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Si stende sul letto e io mi siedo di fianco a lui.

"Hai sentito tutto?" Gli chiedo cercando il suo sguardo per un momento ma lui rimane con gli occhi sul soffitto.

"Forse." Risponde sospirando.

"Non lo devi ascoltare.." Affermo anche se sembra non essersi sentito, ma lui non è molto convinto.

"Magari ha ragione." Dice a bassa voce abbassando lo sguardo.

"Non devi neanche pensarci." Dico invece io.

"Non ti conosce, non sa come sei fatto perchè se lo sapesse quelle parole non gli sarebbero passate nemmeno per la testa." Continuo e finalmente i miei occhi si incontrano con i suoi.

"A quanto pare non conosce neanche me, perchè io voglio te e degli altri non mi interessa." Intreccio la mia mano alla sua.

Dopo poco mi prende per la vita e mi fa stendere vicino a lui.

"La mia principessa delle montagne." Scherza abbozzando un sorriso.

Finalmente lasciamo stare quel discorso su cui non voglio più tornare e cominciamo a parlare di altro.

"Ho fatto proprio un bel lavoretto." Afferma accarezzando il segno violaceo sul mio collo.

"Non ti montare la testa." Ribatto prima che si avvicini di nuovo al mio collo.

"Vuoi farmi diventare fucsia." Chiedo ridacchiando e lui annuisce.

"Tanto diventi sempre rossa di tuo, quindi." Afferma e io gli do uno schiaffo..se così si può chiamare.

"Oi, stai diventando violenta." Fa appoggiando la testa sul mio petto. Io circondo il suo collo con le mie braccia

"Che bel panorama." Afferma guardando la mia scollatura e io gli dò un'altro schiaffo in testa mentre lui si mette a ridere.

"Torniamo dagli altri." Dico e lui sbuffa.

"Preferisco stare qua."

"Con te." Conclude e lo accontento non muovendomi neanche di un centimetro.

"Mi racconti un pò di te?" Chiedo dopo un pò accarezzandogli i capelli.

"Cosa dovrei dirti?" Chiede ridacchiando.

"Non so, la tua infanzia..?" Rispondo arricciando le mie labbra.

"Vediamo....i miei hanno avuto il mio affidamento quando avevo quattro anni. A quei tempi abitavamo ancora a Toronto."

"Poi?" Dico incitandolo a continuare e si mette a ridere.

"Ehh..non lo so."

"Mh...mi mandarono all'asilo, e li incontrai una bambina rompipalle, già..era anche molto viziata." Scherza spostando lo sguardo su di me e sul mio viso si dipinge un sorriso.

"In poco tempo diventammo stretti amici, anche se sinceramente non la sopportavo proprio." Ironizza di nuovo e mi metto a ridere.

"I mie genitori poi dovettero trasferirsi per lavoro, quando avevo sette anni."

"E a Los Angeles conobbi delle persone che tutt'ora sono i miei migliori amici." Concluse soddisfatto del suo discorso.

"Lo so che mi adoravi." Dico

"Certo certo."

"Avevo anche una cotta per quella bambina, infatti penso di aver preso delle botte in testa a quei tempi." Continua.

"Si, ne devi aver prese tante." Confermo sempre ridacchiando.

Dopo un pò, quando il mio sguardo si sposta sull'orologio, mi ricordo che a mezzogiorno saremmo dovuti essere tutti giù per pranzare. Sono le 11:47.

Il mio fottutissimo 394Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora