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Mi blocco. Ho la bocca secca e lo stomaco contorto. Quasi non credo a quello che ha appena detto. «D-doloroso... Quanto doloroso?» sussurro, spaventata. Possibile che non mi resti alcuna alternativa se non questa?

«Abbiamo un apparecchio che manda delle scosse elettriche in grado di poter aprire i canali» spiega.

Sbianco. «Sco... Scosse elettriche?» balbetto, sconvolta.

«Sì, purtroppo» dice con dispiacere. Mi sento mancare. Janek poggia una mano sulla mia spalla e mi massaggia il braccio scendendo fino al gomito. Il suo volto è stranamente sereno, per nulla preoccupato. «Stai tranquilla!» esclama, cercando di calmarmi.

Inarco un sopracciglio, incredula. E certo, tanto mica è lui a dover subire un simile trattamento! Come fa... Come può chiedermi di stare tranquilla? Andiamo, stiamo parlando di scosse elettriche! Inoltre, i ricordi delle frustate mi rendono nervosa.

«È vero che non sarà affatto piacevole, ma non appena avremo finito con la seduta ti porterò immediatamente in una stanza dove c'è una vasca con un'acqua contenente fluorocarbonio ossigenato liquido» spiega e mostra un sorriso forzatamente tranquillo.

«Fluoro-che?» lo interrompo, confusa.

«Fluorocarbonio ossigenato liquido» ripete con un sorriso divertito. «È un liquido respirabile perché è ricco di ossigeno. Inoltre, noi abbiamo aggiunto altri composti che permettono di far recuperare velocemente le energie e di curare ferite di lieve entità.»

Ripenso automaticamente alle scosse elettriche. Mi viene la nausea e lo osservo nervosa. Beh, se non altro non è una procedura che dura a lungo. Forse conviene fare così, si insinua una parte illogica di me. Tentatrice. Ma non ha tutti i torti... Finché c'è questo strano liquido, potrei guarire in fretta.

Ho il respiro leggermente accelerato e il cuore che batte a tremila alla sola idea di dovermi, però, sottoporre all'elettroshock. Cerco di sembrare coraggiosa, quando, invece, preferirei scappare da questo posto a gambe levate.

«Biorigenerante, insomma?» dico, storpiando le parole, ma soprattutto il concetto. Cerco di concentrarmi su questo punto e sulla sua funzione che sul resto... Ecco fatto. Missione fallita. Vado nel panico. Mi tremano le mani e cerco disperatamente di nascondere la mia agitazione stringendo le braccia intorno al petto. Pensa a questo: o questo doloroso... o quello lungo che potrebbe durare anni... In fin dei conti, si tratta della mia unica possibilità.

Guardo Janek. Sento di avere un'espressione supplichevole, mentre lui ricambia con una seria. Molto probabilmente, non piace nemmeno a lui il fatto di sottopormi a questa tortura... o almeno è quello che spero.

Stringo le labbra e torno a guardare di nuovo la finestra. Alzo la mano per toccare il ghiaccio. Non è un miraggio. È reale e l'ho prodotto io. Sono un'anormale, non posso più ammettere il contrario... tuttavia non sono in grado di usare queste capacità. In teoria, dovrei passare molto tempo a imparare a conoscerle, ma a me manca e sono costretta ad accorciare molto i tempi. So che sarà pericoloso, ma non ho molta scelta. Sospiro, il cuore è a tremila. «Se... Se non ho altra scelta andiamo a farlo ora» gli dico, senza distogliere lo sguardo dalle venature ghiacciate sulla finestra. Meglio togliersi il dente malato subito e con un colpo netto, perché temo che se tornassi a riflettere se farlo o meno potrei poi farmi condizionare dalla paura.

Non sento la sua risposta, così mi giro per guardarlo. Corruga le sopracciglia in uno sguardo preoccupato. «Sei sicura? In fin dei conti, c'è anche l'alternativa lunga che è meno pericolosa di questa.»

Nuras I : I Rapimenti - Le Scelte [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora