42 Cosa desidera Mia Principessa?

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"Natalie mia madre è morta" questa frase mi rimbombò nella testa per almeno dieci volte.

Rimasi ad occhi spalancati ad osservare la sua espressione triste e rassegnata.

Sapevo perfettamente cosa sentiva.

Non avere un sostegno femminile nella tua vita che ti insegni a cucinare, ad affrontare le sfide, a sostenerti e a coccolarti quando ne hai bisogno.

Feci l'unica cosa che l'istinto mi pose.

Mi misi a cavalcioni su di lui e lo abbracciai, con tutta la forza e la sincerità di cui disponevo.

Lui rimase qualche secondo immobile, spiazzato da quel gesto, poi mi cinse la vita con le braccia, poggiando la testa nell'incavo del mio collo.

"Stavamo tornando da un ennesima gita al mare, lei lo adorava.
Adorava il suono dell'acqua, il sapore di salsedine e la sabbia calda sotto i piedi." sorrise sulle mia pelle, mentre io facevo di tutto per non far uscire nessuna lacrima dai miei occhi, ormai già bagnati.

"La nostra macchina si era rotta, così lei propose di andare in bicicletta a chiamare un meccanico. Anche la sua bici era bianca. Bianca con tanti fiori colorati nel cestino marroncino" sussurrò, sfiorando il mio collo con il suo naso.

"Non poteva usare il telefono cazzo, no per lei era meglio farsi una passeggiata piuttosto che usare un apparecchio elettronico"il biondo fece una smorfia.

Iniziai ad accarezzargli i capelli per rassicurarlo, pensando che se con Bret funzionava, funzionasse anche con lui.

Lui sospirò, concedendosi qualche minuto di silenzio.

"Josh basta davvero" sussurrai, se quei ricordi recavano in lui tanto dolore non era bene che li rivivesse.

Non con me.

Lui non rispose, respirando pesantemente con la testa poggiata sulla mia spalla.

"Era arrivata ad una rotonda, che chiamavamo sempre isolotto fiorito, a causa della verità di fiori presenti come ornamento" sentii la sua voce incrinarsi, ed il mio respiro si fece più pesante.

"Lei svoltò quando il verde scattó, ma un pirata della strada la investì. Lei.. Lei morì sul colpo" sussurrò queste ultime parole con un sibilo, mettendo la maggiorparte del peso nel nostro abbraccio.

Lo strinsi con tutta la forza che avevo, mentre gli toccavo i capelli e qualche lacrima sfuggì ai miei occhi.

Dopo vari minuti rialzò la testa verso di me.

Aveva gli occhi gonfi e lo sguardo spento, di chi con poco ha perso tutto.

Mise il pollice sulla mia guancia, asciugandomi l'ennesima lacrima calda.

"Da quel momento mio padre ha iniziato a bere. Ogni sera da quando avevo dodici anni tornava ubriaco e spesso mi piacchiava anche" disse rabbuiandosi.

"Diceva che era colpa mia se lei era morta e lui non aveva più la sua amata." mi coprii la bocca con una mano, scioccata da quella rivelazione.

Immaginai un piccolo bambino di soli dodici anni dover sopportare la morte della madre e vedere suo padre rovinarsi da solo.

"Piano piano mi ci portò anche a credere. Da quel momento inzió un periodo brutto della mia vita, perfino io me ne vergogno" disse facendo una smorfia e abbassando gli occhi.

"Natalie io mi sto aprendo a te, ma se vorrai scappare da me dopo questa parte della storia non ti fermerò" sussurrò rassegnato.

Lo incitai a continuare, senza sciogliere l'abbraccio.

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