Circa un'ora dopo sono di ritorno a casa con in mano la roba che ho comprato. La porta è già aperta. In soggiorno non c'è nessuno. Ci sono solo delle voci provenienti dalla cucina.
"Quella donna era mia sorella." Sento dire da mio padre mentre entro per posare la spesa.
"Si e lo capiamo ma-" La signora Dallas si interrompe quando si accorge di me. Mi sorride e continua a parlare con mio padre, ma deduco abbiano cambiato argomento.
Cosa mi nascondono..?
[...]
È da circa mezz'ora che sono stesa sul letto a guardare il nulla davanti a me. Sono le 5 del mattino. Ieri sono andata a dormire parecchio presto, subito dopo che gli ospiti se ne sono tornati a casa loro. Erano da poco passate le sette. Io e Cameron non ci siamo neanche guardati. Quando sono arrivata in soggiorno per salutare tutti lui se ne era già andato fuori. Ovviamente ci sono rimasta male, anche se me lo sarei dovuta aspettare. Ma neanche io non sono molto da meno..non ho fatto più di tanti sforzi per potergli parlare.
Decido di alzarmi e di prepararmi. Ormai non prenderò più sonno.
Quando finisco decido di uscire. Apro la finestra per arrivare alle scale antincendio e cammino fino ad arrivare alla porta-finestra.
Entro mettendo piede in corridoio e la chiudo alle mie spalle. Quando mi rigiro mi ritrovo l'ultima persona che mi sarei aspettata di vedere.
Le sue labbra si appoggiano sulle mie e la sua mano sulla mia guancia.
"Sono troppo orgoglioso." Sussurra con lo sguardo ancora fisso sulla mia bocca.
Ci guardiamo negli occhi per qualche secondo finché non fa incontrare di nuovo le nostre labbra.
Lo attiro di più a me incrociando le mie braccia dietro al suo collo e lui fa scendere le sue mani lungo la mia vita.
Solo ora mi rendo conto di quanto mi fosse mancato in queste poche ore.
"Non volevo ferirti." Ammetto appoggiando la mia testa sulla sua spalla. Mi accarezza i capelli e restiamo così per qualche minuto, finché il rumore della maniglia della porta di casa mia non ci distrae.
Prendo velocemente Cameron per la mano e raggiungiamo le scale antincendio. Oggi mio padre doveva andare presto al lavoro. Spero solamente non ci abbia intravisti.
"Siamo perseguitati." Sussurra mentre continuiamo a camminare.
"A quanto pare." Apro la finestra, entriamo tutte e due e il clima caldo ci avvolge di nuovo. Mi tolgo il cappotto e mi avvicino al letto su cui Cam si è appena seduto.
Quando sono a pochi centimetri di distanza mi prende per la vita e mi fa mettere a cavalcioni di lui.
"Bene..tuo padre è andato al lavoro." Comincia a parlare. La sua frase suona più come una domanda che come un'affermazione.
"Si.." Lo incito a continuare.
"Abbiamo una mattinata intera solo per noi due." Afferma appoggiando la schiena sul letto e portando giù anche a me, facendomi finire con le braccia sul suo petto.
"Dopo aver portato a scuola Nat." Aggiungo con un sorriso in faccia e lui sbuffa.
"Mio padre non gli farà saltare un'altro giorno." Continuo giocando con le ciocche ribelli dei suoi capelli.
STAI LEGGENDO
Il mio fottutissimo 394
FanfictionFANFICTION (CAMERON DALLAS) Alexis è una ragazza di diciassette anni che qualche anno dopo la morte della madre viene convinta dal padre ad andare a studiare in un college a Miami per il suo ultimo anno di liceo. Lì inizia una nuova vita, non da sub...