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Rimango accucciata a terra per svariati minuti. Finisco di far fuoriuscire tutta la tristezza e il dolore, ma cerco di riprendermi e di asciugare tutte le mie lacrime. Non posso lasciarmi andare così, perciò mi alzo e, anche se ho la testa ancora un po’ annebbiata, inizio a camminare giù per il sentiero che conduce verso Gaiela.

Le persone mi osservano in modo sfuggevole per le strade del paese, ma in questi attimi leggo chiaramente la parola “estranea” sui loro volti.

Ovviamente, non mi importa un fico secco di quello che pensano di me, ho già molti problemi a cui pensare, come, per esempio, la presenza numerosa dei militari che camminano indisturbati per i vicoli.

Mi sento invadere dall’agitazione e cerco di fare attenzione a non farmi riconoscere o, per lo meno, tento di non rendermi sospettosa per non avere problemi in seguito. Ma non è facile rendersi “invisibili” ai loro occhi: non sono del posto, ho i capelli bianchi e attiro maggiore attenzione proprio per questo fatto.

Un pensiero, però, inizia a insinuarsi nella mia testa: Perché devo avere paura di loro? Dopotutto, io sono stata rapita e sono ancora nelle loro mani… Se mi avvicinassi a queste persone e dicessi tutta la verità, potrei smascherare i miei aguzzini e potrei salvarmi!

Certo! Ma dopo Janek e gli altri potrebbero vendicarsi. Loro sono molto più potenti dei militari terrestri, ricordalo”, mi fa notare Eco.

Storco le labbra e annuisco con amarezza. Hai ragione. Guardo rapida il polso destro: il bracciale elettronico è attivo, segno che stanno monitorando la mia posizione.

Continuo a camminare con noncuranza fino alla piazza circolare. È un luogo enorme con una grande fontana al centro ed è gremita di gente. Intorno ci sono case d’epoca, costruite in pietra naturale e ammassate l’una accanto all’altra, con balconi o balconcini di legno; ci sono anche dei negozietti di abiti, una tabaccheria confinante con un bar munito di tenda e tavolini all’aperto. Sembra che il tempo si sia fermato in questo posto, che il futuro non abbia colpito e globalizzato questo minuscolo paesino.

Deliziata dalla vista, dirigo lo sguardo dall’altra parte della piazza: c’è la macelleria e una pasticceria, anch’essa gremita di gente che va e viene; un negozio di antiquariato e uno di strumenti musicali.

Mi siedo su uno scalino della grande fontana centrale e rimango a rimuginare sulla mia discussione con Dharm, mentre osservo la gente passare e vivere la loro vita quotidiana che a me è diventata del tutto assente.

Non avrei mai dovuto dirgli quello che penso, dico con rammarico, tanto so che lei mi sta ascoltando. Sono stata una sciocca e mi sento doppiamente un’illusa: primo, perché ci ho creduto davvero; secondo, perché una parte di me ha sperato che Janek non se ne andasse e mi spiegasse realmente quale fosse la situazione.

Sei troppo cattiva con te stessa”, commenta lei con un timbro triste. Anche se volevo una sua risposta, non rispondo perché so che lo sta dicendo solo per tirarmi su di morale.

«È successo qualcosa?» domanda, improvvisamente, una voce femminile.

Sussulto, sorpresa, e alzo lo sguardo su di lei, confusa. È una giovane e bellissima donna. Una cascata di capelli rosso fuoco e lisci le cade morbida sulla schiena; delle ciocche, invece, le ricadono sul viso niveo, ingentilendoglielo e marcando i suoi occhi di un verde chiaro con scaglie argentate. Indossa una camicia bianca e un pullover marrone, con una gonna corta abbinata a degli stivaletti dello stesso colore; infine, porta dei leggins davvero deliziosi e caldi per contrastare il freddo.

L’occhio mi cade sulla fede d’oro che porta al dito e rimango sorpresa di scoprire che sia già spostata: sembra essere molto giovane, potrebbe avere quattro o cinque anni più di me.

«Chi sei?» le domando con la voce un po’ arrochita per via della litigata.

«Una semplice ragazza che passava di qui e che ti ha vista da sola e sconvolta… Va tutto bene?» fa lei, ponendomi di nuovo la domanda.

Nuras I : I Rapimenti - Le Scelte [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora