7

In vita mia credo di non aver mai pianto così tanto come oggi. Mi sento spossata, debole e svuotata e appoggio la testa a terra per lasciarmi andare nell'oblio...

Mi sveglio intontita. Quanto ho dormito? A me sembra un giorno intero, ma può anche essere molto di meno. Sento le urla provenire dalle altre celle accanto alla mia, le quali sono state recentemente riempite con altri ostaggi.

Per tutto il tempo delle torture, infatti, sono stata da sola, così nessuno poteva sentire le mie urla e i miei singhiozzi. Ora, invece, ho dei simpatici vicini che non fanno altro che piangere, lamentarsi e urlare, nella vana speranza di farsi sentire da qualcuno. Un qualcuno che, però, non può portare niente di buono.

È una tortura e uno strazio anche per me, sentirli e non poter far niente per aiutarli... Ma cosa posso fare io se non riesco ad aiutare nemmeno me stessa?

Soffoco la rabbia e tento di farlo anche con il senso di impotenza che mi divora. Mi concentro su qualcos'altro per non focalizzarmi sui miei problemi e su quelli degli altri.
Mi guardo intorno e mi si gela il sangue quando noto un'ombra davanti alla mia cella. Il cuore balza in gola. Merda! Mi agito e indietreggio sempre più indietro, nell'angolo in cui mi trovo. Che cosa diavolo ci fa qui? Mi vuole riprendere e torturare di nuovo? Sento l'urlo bloccarsi sulla punta della lingua e tra i denti. Serro la mandibola e trattengo automaticamente il respiro.

Osservo angosciata l'elettricità scomparire e permettere alla creatura di attraversarla ed entrare.

L'essere tiene in mano un vassoio di metallo, con del pane e un bicchiere stracolmo d'acqua sopra di esso, e lo posa delicatamente a terra facendo attenzione a non rovesciare nulla.

Guardo bramosa il cibo che ho davanti e il mio stomaco inizia a brontolare fastidiosamente e rumorosamente al suo profumo invitante. Ho l'acquolina in bocca.

La creatura si volta e si avvicina alla parete elettrica. Prima di andarsene, però, si ferma e osserva le carcasse dei topi che mi avevano aggredita. Mi si gela il sangue e l'appetito sparisce in fretta come è venuto, sostituito dalla nausea. L'essere si volta e mi lancia un'occhiata indecifrabile.

Distolgo subito lo sguardo, mentre sudo freddo. Fingo di prendere il pane per mangiarlo. È bollente e per un attimo provo sollievo e felicità nel riscaldarmi le dita gelate, qui dentro si muore di freddo.

Con la coda dell'occhio vedo la creatura voltarsi di nuovo e chinarsi per raccogliere le carcasse, poi se ne va silenziosamente senza dirmi nulla. Appena esce, l'elettricità riprende a circolare intorno alla parete trasparente lasciandomi qui, bloccata.

Sospiro. Ho la nausea e poso il pane sul vassoio. So che dovrei mangiare qualcosa. Non so nemmeno quanti giorni sono passati da quando ho mangiato l'ultima volta. Ma non ci riesco. Ciò che è successo adesso non me lo consente. Però afferro il bicchiere e cerco di mandare giù l'acqua, lentamente. Emetto un respiro profondo e sollevato.

Mi sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sento un qualcosa di freddo e duro. Trattengo il fiato, mentre cerco di capire cos'è e di toglierlo.

Non appena riesco a districarlo dai miei capelli intrecciati e lo vedo, le mie labbra si distendono in un sorriso beffardo. Mi lascio andare in una risata silenziosa, mentre osservo la mia piccola e innocua arma tra le dita. Tolgo la pellicola di cera alla punta della forcina un po' con le unghie e un po' con i denti, poi la infilo nella serratura e inizio a muoverla a caso al suo interno sperando di riuscire a liberarmi dalle catene.

Forza! Inizio a sudare freddo e il cuore pompa nervosamente nelle mie orecchie. Presto attenzione a ogni singolo rumore con la speranza di non farmi scoprire dalle guardie.

Nuras I : I Rapimenti - Le Scelte [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora