24

80 12 16
                                    

24

La La paura che provo ora per questa consapevolezza mi occlude il grido che ho in gola. È finita… Tutto quello che avevo pensato, tutte le mie speranze di poter scappare da questo maledetto posto sono svanite dopo nemmeno due giorni da quando sono uscita dalla cella. È troppo presto! Non voglio morire qui né in questo modo!

Sento le lacrime montare, ma sembrano avere paura anche loro di uscire... Mi aspetto che mi dia la sentenza finale da un momento all'altro, ma non sono ugualmente pronta a sentirla pronunciare.

«Spiegami perché» chiede, all'improvviso, riscuotendomi.

Lo guardo sorpresa, ma cerco in tutti i modi di non alimentare la speranza che sento sbocciare nel petto. Non voglio crearmi delle aspettative... Non più...

Chiudo gli occhi e li stringo con forza. Inspiro ed espiro profondamente, sperando di cancellare o, quanto meno, di mascherare la voce tremante: «È stato un incidente. Ogni cosa che è accaduta è stato un maledettissimo incidente» gli dico, cercando di risultare calma ed equilibrata, quando, invece, il cuore pompa impazzito nel petto.

Apro gli occhi per guardarlo in volto e lo vedo alzare finalmente i suoi su di me. Inarca un sopracciglio. «Un incidente?» chiede. «Ma hai sentito quello che ti ho detto? Hai sentito... Ti sei resa conto di quello che hai fatto?» mi chiede di nuovo con un tono che non so decifrare.

Cerco di reprimere un brivido. «Dharm...» lo chiamo con tono implorante. «Sono terrorizzata! Come pensi che avrei dovuto reagire?» gli chiedo, sul punto di scoppiare in lacrime. Scuoto la testa. «Questo non è il mio mondo. Io non sono mai stata così! Non ho mai avuto a che fare con "capacità" del genere!»

«Perché sei scappata?» mi chiede con voce e sguardo serio.

Mi blocco. «Perché vi avevo fatto del male... Tu, Axael, Xhefion e Clonega...» dico con la voce che mi trema e mi fermo a corto di fiato. «Dharm, ho rischiato di uccidervi!»

Sembra essere colpito dalla mia frase, perché mi guarda sorpreso e noto il suo volto assumere lentamente un'espressione mortificata, forse per come mi sta trattando.

Abbasso lo sguardo sui miei piedi e sospiro di nuovo. «Sono corsa di fuori perché avevo bisogno di stare da sola, di stare lontana da voi per non farvi del male... Poi è venuto Gharb» riprendo a spiegare con voce grave.

«Cos'è successo dopo?» chiede con curiosità. Lo guardo negli occhi e gli spiego tutto nei minimi particolari, evitando, però, di dirgli del mio tentennamento... Non voglio che possa scoprire il mio costante desiderio di scappare da qui.

Restiamo in silenzio: io in attesa di una sua reazione e del suo verdetto e lui, probabilmente, a valutare la mia condanna.

Janek abbassa lo sguardo, sospira e poi si alza. Si tocca un punto all'altezza del petto, dove sembra staccarsi un oggettino minuscolo, credo metallico. Mi fa venire in mente una cimice-spia... Ma no, non può essere... Quale motivo avrebbero, i colleghi di Janek, di ascoltare quello che ho da dire? E poi hanno davvero oggetti simili?

Lo vedo pigiare su quell'oggetto e provo una sensazione mista tra il disgusto e la paura. Forse non mi sono affatto sbagliata e, se fosse veramente ciò che credo che sia, chiunque stesse dall'altra parte ha potuto ascoltare tutto quello che ho detto.

Vedo la sua mano nascondere il dispositivo all'interno della tasca della sua divisa. Ho il cuore che mi batte all'impazzata e non so più a cosa pensare di lui.

Lo vedo prendere la sedia per portarla all'angolo della stanza, infine ritorna indietro e si ferma per chinarsi al mio livello, a pochi passi da me.

Nuras I : I Rapimenti - Le Scelte [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora