36 Cosa nascondevano quei due?

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"Nat hai visto il mio borsone?" urlò Bret in preda all'agitazione.

E anche io non ero da meno.

Stavo camminando su e giù nel salone da circa quindici minuti.

"No Bret non ho visto il tuo borsone" urlai di rimando per farmi sentire.

Quel giorno, esattamente tra un ora e mezzo, la nostra scuola avrebbe tenuto una delle partite decisive per aggiudicarsi i play-off.

La vincita contro la Hollywood ce li aveva garantiti, ma in caso di vincita contro la Bristol, avremmo ottenuto il primo posto.

Vale a dire più aggevolazioni, come albergo con più stelle e più vicino ai campi d'allenamento, più stanze e quindi più possibilità di tribuna da parte della San Francisco.

Perché, come in ogni sport, la tribuna ed il tifo sono le cose un po' più importanti.

Nonostante non sembri, le urla di incoraggiamento spronano i giocatori a dare il meglio.

Quindi vincere quella partita assicurava qualche punto in più contro le squadre di altri paesi o città.

E in quel momento eravamo in preda ad un ansia attanagliante.

Mio fratello non finiva più di correre da una parte all'altra della casa, per cercare la tuta il casco la divisa eccetera.

Anche perché essendo sia quarterback che capitano, aveva una responsabilità immane.

Ed io ero in ansia sia per lui che per quella vacanza gratis a Miami.

Già mi vedevo su un lettino all'ombra di una palma a sorseggiare un thè al limone.

Mi avvicinai a lui, che nel frattempo stava infilando di tutto e di più nel borsone blu con lo stemma scolastico.

"Bret" dissi per richiamare la sua attenzione.

Lui sembrò neanche sentirmi, per poi iniziare a tirarsi piano dei ciuffi scappati alla fascia che aveva in testa.

"Bret" ripetei una seconda volta, ma lui sembrava perso in un altro mondo.

Mi inchinai alla sua altezza, gli presi le spalle e lo girai nella mia direzione.

Lui parve riprendersi da quel trance casinistico dove era finito e mi guardò nel panico più totale.

"Devi stare calmo okay?" dissi guardandolo dritto negli occhi.

Gli dici di stare calmo quando tu sei la prima a morire di ansia.

Zittii la mia coscienza accarezzando i capelli di mio fratello.

"Non hai tutte tu le responsabilità. Ci sono i tuoi compagni, c'è il coach, ci sarà metà scuola a fare il tifo per voi e ci sarò anche io sugli spalti, quindi per favore calmati. Stavi infilando anche il rasoio nel borsone e non credo serva a qualcosa" ridacchiai continuando a spostare ed accarezzare i suoi capelli castani.

Lo vidi chiudere le palpebre e respirare pesantemente.

"Grazie sorellina" disse racchiudendomi nelle sue braccia muscolose.

Ricambiai l'abbraccio posando la testa sul suo petto.

Sentii il suo telefono squillare, e con un cenno di permesso si alzò per rispondere.

Chiusi io il suo borsone per risparmiare tempo.

Mentre scorrevo la zip però una foto sul fondo della borsa attirò la mia attenzione.

La presi con l'indice ed il pollice, era piuttosto rovinata.

Ritraeva tre adolescenti sugli undici anni.

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