Capitolo 1

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Flashback:

"Muoviti Alex o inizieranno a giocare senza di noi!" Beth continuò a tirarmi attraverso tutta la casa mentre schivavamo la marea di gente che i miei genitori avevano invitato.

Era domenica e, come da tradizione, mio papà invitava tutta la famiglia per una super grigliata e considerato che i Maddox fossero un numero esorbitante di persone, la casa ne era stracolma. Quando finalmente arrivammo in giardino, Beth mi lasciò andare e si precipitò da tutti gli altri.

"Possiamo giocare con voi?" Domandò, anche se non era esattamente una domanda. Se ci avessero detto di no, noi avremmo trovato comunque, un modo per partecipare.

"Perché non andate a giocare con le bambole invece?" Disse il mio gemello mentre la guardava con aria beffarda.

"Vacci tu a giocare con le bambole". Beth e Damien non facevano altro che stuzzicarsi tutto il tempo, anche se non riuscivo a capire mai il perché. Con me, si comportavano in maniera diversa.

"Io sono un maschio, non gioco con le bambole". Disse il mio gemello con un tono orgoglioso, al che non mi potetti trattenere e alzai gli occhi al cielo. La mamma diceva che era maleducazione, ma a volte non ne potevo fare a meno e comunque, per fortuna, nessuno mi vide.

"Su Damien non incominciare". Hunter il mio fratellone maggiore guardò, come suo solito, con ammonimento i due litiganti.

"La mamma ha detto che le dobbiamo fare giocare con noi ricordi?". Asserì Hunter al mio gemello.

"Si ricordo, ma facciamo in questo modo, un giro di prova. Nascondetevi, se riuscite ad arrivare all'altalena senza che vi scopriamo, avete vinto e giocherete con noi tutte le volte che vorrete, ma se vi troviamo prima noi, andrete dentro a giocare con le bambole".

Io e Beth ci guardammo cercando di capire cose fare. Loro erano di più di noi, ma ci avevano sfidate apertamente.

Odiavo quando il mio gemello proponeva cose di questo genere, mi faceva così tanto arrabbiare che volevo piangere. Ma i Maddox non piangono, almeno è quello che i miei fratelli mi ripetono quando mi faccio male. Lo guardai malissimo e insieme rispondemmo.

"Ci stiamo". Avevo intenzione di vincere così da poter levare quelle facce insopportabili dai loro visi. Non capivo perché noi dovessimo essere trattate così e Damien no. Eravamo gemelli nati lo stesso giorno, ma a quanto pare nessuno se ne ricordava

"Conteremo fino a cinquanta, poi vi verremo a cercare". Disse Kenton mentre si dirigeva verso l'enorme albero vicino all'altalena. Io già sapevo dove nascondermi, così quando iniziarono a contare, io e Beth ci separammo. Corsi verso i cespugli che delineavamo casa nostra, nel bel mezzo c'era spazio per percorrere tutto il perimetro senza farsi vedere. Lo scoprii un paio di mesi fa, dopo aver finito tutto il pacco di biscotti di Kent. Lui si arrabbiò così tanto che mi dovetti nascondere per una bella oretta, poi la mamma si era iniziata a preoccupare, perciò sono dovuta uscire allo scoperto, ma non ho mai detto a nessuno dove si trovasse il mio nuovo nascondiglio. Cercai di far piano mentre percorrevo sulle ginocchia il piccolo sentiero.

Casa nostra era un po' isolata. Papà diceva che era la migliore soluzione dato tutto il chiasso che facevamo, ma di giorno c'era un grande traffico di macchine che andavano e venivano. Infatti, nonostante cercassi di non fare rumore, ogni tanto con i piedi spezzavo qualche rametto, ma il rumore delle macchine lo copriva o almeno speravo che così fosse.

"Cinquanta!" Urlò Damien, così rimasi immobile mentre lo sentivo correre vicino a dove mi trovavo. Dovevo camminare ancora un pò, prima che arrivassi all'altalena. Quando fui sicura che non ci fosse nessuno iniziai a gattonare. Mi fermai, non appena, attraverso le foglie, riuscì a vedere l'altalena di fronte a me. Hunter faceva da guardia, però mi dava le spalle, quindi se fossi riuscita a uscire di lì senza fare rumore, sarei potuta arrivare all'altalena da dietro senza che se ne accorgesse. Lentamente, misi un piede fuori, ma prima che potessi metterne un altro, delle grandi mani forti mi afferrarono da dietro, una mi bloccò la bocca, invece l'altra mi sollevò da terra.

Even in the dark there can be lightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora