Useless

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Steve POV,
Faccio l'ultimo tiro alla sigaretta, aspirando il fumo lentamente la butto per terra schiacciandola sotto la scarpa. Da circa trenta minuti sono davanti l'entrata del posto in cui lavora Aaron, indeciso se entrare o andare dritto a casa ma il pensiero di quell'uomo mi tormenta.
Mi ha dato solo 24 fottutissime ore per avvicinarmi al ragazzo che mi ha spezzato il cuore.
Ma davvero che dovrei dirgli?
Mi gratto la testa pensieroso. Poi mi faccio coraggio, sono le tre del pomeriggio e c'è poca gente proprio per questo posso approfittarne per avvicinarmi e scambiare due parole.L'ho visto entrare trafelato dalla porta di servizio, era tutto imbacuccato e portava un paio di rayban wayfarer neri. Controllo la mia immagine sul riflesso della porta, sembra ok il giubbotto in pelle mi fa figo, se non fosse per quelle occhiaie ancora più evidenti da quando ho perso peso, ma che cazzo! Faccio una vita di merda non ho ancora trovato un lavoro, bevo e fumo continuamente per dimenticare per non parlare che da quando ho incontrato quel demonio mi è andata di male in peggio. Quel bastardo s'è divertito dentro il mio culo e mi ha detto chiaramente che se avessi fatto il bravo, e il mio dovere si poteva ripetere l'esperienza. La cosa più allucinante è che nei suoi occhi c'era ribrezzo, schifo, come se mi avesse fatto un favore, magari voleva anche essere ringraziato.
Ma che cazzo! dico io.
Metto la mano davanti la bocca e gli soffio sopra per valutare se il mio alito puzza, sembra ok ma per sicurezza mastico una mentina.
Quando entro non lo vedo subito, deve essere sul retro, quindi aspetto che esca per avvicinarmi al banco. Un ragazzo mi si affianca e mi chiede se voglio compagnia, declino l'invio dicendo che non sono interessato. Dopo qualche minuto ecco che arriva Aaron, quindi mi avvicino al bancone. Accidenti quanto tempo è passato, il suo sguardo è  serio e stranamente non ha il suo solito sorriso gentile ad illuminargli il volto, mi passa davanti come se non si fosse accorto della mia presenza. Come se avesse la testa da qualche altra parte. Faccio un colpo di tosse per attirare la sua attenzione e all'improvviso mi guarda senza vedermi realmente.
Ma che cazzo! quel fottuto vampiro oltre al sangue deve avergli succhiato il cervello.
-Hei, tutto a posto? - Aaron mi sorride con la bocca ma non con gli occhi-finalmente ti sei deciso a venire dentro invece di spiarmi dall'albero in fondo al locale-. Sorrido imbarazzato.
- Da quanto te ne sei accorto? -  cerco di rompere il ghiaccio e lui fa un sospiro - dimentichi che il mio ragazzo è un vampiro ha occhi dappertutto- .Non accenna alla separazione dal mostro. Mi mette un bicchiere davanti e mi versa del Oban Single Malt - offre la casa - dice versandone uno anche per lui. Sorseggio il whisky apprezzandone il sapore, questo si che è buono non quel piscio che sono abituato a bere, ma del resto posso permettermi solo quello
- da quanto? -
lui mi guarda curioso
- da quanto cosa?-dice prima di sorseggiare il liquido ambrato. - Da quanto sai che ti... Guardo da lontano-. Lui ride perdendo lo sguardo in ricordi lontani
- Da quando hai iniziato direi, diciamo pure che più volte ho impedito al mio uomo di raggiungerti e staccarti la testa a morsi-
Sembra triste ma lo conosco bene, anche se con un velo, io l'ho notato
- Ne vuoi parlare? -
chiedo coraggiosamente poggiando la mia mano sulla sua posata nel bancone
- Puoi prendere in giro gli altri non me e lo vedo che hai problemi in paradiso e non credo che tu possa bere durante l'orario di lavoro-.
Lui finisce in un sorso il contenuto del bicchiere e lo posa con un tonfo.
- Di cosa dovrei parlare con te? -
adesso è arrabbiato
- Pensi davvero che possa parlarti dei miei problemi? -
