60 The Story of My Life.

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Ragazzi, piccola premessa.
Mentre leggete questo capitolo, ascoltare In my veins- Andrew Belle, per vivervelo meglio.
Buona lettura!

Per principessa.

Probabilmente ti starai chiedendo il perché di queste parole, e fidati me lo chiedo anche io.
Credo che sia arrivato il momento di raccontarti la mia storia, e quella di tuo fratello.
Avevi ragione quando quella maledetta sera a Miami che noi nascondessimo qualcosa.
Perché è così.
Ti faccio una piccola premessa, prima di cominciare.
Probabilmente ti chiederai perché non sono lì davanti a te a parlarti dal vivo, faccia a faccia.
Semplicemente perché sono un codardo.
Avevo troppo timore di vedere la trasformazione dei tuoi occhi, vedere quanto disprezzo poi avrai nei miei confronti.
Non lo avrei sopportato.
Ma ora non perdiamo il filo del discorso.

Ti può sembrare strano, o forse semplicemente non ricordi, ma io e Bret tempo fa eravamo inseparabili.
Uno era indispensabile per l'altro, lo stesso era anche con Scott, mio fratello.
Lui era più grande di me di un anno e due mesi, precisamente.
Lui era stato sempre presente nella mia vita: mi aveva insegnato a giocare a football, mi aveva insegnato a costruire aereoplanini di carta e per me era uno spirito guida.
Un esempio, una colonna portante, un pilastro essenziale nella mia vita.
Così un giorno, quando tu e la tua famiglia vi trasferiste qui, mia madre costrinse me e Scott a portarvi una torta al cioccolato di ben venuto.
Sai, mia madre usava preparare torte al cioccolato per ogni evento, appena ne aveva la possibilità.
'La torta al cioccolato rende felici' parole sue.
Comunque, venimmo a bussare alla vostra porta e ad aprirci fu una signora con i capelli bruni esattamente come i tuoi: con i boccoli naturali e delle striature dorate.
Aveva un sorriso contagioso e dei lineamenti dolci.
Pensandoci ora, era perfettamente la tua fotocopia, tranne per gli occhi.
I suoi erano color nocciola, mentre i tuoi, i tuoi sono di un azzurro-grigio che sinceramente non avevo mai visto.
Non perdiamoci in discorsi diversi ora.
Tua madre ci sorrise, chiamando a gran voce un nome, ovvero quello di Bret.
Lui arrivò sorridendoci e presentandosi sporgendo la sua esile manina verso di noi.
Da quel momento stringemmo un amicizia, un amicizia da fare invidia a chiunque.
Facevamo ogni cosa insieme.
Giocavamo a football, mangiavamo torte e merendine, disegnavamo, insomma tutte le cose che fanno i bambini di sei anni.
Da quel momento in poi, crescemmo inseme.
Tutti e tre c'eravamo imparati a conoscere, ci confessavamo ogni problema ogni conflitto.
Così, con il passare degli anni, arrivò il Due Settembre 2012.

Ovvero, la data della morte di nostra madre.
Fu devastante per tutti noi.
Per mio padre, per me, e per mio fratello.
Eppure Scott, sembrava l'unico, anche dopo la sua scomparsa a saper vivere.
Sembrava aver assorbito la vitalità che aveva nostra madre.
Io e mio padre eravamo distrutti, non capaci e non volenti di voler continuare.
Non mi fraintendere, lui amava nostra madre.
Solo che, come ben diceva, pensava che lei non avrebbe mai voluto che noi vivessimo la nostra vita in dolore e rimpianti.
Come ben sai, quello fu il periodo in cui mio padre iniziò a bere.
Ogni sera tornava a casa ubriaco fradicio, ma per le prime volte si limitava ad andare a dormire e basta.
Poi con il passare dei giorni, inziò a diventare più violento: le sere tornava a casa rompendo i piatti di ceramica che sua moglie amava tanto, vasi, lampade, qualsiasi cosa gli capitasse sotto mano.
Poi, verso i miei quattordici anni, e di Scott quindici, mio padre passò da semplici ogetti alle persone.
Sì Natalie, ci picchiava.

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