10
Una voce maschile esclama, all'improvviso, in una lingua che non comprendo. Sussulto e alzo di scatto la testa volgendomi nella sua direzione, con occhi spalancati per la sorpresa. È una creatura umanoide: ha le stesse caratteristiche di un ragazzo terrestre, ma la pelle è verde e squamosa. Ha una zazzera nera e occhi piccoli e gialli.
Ce l'ha con me? Mi guardo intorno convinta che ce l'abbia con qualcun altro, ma non c'è nessuno oltre a me, lui e il suo compagno che gli è dietro. Quest'ultimo è di una razza completamente differente da quello che ha parlato: pelle gialla, occhi completamente neri, naso corto e sulla testa c'è una cresta ossea a forma di diadema.
Il ragazzo verde si avvicina e mi alza con uno strattone violento stringendomi per un braccio. Fa male, ma non emetto fiato. Sono sconvolta e trattengo il fiato, bloccata dalla paura. Mi urla arrabbiato e mi scuote con violenza. Lo guardo atterrita senza respirare, mentre stringo il libro ancora più forte per cercare di non svenire. Mi sento sperduta e mi sembra di ritornare in quei giorni di tortura.
«Gharb, l-lei è quella terrestre» mormora il suo compagno, sorpreso, nella mia lingua, forse per fare in modo che anche io possa comprendere.
Gharb guarda il suo compagno attonito, poi lascia la presa sul mio braccio. Sento le gambe farsi molli, ma riesco a rimanere in piedi per un oscuro motivo.
Sento il cuore gonfiarsi di sollievo nell'immaginare che Janek abbia avvisato tutti quanti di non toccarmi, ma, quando lo guardo in volto, rimango terrorizzata per la sua espressione inquietante.
«Dunque, sei quella terrestre?» mormora con un ghigno malvagio. Sudo freddo e capisco che mi sono completamente sbagliata. «Come osi scorrazzare in giro senza stare in catene, sgualdrina?» domanda con quel suo sorriso inquietante. Lo guardo smarrita.
Vedo fargli fare un movimento troppo veloce per capire di che si tratta... Qualcosa – credo il suo pugno – si fissa violento sulla mia guancia destra e cado immediatamente a terra. Sbatto la testa sul pavimento del corridoio. Il dolore si irradia in tutto il corpo e mi attanaglia il cervello. Ho l'impulso di gridare, ma riesco a fare solo un gemito. Non voglio dare a loro la soddisfazione di sentirmi urlare. Ho urlato abbastanza in quella settimana.
Stringo i denti e mi tocco nel punto in cui mi ha colpita. Mi blocco di colpo e guardo la mano tremante. Mi si contorce lo stomaco. Sangue... Il suo colpo è riuscito a spaccarmi il labbro e il sangue mi scivola dalle dita come se fosse acqua.
Il mio assalitore indica rabbioso il libro che mi è scivolato nella caduta e che adesso si trova a qualche centimetro da me. «Oltre che sgualdrina, sei anche una ladra! Dove l'hai preso?» mi urla, su tutte le furie.
Terrorizzata, non fiato e inizio a tremare. Lui si irrita ancora di più per il mio silenzio e inizia a prendermi a calci sull'addome. Non respiro, non ho nemmeno la forza di urlare per il dolore. Rimango ferma senza oppormi. Sono troppo debole, troppo insignificante, troppo codarda per poterlo contrattaccare.
Lui mi riempie di calci, mi fa domande attinenti al libro e io sono troppo terrorizzata e sconvolta per rispondergli. Furioso, mi afferra per l'imbottitura della tuta, come aveva fatto Alex, e si prepara a sferrarmi un altro pugno sul volto. Chiudo gli occhi, inerme, aspettando che arrivi il colpo.
Percepisco un movimento strano al di là delle mie palpebre chiuse. Titubante, apro gli occhi e vedo Ax frapporsi tra me e il suo pugno: gli ha bloccato il braccio con una presa ferrea dimostrandomi di avere anche la forza oltre al cervello, e lo ferma appena in tempo... Beh... più o meno. Avrei preferito che si fosse presentato molto prima che Gharb mi mettesse le mani addosso. Ma, ovviamente, non posso sperare di più di quel che ho ottenuto.
«Fermati. Ordine di Dharm» annuncia con malavoglia, cercando di simulare, però, un tono di voce serio e autoritario.
Guardo la scena tra il velo di lacrime che continua ad appannarmi la vista e il dolore continuo che mi blocca il corpo.
Lo sguardo di Gharb guizza impazzito tra me e Ax mentre esclama con: «Cosa?! È forse impazzito?!»
«Gharb ha ragione! Cosa diavolo gli è preso? Lei è una terrestre! Una rashtar!» urla l'altro ragazzo.
Cosa ha detto? Lo guardo sorpresa per il termine che ha usato, non l'ho mai sentito prima di adesso, nemmeno durante i giorni in cella. Mai una volta è scappata dalla bocca di questi aguzzini. Per intuito, però, penso che si tratta di una denominazione simile a quella che Gharb ha usato prima per chiamarmi, se non anche di peggio.
«Cosa devo dirvi?» sbotta Ax, irritato. «Subito dopo di Deimon viene lui, dunque in sua assenza comanda Janek» prosegue, alterato, ma non per la questione che io credevo.
Nel sentire il nome di Deimon mi si stringe lo stomaco e il cuore manca un battito. Rimango turbata non tanto dalla reazione di Ax, ma quanto dalla mia nel sentire questo nome. Perché poi? Neanche lo conosco questo tizio!
«Per quanto desideri farla fuori con le mie stesse mani, mi devo astenere dal farlo perché sarà un'ottima pedina per la realizzazione della nostra missione» aggiunge Ax, distogliendomi dai miei dubbi interiori. Ha uno sguardo inquietante, infuocato e ricambio il suo spaventata. Si volta, poi, verso di loro e gli dice di lasciarci in pace e di tornare alle loro occupazioni.
Gharb guarda sorpreso Ax, poi mi lancia uno sguardo astioso e prima di allontanarsi sputa a terra vicino a dove mi trovo per mostrarmi, spero per l'ultima volta, il suo disprezzo nei miei confronti.
Ax si china, mi afferra la faccia con una mano in una presa ferrea e mi guarda con un'espressione truce: «La prossima volta che ti allontani da me senza il mio permesso, non me ne potrà fregare un cazzo se Janek ti ha presa in simpatia: non mi asterrò nel punirti come si deve, comprendi?» minaccia con toni tipicamente terrestri per farmi entrare bene in testa che non scherza. Mentre parla stringe ancora di più la presa facendomi male.
Trattengo un singhiozzo e mi costringo ad annuire. Molla la mia faccia e afferra il mio braccio per tirarmi su con uno strattone. Reprimo a stento un gemito. Non riesco a tenermi in piedi e non respiro.
Notandolo, Ax aggrotta la fronte e sbuffa irritato, abbassa una mano e la infila in una tasca per poi tirare fuori una siringa piena di un liquido trasparente. La stappa e me la infila nel braccio, iniettandomi il siero. «È un antidolorifico. In questo modo potrai camminare» spiega, riluttante. «Ora andiamo: ci dirigeremo in palestra. L'appuntamento è ogni mattina alle sette. Dopodiché ti faccio vedere la biblioteca, dove dovrai studiare le cose che ti serviranno e che ti daremo noi» continua con tono brusco e sbrigativo e non più cortese come prima.
È incazzato. Mi odia. Ora lo so più che mai. Ma perché poi? Perché ce l'ha tanto con me che non gli ho fatto nulla? Sono io che dovrei essere costantemente arrabbiata con loro! Sono io quella che sta subendo ingiustizie! Beh, non è che sia cambiato molto dal mondo in cui vivo, mi fa notare una parte di me. Ha ragione. Però la situazione è completamente diversa: almeno prima vivevo una vita tranquilla! Senza dover combattere con i denti per salvare la mia stessa vita!
«Ti mostrerò la mensa dove dovrai condividere il cibo con noi e infine ti mostrerò la tua stanza» prosegue, mentre scendiamo un altro piano, distogliendomi ancora dai miei pensieri. «Dopo ti darò la cura per far sparire gli ematomi sul tuo corpo. Non sia mai che Janek ti veda in questo stato! Per cui gradirei molto il tuo silenzio sulla faccenda» prosegue e mostra un sorriso subdolo.
Rimango in silenzio umiliata e amareggiata. Bastardo... Arrivo a pensare che se i miei giorni saranno tutti come questo momento, preferisco di gran lunga provare a scappare subito e al diavolo il mio proposito di imparare a usare queste stupide capacità... Ma a cosa diavolo penso? Voglio veramente rischiare la mia vita in questo modo e dire addio alla mia famiglia? No. Non lo voglio. Scaccio subito questo stupido pensiero anche perché non ho minimamente idea di come scappare da qui né sono convinta di riuscire a farcela. Devo stringere i denti. Da questo momento la mia vita è cambiata, ormai me ne devo fare una ragione e devo sforzarmi di dimenticare realmente le cose che per me sono le più importanti. Ho un nodo in gola, ma è così che funziona: le uniche cose che dovranno restare nella mia mente siamo io e i miei aguzzini e nient'altro.
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Nuras I : I Rapimenti - Le Scelte [Completa]
Science Fiction••• ❄️ Terza classificata nel NecSharing Contest di Giuli2hope ❄️ ••• ••• ❄️ Seconda classificata nel terzo turno del contest Nuovi Talenti 2019 nella categoria Fantascienza ❄️ ••• Ayl Caludio è una ragazza orfana di diciotto anni che vive con i suo...