vuole proteggere la sua privacy e quella del suo uomo, mi toglie la mano dalla sua. - Steve, che vuoi da me?Parla chiaro, sei sempre stato in disparte e adesso perché sai che ho problemi ti fai avanti? Complimenti Steve, noto che gli attributi non ti mancano-
sono sorpreso della sua reazione
- Di che parli?- Dico sorridendo.
-Steve, che vuoi? -
Accidenti mi sta sfuggendo la situazione di mano,e chi lo sente a quello.A proposito non so nemmeno come si chiama la prossima volta devo ricordarmi di chiederlo.
- Ho un cervello e non sono un idiota, sono mesi che stai lì fuori senza avere le palle di avvicinarti-
- ma... - intervengo, ma lui non mi lascia parlare. - E non dirmi che non venivi perché c'era Alex, perché sai bene che di giorno non ci sarebbe mai potuto essere-
Toglie i bicchieri.
- Ok ok amico- alzo le mani in segno di resa - ammetto di aver sentito qualcosa  in merito a te e il tuo ragazzo-. Ora sì che è ancora più incazzato e il sguardo è diventato tagliente.
- cosa avresti sentito? - prendo un profondo respiro
-che vi siete lasciati--Aaron non dice nulla si limita a guardarmi come se fossi uno schifoso scarafaggio.
- non sono cazzi tuoi! - dice con calma, strano in altri tempi avrebbe sbraitato. Con un panno pulisce il bancone
- stai fuori dalla mia vita privata.- dice in tono piatto poi continua - hai avuto del buon whisky e adesso puoi girare i tacchi. Da me puoi avere solo quello-
- No no hai frainteso - cerco il suo sguardo--io voglio davvero aiutarti-. Lui si ferma
- e come pensi di farlo? -  chiede. Potresti uscire con me per farlo ingelosire -
Sono patetico
l'ho buttata lì su due piedi nella speranza che raccolga il guanto di sfida.
- E da tutto questo tu cosa ci guadagni?  - rifletto un attimo su quello che devo dire, la fiducia si è ridotta ad un filo sottile se si spezza è finita... E con la fiducia finisce la mia vita se non convinco Aaron a fidarsi.
- Voglio solo farmi perdonare e ritornare ad essere tuo amico- incrocio le dita sotto il bancone sperando e pregando che Aaron ci creda altrimenti sono un uomo morto, quell'essere non me la farebbe passare liscia. Intanto il primo passo è recuperare la fiducia.
- ci devo pensare  - annuisco con un sorriso, il seme è stato piantato ora devo solo aspettare che germogli. Gli passo un biglietto col mio nuovo numero
-  chiamami  quando ti sentirai pronto -
prende il biglietto in mano e senza dire una parola annuisce semplicemente. Mi alzo e vado via.
Sono fuori e il cuore mi va a mille per l'adrenalina, accendo un'altra sigaretta e inizio a camminare verso casa. Fa ancora un freddo cane ma almeno c'è qualche raggio di sole che mi scalda la pelle. Il mio umore è notevolmente migliorato. Davanti la porta di casa prendo la posta che si è accumulata in questi giorni appena sto per chiudere un piede si mette in mezzo all'uscio per bloccare la chiusura
- ma che cazz... -
il proprietario dello stivale spinge la porta fino ad aprirla entrare per poi chiuderla dietro di sé.
- Ciao bel frocietto, no, solo frocetto di bello c'hai solo il culo- esordisce con un ghigno, dovevo aspettarmi che si sarebbe fatto vivo
-bravo ho visto che hai fatto i compiti per casa-
Si avvicina lentamente - così mi piaci - tremo come una foglia ma lo guardo ancora. Quei capelli biondi e gli occhi azzurri mi è citano e il corpo da schianto non aiuta,
-Beh? Che guardi? -
Mi sorride tra il malefico e lo schifato. - Ah giusto, vuoi il cazzo. Hai ragione però, del resto... ogni promessa è un debito -
Concluse.
-Beh che aspetti ti giri o prima lo succhi un po' o vuoi le smancerie? Prima finiamo sta cosa prima ti levi dai coglioni- le sue parole graffiavano ma io eseguii inginocchia domi di fronte a lui. La sua carne andava a fuoco  bruciandomi corpo e anima.

Fino in fono


Ed eccolo! Il penultimo capitolo prima di capodanno! Li facciamo sti botti?
Ringrazio la mia socia framongio a lei il merito di questo capitolo

Ancora tu nella testaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora