58 Una settimana

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Bret's pov

Una settimana.

Ormai era una settimana da quando eravamo tornati a San Francisco, terminati i play-off.

Dopo il litigio con mia sorella, le mie capacità di dare il massimo e di giocare a football erano sparite.

Così, a causa del mio pessimo umore, la squadra non ha dato il meglio e arrivammo terzi.

Era comunque un buon risultato, non fraintendetemi, ma potevamo benissimo fare di meglio.

Ed ecco che il mio passato infierisce di nuovo sul mio presente.

Non mi capacitavo di come un mio fottuto errore passato avesse potuto rovinare il rapporto con mia sorella e anche la finale dei play-off.

Ma dopotutto, chi è causa del suo mal pianga se stesso.

Perché la colpa era mia, di nuovo.

Avevo dei buoni motivi per dire a Natalie che Josh non fosse affatto la persona adatta a lei.

Lui era un uragano, una bomba pronta ad esplodere ed ero sicuro che mia sorella non sarebbe riuscita a sopravvivere a una tale esplosione.

Io volevo il suo bene, e sicuramente Josh non rappresentava il suo bene.

Chi sei tu per giudicare?

La mia coscienza mi sferrò un pugno dritto allo stomaco.

In effetti, chi ero io per giudicare lui, quando il danno lo avevo provocato io stesso?

Quando la causa della fine, ero proprio io?

Una settimana.

Una settimana che ne io ne Nat ci rivolgevamo la parola.

Una settimana che lei era chiusa in stanza, e si rifiutava di uscire.

Era distrutta.

La notte restavo sveglio tormentato dai suoi singhiozzi.

Mi si stringeva il cuore e mi si storceva lo stomaco, sapere che in parte la causa di quella sofferenza ero proprio io.

Io che la dovevo proteggere.

Io che per lei dovevo rappresentare una figura di guida.

Grugnii, buttando nel borsone il mio pallone da football.

Mi sedetti sul letto portandomi le mani fra i capelli.

Ma cosa avrei potuto fare?

Dirgli tutta la verità.

E fare in modo che lei mi guardi con disprezzo, come tutti?

E fare in modo che lei mi creda un mostro?

Non se ne parla.

Mi alzai, dirigendomi al piano superiore verso la sua stanza.

Almeno meritava delle scuse.

Era pur sempre la mia sorellina, ed io le volevo un bene immenso.

Arrivai davanti alla sua porta candida in legno.

Da dentro sentivo provenire solo silenzio.

Nessun rumore.

Nessuna canzone della sua playlist preferita, warm fuzzy feelings.

Nessuna risata di lei e Kris.

Niente.

Solo silenzio.

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