8

Sopravvivo per altri giorni dentro questa cella, durante i quali le creature hanno riparato la telecamera – che ho rotto di proposito – in modo da potermi controllare costantemente.

Janek non si è più presentato e io mi sono limitata a stare in un angolo a mangiare quelle limitate e scarse porzioni di cibo, a dormire quando avessi sonno e a camminare nello spazio della cella per poi ritornare al mio solito angolo.

Nel frattempo mi hanno dato una casacca pulita per cambiare lo straccio che avevo addosso e mi hanno lasciato il mantello per ripararmi dal freddo.

Le ferite sulla schiena sono completamente rimarginate grazie a una crema che mi hanno spalmato quelle creature, tuttavia non è stata sufficiente a far scomparire le cicatrici. Quando mi tocco la schiena, infatti, sento chiaramente e con tristezza i solchi che sono rimasti. In questo modo, però, quando vengo colpita dagli attacchi di depressione, mi basta toccarle per farmi ricordare quella settimana così terribile e la mia muta promessa.

Continuo per giorni e giorni a camminare su e giù nella cella e a fare riscaldamento per cercare di rimanere il più lucida possibile. Non voglio impazzire come le persone che sono imprigionate nelle altre celle, ma, ben presto, inizio a confondere i giorni con gli altri e mi ritrovo a pensare che magari sono passati diversi mesi. Qui si perde facilmente la cognizione del tempo senza un punto di riferimento...

☆〜۝〜☆

È mattina e fa più freddo del solito. Il mantello che Dharm mi ha "prestato" non mi riscalda più, ormai è come se non ce l'avessi per niente.
Inaspettatamente, vedo entrare due creature armate con in mano delle catene nuove. Le scruto con attenzione e sospetto.

«Che cosa volete da me?» gli domando con una tranquillità che non mi appartiene. Anche se non li sopporto a vista, mi sono abituata sia alla loro esistenza, alla loro varietà di razze, che alla loro presenza quasi costante nella mia cella, come se fossi oggetto di studio.

«Devi venire con noi» dice uno di loro con la voce roca quasi metallica.

Rimango a fissarlo inebetita e con la bocca semiaperta. Ma allora parlate la mia lingua! Il mio sguardo si posa, però, su un apparecchio che ha sul volto e poi capisco che mi sono sbagliata. Loro sanno comunicare con me solo grazie a questo dispositivo. È stato Dharm? Sicuramente è così. Sicuramente gliel'ha ordinato in modo che io possa capirli. Gli dovrei essere più riconoscen... Ma che diavolo vado a pensare? Riconoscente? Con quello? Ma per favore!, esclamo dentro di me. Sono sorpresa di aver pensato a una cosa del genere. Gli farò vedere io i segni della riconoscenza.

«Ti devi lavare e cambiare» aggiunge l'altro con lo stesso timbro vocale, riportandomi al presente.

«Va bene, andiamo» rispondo con una scrollata di spalle. Mi alzo in piedi e mi sgranchisco le gambe, poi consegno i polsi per farmi mettere le catene nuove, mentre gli mostro un'espressione apatica.

I due Slumor – è il nome della loro razza che ho imparato nel corso di questi giorni trascorsi nella cella – mi ordinano di salire su una pedana luminescente che fluttua per aria a qualche centimetro da terra.

Obbedisco e i miei piedi vengono bloccati di colpo, attirati con una pressione incredibile sulla lastra da, credo, quella che sia gravità localizzata solo in quel punto.

Usciamo dalla cella e, mentre camminiamo, lo strano rumore dei loro passi attira l'attenzione dei prigionieri.

«Ti trasformeranno!» urla, all'improvviso, una voce maschile, terrorizzata. Poi altre urla iniziano a diffondersi tra le celle, fino a che il vociare non diventa indistinto facendo crescere il nervosismo delle guardie, le quali intervengono per ammutolirli, e il mio disagio e la mia preoccupazione per loro.

Nuras I : I Rapimenti - Le Scelte [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora