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Passiamo per il maledettissimo piano infernale dove mi aspettano ancora queste urla disumane e agonizzanti che mi terrorizzano e mi nauseano come prima. Xhefion mi stringe la mano per infondermi più coraggio,  gli sorrido debolmente e proseguo senza più scappare.

«Questa è la tua stanza, Ayl» mi informa, una volta arrivati davanti alla porta. Xhefion la apre - non è chiusa a chiave - e mi fa entrare per prima.

La stanza è enorme, bianca e di forma rettangolare; il letto ha le coperte blu e le lenzuola bianche. C'è, poi, un tappeto blu ovale dalla consistenza spumosa, soffice al tatto, che spunta da sotto il letto e arriva sino a un armadio bianco a due ante.

«Sembra mimetizzarsi con la parete» esclamo con un sorriso appena accennato, mentre accarezzo le nervature del legno dell'armadio. Non ho mai visto una stanza del genere. Il ricordo della mia, invece, mi affligge. La mia camera a casa di zia è molto più piccola di questa: pareti color avorio con spugnature sul dorato; un normale letto a una piazza e mezza attaccato al muro, senza testate; un armadio; un comodino; l'immancabile scrivania sempre piena di cose in disordine; una libreria in cui tenevo i miei libri da studio, ma soprattutto da lettura... Quanto mi piaceva leggere! Adesso, invece, non credo che potrò più avere il lusso di farlo.

Avevo il mobile con il televisore e, infine, una cosa che mi fa provare una fitta di nostalgia: la grande cassapanca in vimini posta proprio sotto la mensola dell'ampia vetrata. Quella è sicuramente l'unica cosa che mi manca tra tutti gli elementi che compongono... che componevano la mia camera. Non credo che avrò la fortuna di ritornarci... Mi si chiude la gola al solo pensiero.

«Aprilo» suggerisce Xhefion, ansioso. Mi giro per guardarlo, lui si è appena seduto sul letto e ha un sorriso ingenuo e contagioso.

Sorrido debolmente, mi avvicino per consegnargli il libro e torno all'armadio. Mi scappa un sospiro tremolante e lo apro. Oh! L'interno è dello stesso blu delle coperte e del tappeto, mentre appesi ci sono: un mantello con il cappuccio, dal taglio lungo con delle aperture laterali per infilarci le braccia e una mantella corta dal taglio ovale, ma sempre munita di cappuccio. In più noto che ci sono anche altri ricambi delle tute con i vari pezzi di assemblaggio. Infine, quelli che devono essere dei pigiami. Hanno pensato proprio a tutto.

Mi sento soffocare da questa consapevolezza, così mi giro verso una porta che è, più o meno, vicina al mio letto e mi precipito ad aprirla, senza lasciare il tempo a Xhefion di farmi domande.

L'interno è grigio perla. Ho un lavandino con uno specchio molto grande, mentre la doccia non è poi diversa da quella che ho già usato in mattinata, solo che questa è molto più spaziosa. Nel bagno ci sono anche i soliti sanitari, addirittura il bidè - un apparecchio sanitario che non è in uso negli altri paesi europei, perciò significa che forse ci troviamo in Italia... o almeno è quello che spero io...

«Janek vuole farti vivere qui dentro senza farti pesare il fatto che sei... prigioniera» mi spiega Xhefion, esitando su questa parola. Sussulto sorpresa, non mi ero accorta che mi aveva raggiunta.

Mi volto per guardarlo. Ora è appoggiato alla porta con le braccia incrociate e mi sta fissando con uno sguardo triste. Annuisco rabbuiata e gli mostro un sorriso mesto. «Non avere paura di dirlo. Io sono prigioniera qui dentro» commento con una nota amara nella voce. Sospiro e guardo innervosita tutto questo lusso. «Però, se pensa che dimenticherò la mia posizione facendomi vivere in questa specie distanza da sogno... Beh, si sbaglia di grosso» proseguo, seria.

Xhefion si lascia scappare uno sghignazzo e scuote la testa sorridendo. Lo guardo perplessa. «Cosa c'è di divertente?»

«Tu.»

Nuras I : I Rapimenti - Le Scelte [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora