenti nervosi del ragazzo di fronte a sé.

"Tu credi che io sia cretino, Claudio?", gli vomitò contro Francesco con una voce dura, arrabbiata. Lo sguardo che cercava di evitare i suoi occhi era ferito, e Claudio si maledisse per aver provocato un dolore del genere a una persona che non lo meritava. Che, anzi, gli aveva fatto solo del bene.

Rimase in silenzio, quindi, incapace di difendersi in qualche modo. Non sapeva di cosa Francesco parlasse, ma riusciva chiaramente a immaginarlo.

"Perché non parli? Perché non dici nulla?", continuò però l'altro furioso. Il suo silenzio lo stava chiaramente snervando.

"Io... non so cosa dire, Franci."

"Franci?", gli fece eco sorpreso. "Franci un cazzo!"

"Se non mi spieghi cosa è successo io non posso dirt..."

Non mi avete fatto nienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora