«S-Signorina B-Black, Dolly é stato incaricato dai suoi genitori di richiamarla in salotto.» mormorò spaventata la flebile voce dell'elfo domestico dall'altra parte della porta che lo divideva dal piccolo rifugio di Chloe.Un anno.
Trecentosessantacinque giorni.La gente diceva sempre che il tempo vola quando ci si diverte; quindi immaginiamo quanto possa trascorrere lentamente se, anziché divertirsi, si resta affacciati alla finestra con lo sguardo perso nel vuoto per tutti i giorni dell'anno.
Le lettere ricevute successivamente furono tante, forse innumerevoli.
Ma nessuna aveva catturato la sua attenzione tanto da convincerla a metter piede fuori dalla dimora tutt'altro che trasandata.Si voltò verso la porta ancora chiusa, lì dove dall'altra parte c'era quel piccolo e dolce elfo che lei tanto adorava sin da bambina.
Con un rapido cenno della mano, concesse alla porta di aprirsi, cigolando lievemente per invitare Dolly ad accedere a quella stanza.«Cosa c'è di così importante?» domandò lei, con espressione corrucciata.
Il piccolo elfo abbassò la voluminosa testa, volgendo la sua attenzione sulle lunghe e sottili dita affusolate che giravano tra loro. Strofinava il goffo piede sul pavimento, disegnando movimenti circolari e disomogenei.
«Lei n-non pranza con i suoi genitori d-da quasi un anno, padrona.» osò rispondere l'elfo.
«I padroni iniziano ad arrabbiarsi..» mormorò successivamente.Chloe stette ad osservare come Dolly non osava rivolgerle alcuno sguardo.
Nonostante fosse abituata a ricevere sguardi d'affetto e di gratitudine per tutte le volte in cui ella lo ebbe risparmiato da tremende punizioni inflitte da mamma Alyson e papà Albert.«Comunica ai miei genitori che pranzerò con loro, oggi.» sentenziò la bruna, scattando nuovamente verso la grande vetrata che la divideva dall'esterno della grande villa.
L'elfo annuì ripetutamente, portando le mani lungo quel sacco di patate tagliuzzato che portava sul corpo come abito. Rivolse un'ultima occhiata alla sua giovane padrona, che gli concedeva la benevolenza di osservare la sua figura di spalle, prima di dileguarsi repentinamente in qualsiasi altra stanza che fosse quella.
Ispirò profondamente chiudendo le palpebre, nel vano tentativo di contenere quel velo di lacrime che, ancora una volta, necessitavano di essere versate.
No.
Non era passato un giorno, un ora, neanche un minuto, in cui Chloe non si fosse maledetta per essersi inguaiata sentimentalmente con l'ultima persona che avrebbe dovuto ricevere attenzioni da lei.
E sarebbero potuti passare giorni, mesi, anni, forse decenni, ma non avrebbe mai smesso.
Perché il ricordo di due ingenui ragazzini di dodici anni che correvano nel terriccio umido del cortile di Hogwarts tenendosi per mano, era assai più forte del ricordo dell'unica persona amata che si allontana, lentamente, da lei.
Ma non lo avrebbe mai accettato.
Mascherare l'amore con l'odio era assai più facile; ma non solo per lei, bensì per chiunque.
Convincendo se stessa di odiare quel ragazzo, magari sarebbe arrivato un momento in cui l'avrebbe odiato per davvero.Si svestì del solito, nonché sontuoso, abito casalingo che utilizzava per restare chiusa tra quelle mura, adoperandosi per cercare un abito che, magari, non sarebbe stato criticato da sua madre Alyson.
E per chi non ne fosse a conoscenza, nascosta dietro quel volto raffinato di una donna di mezz'età, si celava un vero serpente velenoso.Scese le immense scalinate in marmo, accompagnando la propria mano sullo scorrimano rilegato che costeggiava queste ultime.
L'eco delle sue décolleté color rosso vivido risuonavano nel silenzio spettrale che avvolgeva la grande dimora, mentre un orecchio attento poteva addirittura percepire il fruscio del suo lungo, nero, vestito in satin che scendeva morbido su quelle scale.
Terminò la rampa di scale quando, voltandosi verso il salotto, scorse la figura di suo padre, Albert Black, seduto sulla sua imponente sedia a capotavola del lungo e largo tavolo in legno pregiato che raffiorava al centro della stanza.
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Sound Of Silence || Draco Malfoy
Romance«Quante volte ho odiato, e odio, l'effetto che mi fai.» sussurrò abbassando il volto verso di lei, ormai completamente immersa nel sonno. «È come se avessi una fiamma nel petto che brucia fino a consumarmi dall'interno.» sbuffò lievemente. «E lo o...