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È il venticinque di settembre. Il cuore mi batte furioso come ieri sera. L'inquietudine torna a tormentarmi e l'ansia a soffocarmi. Cerco di impegnare la mia mattina nei lavori domestici per non lasciarmi travolgere da queste emozioni.

Mentre pulisco e ordino il salone, mio cugino sta spaparanzato sul divano a vedere i notiziari in cui continuano a trasmettere le notizie del momento, neanche fossero un film dell'orrore. Di tanto in tanto alternano le notizie con le foto degli scomparsi, ravvivando la richiesta di avvisare, col numero mostrato sullo schermo, le autorità in seguito al riconoscimento di qualcuno di loro.

«Come mai fai tutto questo baccano?» mi chiede all'improvviso.

Arrampicata sullo sgabello per spolverare le mensole in alto, mi aggrappo a una di queste e mi volto per guardarlo per qualche secondo. «Il fatto è che ho paura di quel che sta accadendo, così voglio lavorare per dimenticare» spiego, sbrigativa e con un sorriso timido. Marco annuisce, scrolla le spalle e continua a vedere il notiziario come se nulla fosse.

☆〜۝〜☆

La giornata passa, sfortunatamente, molto in fretta. Ormai manca solo un'ora prima di andare a Frascati.

«Allora, sei pronta?» chiede impaziente.

Mi metti l'ansia! Sbuffo e annuisco. Prendo il giacchetto e mi do un'ultima occhiata allo specchio. Grazie al tempo ancora mite posso indossare un paio di ballerine nere, un paio di jeans blu con decorazioni sui bordi delle tasche, una canotta nera ed elegante con un fiocco bianco posto sotto al seno, un coprispalle nero a maniche lunghe e un giacchetto di pelle nero, nel caso senta freddo... Sì, sto abbastanza bene.

Sorrido involontariamente al mio riflesso. Questa è sempre stata un'abitudine che ho da che ricordo. Non lo so nemmeno io perché continuo a farlo, forse per assicurarmi di essere sempre io quella riflessa nello specchio e di riconoscere ancora la ragazza spensierata e solare quale sono...

Sento Marco sbuffare spazientito. Che cavolo! Ho capito! Sbuffo di nuovo. Mi volto verso di lui e mi avvicino. La sua espressione cambia non appena mi scruta con attenzione.

«Accidenti! Chi devi accalappiare questa sera?» mi domanda, all'improvviso, con un sorriso caldo. Sento il calore irradiarsi e le guance avvampare per l'imbarazzo. Sono elegante, certo, ma non troppo! «Sei bellissima» commenta con affetto. Arrossisco ancora di più e lo ringrazio timidamente.

☆〜۝〜☆

I miei compagni si trovano già davanti al ristorante, in attesa che arrivino anche gli altri. Marco mi saluta un po' di fretta; io faccio appena in tempo a ricordargli di mettere la benzina perché ho notato che la macchina è a secco, ma se ne va di corsa. A causa mia lo sto facendo ritardare a un compleanno che ha a Roma, a casa di Patrizio, uno di quei ragazzi che, diversi anni fa, mi aveva salvata assieme al suo gruppo da quel branco di delinquenti.

«Ciao Ayl!» mi salutano i miei, ormai, ex compagni di classe non appena li raggiungo.

Mi fermo e rimango per un attimo senza fiato al solo pensiero. Ex compagni... Mi fa uno strano effetto vederli adesso in questo modo. E dire che fino a poco tempo prima condividevamo la stessa classe e gli stessi banchi insieme... La maggior parte di loro non li rivedrò più, forse sporadicamente all'Università di Roma... Sento che mi mancherà la loro amicizia e la complicità che abbiamo instaurato nel corso di questi quattro anni.

Ricordo che una volta, prima della "Piccola Età Glaciale", i licei e tutte le scuole superiori avevano una durata accademica di cinque anni. Questo regolamento, però, è stato cambiato dopo il drastico cambiamento climatico e la Terza Guerra, tutto per permettere a noi giovani di entrare nel mondo del lavoro presto e per renderci più responsabili. Ma non si è risolto molto, anzi, le problematiche sulla disoccupazione, soprattutto quella giovanile, continuano a esserci, forse sono addirittura peggiorate...

Nuras I : I Rapimenti - Le Scelte [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora