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Rimango a guardare la porta inebetita e sconvolta. Non è possibile... È come se il mondo si fosse fermato all'istante. La mia testa cerca di rifiutare questa informazione così preziosa. Non riesco a crederci! Lei non può essere Alexis! Guardo la ragazza rapidamente, per non farle intuire la tempesta che imperversa dentro di me. Ricordo i miei dubbi e adesso sono del tutto spariti: avevo avuto ragione, era lei la ragazza della caffetteria.

Per un solo istante, mi immagino la faccia che potrebbero fare Alex e gli altri nel momento in cui conduco davanti a loro la ragazza incatenata, vincendo la scommessa. Mi viene un brivido e mi disgusto da sola. Ma che diavolo sto pensando? Lei è solo un'altra vittima, non la scusa di una scommessa! Sono sconvolta di me stessa. In cosa mi ero trasformata? In loro?

Le lancio uno sguardo sfuggente. E ora cosa faccio? Ricordo i primi giorni in cui pregavo per far sì che il mio piano di fuggire funzionasse e di riuscire a trovarla, poi me ne sono dimenticata e le mie preghiere sono diventate mute... Da una parte mi sento sollevata di averla finalmente trovata, ma dall'altra non so più come affrontarla. Soprattutto ora, dopo le tante bugie che ho detto.

«Va tutto bene?» chiede, preoccupata, riportandomi al presente. Annuisco immediatamente e le mostro un sorriso, che cerco di renderlo il più sincero possibile.

«Alexis, devi venire un attimo!» Una voce femminile la chiama da un punto indistinto nel corridoio.

La ragazza si alza immediatamente, preoccupata dal tono della voce, e mi lancia uno sguardo pieno di scuse, faccio involontariamente un gesto di noncuranza e poi la vedo affrettarsi verso la porta e sparire dalla mia vista.

Sono sopraffatta dal panico, dal senso di colpa e... cos'altro? Rabbia per me stessa? Certamente. Terrore? Anche. Ho il cuore che mi batte a mille. Metto la mano sinistra tra i capelli e maledico la mia stupidità.

L'occhio mi cade sul bracciale che ho al polso e vedo che il quadrante è spento. Sospiro sollevata, forse l'acqua l'ha rovinato oppure devo averlo danneggiato quando ho cercato di aggrapparmi alla parete rocciosa per non cadere nel vuoto... Questo pensiero mi fa ricordare quello che ho fatto, ma soprattutto il volto sconvolto di Xhefion. Lui ha cercato di salvarmi, senza riuscirci.

Mi chiedo cosa stia facendo e cosa sia successo dopo che sono caduta.Hanno dichiarato la mia condanna? Mi hanno dichiarato morta? Ho un sussulto. Oddio, Chiara!, esclamo, dilaniata dall'angoscia. Come sta? Come ha reagito? Ricordo di averle promesso che l'avrei portata via da lì, che l'avrei portata in salvo... Invece, in salvo ci sono io e lei continua a rimanere lì. Devo portarla fuori da lì, devo salvarla! Ma come?

Sento la mia rabbia continuare a crescere, mentre guardo il braccialetto. Mi accanisco su di esso e provo in tutti i modi di levarmelo, tuttavia senza successo. "Serve per tenerti d'occhio e solo la nostra chiave potrà levartelo", sono state le parole di Axael quando me lo ha messo.

Mi accascio sullo schienale della sedia con affanno e rassegnata all'idea di non potermelo togliere. Guardo il quadrante spento. Sembra morto, ma spero, comunque, che non si attivi proprio in questo momento. Ora è di fondamentale importanza che rimanga spento per tutto il tempo. Appena ritornerà Alexis, le dirò la verità, non posso più tergiversare. Ormai ho preso una decisione.

«Bel bracciale!» esclama, all'improvviso, una voce maschile.

Sussulto, spaventata, e mi volto. Alle mie spalle c'è un uomo: è alto e la sua carnagione è bronzea, mentre i suoi capelli sono scuri come i suoi occhi, che sembrano un pozzo senza fondo. Sono incredibilmente penetranti, ma anche inquisitori. Sul suo viso si notano dei lineamenti giovanili, probabilmente non ha più di venticinque anni.

Nuras I : I Rapimenti - Le Scelte [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora