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La mattina partono diverse telefonate da parte di mia zia. La sua preoccupazione per la sua amica è evidente. Solo verso sera, però, riesce a parlarci e ad accordarsi con lei di trasferirsi per qualche giorno e aiutarla.

«Allora, ce la farete a stare senza di me, per qualche giorno?» ci chiede e prende le chiavi della macchina.

«Vai serena, mamma. Non siamo soli e poi siamo grandi e grossi!» la rassicura Marco e la abbraccia stringendola forte. Zia ricambia commossa. «Ah, ti ricordo che tra due giorni Ayl deve andare a una cena con la sua classe» le ricorda, mentre l'accompagna alla porta.

Sussulto sorpresa, me ne ero completamente dimenticata! Il luogo si deve trovare in una delle vie di Frascati, di cui, però, non ricordo il nome. Per fortuna ho Marco ad accompagnarmi, infatti conosce abbastanza bene il posto perché c'è stato molte volte.

Si blocca di colpo, irrigidendosi. «Ah.» Si volta e il mio stomaco si contorce. Sul suo viso emerge il panico e una paura folle, che dal mio punto di vista reputo immotivati, ma che ha comunque l'effetto di serrarmi la gola. «Beh, non voglio che voi usciate mentre non sono qui... Anzi, non voglio che usciate più la sera.»

Inspiriamo sorpresi. «Ma, mamma...»

«No, Marco» lo interrompe, categorica.

«Zia, non ci succederà nulla» intervengo anch'io, davanti alla sua folle pretesa. Capisco la preoccupazione, ma perché mai dovrebbe succedere qualcosa a noi?

«Ayl, no. Resterete a casa, fine della discussione.» Aggrotto la fronte infastidita per la sua pretesa. Neanche avessimo fatto qualcosa per farla arrabbiare! Lei lo nota e leggo il suo dispiacere. Abbassa il volto a terra, abbattuta e stanca. Anzi no, stanchissima. Come se fosse invecchiata di colpo. Il mio cuore inizia a battere all'impazzata, mentre una sgradevole sensazione di inquietudine mi avvolge il corpo. «Quando ritornerò, vi spiegherò ogni cosa» promette e torna a guardarmi. Vado in tachicardia e trattengo il respiro. C'è del dolore nel suo sguardo? E per cosa? «Fino ad allora, non voglio che voi usciate da qui, vi prego» ci chiede con la voce che le trema.

«O-okay...» balbetta Marco a disagio. Anche lui se n'è accorto e mi lancia un'occhiata perplessa.

Zia annuisce e sospira leggermente sollevata. Poi con un braccio avvolge il collo di mio cugino e con l'altro afferra il mio. «Vi voglio così bene!» esclama con affetto, dando un bacio sulla fronte prima a lui e poi a me. «Ci sentiamo più tardi» aggiunge e ci lascia andare; apre la porta, ci dà un'ultima occhiata veloce ed esce di casa. La porta si chiude dietro di lei con un suono delicato.

«Che cosa voleva dire?» chiedo a mio cugino, preoccupata e confusa.

I nostri sguardi si incontrano e sono l'uno il riflesso dell'altro. «Non lo so... non l'ho mai vista comportarsi così.»

«Perciò che facciamo? Io vorrei andarci a quella cena...»

Lo vedo sfoderare un sorrisetto sghembo e farmi l'occhiolino. «Non preoccuparti. Se ci organizziamo come si deve, lei non si accorgerà di nulla e non dovremmo preoccuparci di nulla.» Mi sfugge un gridolino entusiastico e gli salto al collo, ridendo e ringraziandolo tutta felice. Fantastico!

Mi stacco per ritornare in camera mia, quando sento il rumore di un accendino in funzione e l'odore acre e pungente del fumo di una sigaretta che si sparge per l'ingresso. Mi blocco di colpo e ritorno indietro.

Marco si ferma e mi guarda con il fumo che gli esce dalla bocca. Lo sguardo di chi è stato colto in fragrante. Lo guardo dispiaciuta e lui fa altrettanto, mortificato. «Lo so che te l'avevo promesso...» mi dice, riferendosi a un accaduto di qualche anno fa, in cui, per andargli a comprare il pacchetto delle sigarette, mi aveva accerchiata un gruppo di malintenzionati. Fortunatamente la situazione si era risolta per il meglio: un gruppetto di ragazzi che passava da quelle parti aveva visto tutto e non aveva esitato a intervenire per aiutarmi. Da allora, loro, sono diventati i nostri migliori amici. «Questa sarà l'ultima sigaretta, prom...»

Nuras I : I Rapimenti - Le Scelte [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora