16
Un bussare frenetico alla porta mi riscuote dai singulti. E ora cosa c'è? Mi affretto ad asciugarmi le lacrime, mentre penso che non è trascorsa nemmeno un'ora da quando sono scappata nella mia stanza. Molto probabilmente è Janek e vado nel panico al solo pensiero.
Guardo la porta dalla mia postazione. Sono quasi intenzionata a scendere dal letto per andargli ad aprire, ma non lo faccio. Mi sento come prosciugata e rimango immobile con lo sguardo fisso sulla porta, convinta che prima o poi se ne andrà se lo convinco che sto dormendo.
Sento un inaspettato rumore di serratura e la porta si apre lentamente, come se lui stesse esitando. Il cuore mi balza in gola. Sono nervosa e copro il viso sul cuscino. Ma certo, che sciocca... in fondo, sono sua prigioniera ed è logico che abbia una chiave.
«Ti sono venuto a consegnare le chiavi della tua stanza» mi informa con un tono grave, poi entra, chiude la porta e mi raggiunge per poggiarle sul letto. Le sento tintinnare, mentre le sta poggiando accanto a me.
Janek accende l'abatjour e una luce soffusa si diffonde nella stanza. «In questo modo nessuno potrà venire a disturbarti» spiega, riferendosi alle chiavi. La sua voce ha un che di triste.
Arrossisco imbarazzata per aver dubitato di lui. Nella penombra, mi accorgo che probabilmente vuole una mia risposta per cui mi limito a mormorare: «Grazie.»
Sono chiusa in un ostinato silenzio. Spero che in questo modo si stufi di continuare a scrutarmi nel buio per capire cosa mi sia preso e spero che se ne vada per lasciarmi soffrire in pace, senza contare che mi crea imbarazzo il suo continuo sguardo su di me. Invece, lo sento muoversi sul tappeto e mettersi seduto sul mio letto. Affondo ancora di più la testa nel cuscino e trattengo il fiato, perché sento che un'altra ondata di lacrime e singhiozzi mi sta per scuotere di nuovo.
«Cosa è successo prima?» chiede in un bisbiglio, come per paura di svegliare qualcuno.
«Scusa, non ne voglio parlare» rispondo, scontrosa e senza staccare la testa dal cuscino.
Janek rimane in silenzio, sospira rattristato e mi accarezza per un po' la spalla sinistra. Mi irrigidisco e lui si blocca in un primo momento, ma ritorna alla carica subito dopo, ostinato quanto me. Corrugo la fronte, turbata. Che diavolo sta facendo? Perché gli dovrebbe interessare il mio stato d'animo? Ma, soprattutto, che diavolo sto facendo io? Il mio corpo non risponde come vorrei e lo sento rilassarsi piano piano sotto il suo tocco delicato e piacevole.
I miei pensieri non riescono a fissarsi in nessun punto preciso: da una parte sento la presenza costante di Janek che continua imperterrito e paziente a restare al mio fianco e che mi disorienta; dall'altra ho i ricordi di mio cugino e la consapevolezza della situazione in cui mi trovo che mi fanno sconquassare il petto con i singhiozzi.
Poi qualcosa cambia, lo sento sospirare e alzarsi per andarsene, forse ha deciso di lasciarmi da sola perché lo metto a disagio. Mi sento una stupida, in fin dei conti, lui è realmente preoccupato per me e vuole aiutarmi, benché non sia quel genere di aiuto che desidero.
Non so cosa scatti in me, semplicemente ruoto il busto, quel tanto per afferrarlo per il polso e guardarlo in volto. Lui si ferma e si volta verso di me con un'espressione sorpresa e turbata. Ho un tuffo al cuore e arrossisco. «Non te ne andare, ti prego.» Le guance vanno a fuoco, mentre mi rendo conto di quello che gli ho appena chiesto. Ripeto: cosa diamine sto facendo? Da dove deriva tutta questa necessità di avere un contatto? Con lui? È come se, ora che ho trovato qualcuno così protettivo e comprensivo, mi ci stia attaccando disperatamente per non rimanere più sola.
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Nuras I : I Rapimenti - Le Scelte [Completa]
Science Fiction••• ❄️ Terza classificata nel NecSharing Contest di Giuli2hope ❄️ ••• ••• ❄️ Seconda classificata nel terzo turno del contest Nuovi Talenti 2019 nella categoria Fantascienza ❄️ ••• Ayl Caludio è una ragazza orfana di diciotto anni che vive con i suo...